LA RIVOLUZIONE A RADIO ITALIA29 mar 2022

Enrico Ruggeri: “Solo io e i Maneskin capaci di vincere Sanremo con il rock”

Il cantautore, ospite di Radio Italia solomusicaitaliana, presenta “La Rivoluzione”, il nuovo album di inediti che ha richiesto un lungo lavoro: Ruggeri ci racconta come sono nate queste canzoni, ricorda la sua adolescenza e spiega la sua idea di musica dal vivo

Enrico Ruggeri porta “La Rivoluzione” a Radio Italia solomusicaitaliana. Il cantautore, ospite nel Reward Music Place, regala live “Peter Pan” e “Il mare d’inverno” e racconta il lungo e “meditato” lavoro dietro al suo nuovo disco di inediti. Insieme ai nostri Mauro Marino & Manola Moslehi, il cantautore parla di come ha lavorato in pandemia e ripercorre la sua carriera dagli inizi fino alla reunion con i Decibel, con cui dichiara di aver realizzato alcuni dei suoi album migliori. Nel futuro, ci sono già tanti concerti caratterizzati da musica rigorosamente dal vivo.
“La rivoluzione” esce dopo 3 anni dall’ultimo album: nel mentre, sono successe tante cose, hai scritto anche un romanzo.
Sono stati anni particolari per tutti. Io ho messo a frutto la vicenda, non mi sono chiuso: tutte le mattine mi svegliavo, facevo palestra, la barba, la doccia… Nei primi mesi ho lavorato al romanzo. Con l’arrivo dell’estate, ho iniziato a lavorare a pezzi nuovi, prima producendo un album del cantautore Massimo Bigi. Insieme, abbiamo iniziato a scrivere anche altre canzoni che non sarebbero finite nel suo disco, usando il mio studio come ‘bar sport’: ci trovavamo ma, invece che offrire cene, potevo solo offrire tamponi! Quindi abbiamo parlato molto e ragionato prima di iniziare a suonare; una volta deciso il suono, abbiamo preso in mano, insieme alla band, le mie canzoni e le abbiamo ‘vestite’: solo a quel punto abbiamo iniziato a registrare. Questo album ha la pretesa di avere un suono diverso rispetto a quello che si sente in giro e anche a quello che ho fatto prima. Il lavoro è stato lungo, abbiamo buttato alcune cose e meditato su altre. È stato un percorso bello e affascinante.
In base a cosa hai scelto le canzoni?
Ho scelto quelle che sembravano migliori, con la parte letteraria migliore. Io ho orrore di assomigliare agli altri e al me stesso di prima. Ho buttato una ventina di canzoni, ma magari avevano delle frasi che ritorneranno qualche anno dopo.
Alla fine ci sono 11 tracce piene di domande.
Assolutamente sì, è un disco pieno di vita, racconta quanto è diversa la vita rispetto a quello che ci eravamo prefigurati nell'adolescenza, con un occhio di riguardo alla mia generazione. I 60enni sono quelli che andavano a letto dopo Carosello e che hanno vissuto le bombe di Piazza Fontana e le Brigate Rosse, ma anche quelli che oggi reggono le sorti del mondo: i grandi Capi di Stato sono più o meno 60enni. C’è chi ce l’ha fatta e chi non ce l’ha fatta, è una generazione molto bella.
Il video de “La Rivoluzione” sorprende molto, perché ti trasformi.
Sta a significare il cambiamento, il deterioramento dell’anima: nel finale, ci sono io che guardo attraverso lo specchio, è un po’ Dorian Gray. Simboleggia quanto si cambia e quanto l’anima a volte si imbruttisce. Sono servite 4 ore di trucco!
Sulla copertina del disco, hai messo la tua classe del liceo
Era il quarto anno, il 1973/1974. Avevo già altre copertine, ma stavo mettendo a posto i cassetti quando ho detto: ‘Io non sto parlando della rivoluzione delle barricate, ma di ragazzi come questi che si affacciano al futuro’. Ho pensato che il destino mi avesse messo in mano la copertina. Poi io sono proprio al centro…
Sembravate già tanto adulti, uomini e donne.
I 16enni degli anni ‘70 erano diversi, nel modo di approcciarsi e di vestire. Ogni adolescente deve gettare qualcosa contro i genitori: noi lo facevamo più con la dialettica, i ragazzi di oggi lo fanno già vestendosi un po’ tutti uguali.
I tuoi compagni cosa ti han detto quando hanno visto questa copertina?
Sono contenti. Quel ragazzo in basso, col maglione bianco e verde, Carmelo, mi ha insegnato i primi accordi di chitarra e ora è il mio medico di base.
Hai detto che “La Rivoluzione” è uno dei tuoi 5 album migliori...
Sì, è stato meditato a lungo. Io in 40 anni ho fatto 37 album, mentre per questo ne son serviti 3. Io credo di essere una persona in crescita: quando risento un mio album precedente, trovo sempre qualcosa che avrei voluto fare diversamente. I miei album, per come li avevo in mente, sono andati a migliorare.
E gli altri 4 album che preferisci quali sono?
Sicuramente ‘Frankenstein’, ‘Alma’ e devo dire i due con i Decibel dopo la reunion: ‘Noblesse oblige’ e ‘L’anticristo’.
Quanto ti mancano i live?
Parecchio! Stiamo per ripartire. Ora andiamo a Crema, dove il 2 ci sarà la data Zero, poi saremo in giro a Milano, Roma, Catania, Lecce… Il programma è vivace.
Nei live canterai le nuove canzoni, ma anche quelle che sono nel cuore dei fan. Ce n’è qualcuna che ti sei stancato di fare?
Uno avrebbe voglia di fare le canzoni nuove e quelle che gli piacciono di più. Ma è anche vero che quando inizi ad esempio ‘Il mare d’inverno’ e vedi le persone contente, capisci. Mi metto nei panni del pubblico: se vado a vedere i Deep Purple e non fanno ‘Smoke on the Water’, ci rimango male!

