News15 apr 2015

Vasco Rossi a Radio Italia risponde a Fabri Fibra e Cesare Cremonini

Il cantautore svela: “Essere rock non è faticoso, basta essere poco seri”

I live saranno impostati sul nuovo album, con delle belle sorprese, e gli arrangiamenti saranno più duri, heavy oriented: ci sarà la solita potenza, forse anche di più...”. Vasco Rossi, accolto dalla standing ovation del pubblico emozionatissimo nell'auditorium sold out di Radio Italia, è apparso in grande forma per la sua prima intervista radiofonica in attesa del Live Kom 015, di cui Radio Italia è Radio Ufficiale. Il Blasco ha spiegato a Paola “Funky” Gallo perché molte date sono state raddoppiate: “C'è una richiesta entusiastica, ogni volta mi stupisco. In più devo recuperare il tour che avevo lasciato a metà perché avevo avuto un incidente: vi ricordate quando sono morto?”, dice scherzando, “Poi sono risorto, pur senza andare nel mondo dei cieli: quest'anno volevo fare un tour in tutta Italia, anche al sud, dove ci sono spesso difficoltà tecniche: ci sarà un concerto a Messina dove sono anni che non riesco a suonare, anche perché lì lo stadio era crollato. Comincio il 7 giugno dal San Nicola di Bari perché quella regione ormai è la mia seconda casa, mi hanno fatto cittadino onorario della Puglia Creativa. Sono 15 anni che si dice che ho problemi ad esibirmi nel sud, questo non è vero, io amo tutta l'Italia e poi a chi è che non piace il sud. Poi certo non dobbiamo per forza confrontarci con i Paesi del nord Europa, è meglio se valorizziamo le nostre bellezze, noi abbiamo i nostri difetti e loro hanno i loro”. Una delle tappe più attese è quella del 3 luglio a Napoli: “È un'occasione straordinaria perché per la prima volta il San Paolo torna disponibile alla musica: ero stato l'ultimo a suonarci 11 anni fa e sarà un grande onore riaprirlo. I partenopei hanno un affetto straordinario verso di me e le mie canzoni”.
Nel suo nuovo singolo “Come Vasco”, Fabri Fibra dice “Voglio schiacciare un tasto e riempire uno stadio come Vasco”. Vasco commenta: “È vero ma bisogna trovare il tasto: ci vogliono un po' di anni... Ho sentito il pezzo di Fibra, mi è piaciuto molto perché l'ho trovato divertente e ironico, non è affatto una critica, ha detto che vuole una vita spericolata come me, quindi secondo me la polemica non ha assolutamente nessun senso. Ho comprato subito 'Come Vasco' ma non tutto l'album, perché io sono uno di braccio corto... scherzo...”. Rispondendo poi a una domanda lasciata da Cesare Cremonini ieri durante il #CremoniniDay, Vasco ha detto: “Il momento in cui arrivi alla fine di una canzone è un miracolo. Quando comincio a scrivere, io non so neanche cosa dirò: di solito parto da una frase che in realtà ha già dentro tutto, poi vengono la seconda, la terza, e quando arrivo all'ultima frase, rimango allibito, come di fronte a un miracolo. Non c'è nient'altro di così bello nella vita. Certo ci sono anche altre cose belle per cui vale la pena vivere, anche senza scrivere canzoni...”.
Durante l'intervista, Vasco conviene con Paola sull'attualità dei versi di “Ed il tempo crea eroi”, “Ed avanti ancora tra la nebbia e la follia / Ed in tasca la democrazia / E alla gente povera rimanga l'onestà / A vantaggio di chi non ce l'ha / Che comunque può comprarsela”, tratti dal primo album del 1978 “Ma cosa vuoi che sia una canzone...”: “Purtroppo non è cambiato niente. Ho paura che l'onesta sarà sempre una cosa che paga poco. Comunque meglio essere onesti ed essere pagati poco piuttosto che essere pagati molto ed essere disonesti”. La “parentesi storica” continua con un altro pezzo del 1978: “Quando ho scritto 'La nostra relazione', non avevo ancora avuto una relazione seria: quindi ho composto una canzone che poi si è rivelata vera con il passare del tempo. Quando scrivo, sono a stretto contatto con la parte irrazionale, l'inconscio, che è molto più grande di quella razionale: la razionalità è una puntina nell'oceano dell'irrazionalità. Infatti spesso facciamo cose senza sapere il perché. La difficoltà sta nel trovare l'equilibrio e nel restare lucido quando la parte irrazionale si fa sentire. Nelle canzoni dico e racconto delle cose che non riuscirei a spiegare; con una frase sola puoi spiegare tutto un mondo come quando in 'Stupido Hotel' canto 'farsi la barba o uccidere, che differenza c'è'”.
Poi il cantautore di Zocca ricorda il suo primo live con un pubblico pagante: “Eravamo più sul palco che sotto al palco. Avevo con me tutti gli amici: due facevano i cori, Massimo Riva (al suo nome, boato del pubblico ndr) che saltellava di qua e di là con la chitarra in mano, Maurizio Solieri che ha sempre suonato da solo, anche sopra la mia voce, però faceva una bella scena. Quelli giù non ci fecero niente, nel bene e nel male, quindi ho pensato di poter continuare a suonare. Bibi Ballandi, promettendo un po' troppo, mi disse che mi aveva organizzato un concerto in Piazza Maggiore a Bologna con il gruppo di Dalla. Solo che Lucio disse 'il mio gruppo non te lo do', allora ci andai con la mia band: così abbiamo iniziato quest'avventura che in certi momenti è diventata una guerra, ho imparato a forza di stare sul palco a convincere il pubblico che si stava divertendo, facendo musiche violente come il rock per farli stare zitti ed evitando le canzoni lente. C'è stato il periodo in cui andava di moda lanciare le lattine di bibite e birra agli artisti; io le schivavo ma un giorno mi sono incazzato e ho detto: 'alla prossima lattina che arriva, smetto di cantare”; loro tutti zitti; io ricomincio ma poi arriva una lattina, e me ne vado; dopo sono tornato sul palco, trovandolo tutto coperto da lattine: le avevano lanciate tutte, come per dire, non ne abbiamo più, ora puoi esibirti”.
In chiusura due battute: “Non ho ancora imparato l'inglese. Sto studiando per capire i film e vedere se gli attori stranieri sono all'altezza, perché secondo me sono i nostri doppiatori ad essere davvero bravi”; “essere rock (meglio se detto un po' con la V) non è faticoso, basta essere poco seri...”.