Enrico Ruggeri - Il Mare d'inverno (29/03/2022)

Nel nuovo album, c’è una traccia intitolata “Non sparate sul cantante”. Ce la spieghi?
La musica ricorda un po’ Sergio Leone, è punk e western. Io ho un figlio che vede un sacco di film di Sergio Leone, quindi in casa sento sempre queste arie. È un pezzo ironico, scritto con Massimo Bigi e nato sull’onda della frase più infelice pronunciata da un politico italiano nel dopoguerra: ‘Gli artisti che ci fanno tanto divertire...’. Da lì, ho pensato: ‘Una risata vi seppellirà’. A volte, è meglio ironizzare sugli scivoloni e non fare le vittime.
Era il 1993 e “Mistero” vinceva Sanremo. Possiamo dire che è stato il primo brano rock a vincere il Festival?
L’unico, fino all’anno scorso! Con i Måneskin, ora sono due, anche se la percentuale non è altissima...
In quasi 40 anni di attività, com’è cambiata la musica?
40 anni fa, se piacevi a una casa discografica, ti facevano un contratto per 5 album; oggi te lo fanno per un singolo. In quel modo ti dicevano: ‘Puoi anche sbagliare e non piacere subito’, quindi potevi fare cose che non funzionavano immediatamente. Battiato, Gaber, Vasco, De Andrè erano tutta gente che non ha sfondato al primo singolo, mentre oggi sei costretto a farlo. Difficilmente farai qualcosa destinato a durare nel tempo, perché deve piacere subito. I ragazzi di oggi non possono fare quello che funzionerà nel 2030.
Hai fatto anche la gavetta…
Un centinaio di concerti di fronte a 20 persone li ho fatti, nei quali non sentivo e non capivo niente. La prima volta che ho detto al tecnico di palco ‘Non sento la voce’, lui ha posato la birra e mi ha risposto: ‘Urla’. Oggi, a 18 anni, sei già lì con le cuffiette… Io canto senza cuffiette e soprattutto senza sequenze. La parte più ingenua del pubblico va a un concerto e non si rende conto che l’80% di quello che sente è registrato. Non c’è niente di male, ma secondo me la gente deve saperlo. Quello che io farò dal vivo sarà tutto suonato in quel momento: questo è un concerto secondo me.

Enrico Ruggeri - Peter Pan (29/03/2022)