Radio Italia solomusicaitaliana è nuovamente radio ufficiale dei concerti di Sugar in programma per il 2025
Zucchero è stato accolto all’isybank Music Place per parlare dei suoi impegni artistici, tra cui il tour insieme a Radio Italia solomusicaitaliana. L'appuntamento al microfono di Mauro Marino è avvenuto in concomitanza all'uscita del nuovo doppio album "Discover II", il lavoro discografico che prosegue quello iniziato con "Discover".
In questo doppio album presenti delle cover reinterpretate, in cui hai messo il tuo stile
In “Amor che muovi il sole” praticamente il testo è rifatto da me, perché mi sembrava che la musica mi desse un messaggio, un’energia, un ritmo che non rispecchiava le parole delle parole che mi sono trovato davanti dopo la traduzione dall’inglese. La musica parla e ha già il testo dentro; devi individuare tu, autore, la tematica giusta. Volevo parlare di un’altra cosa rispetto all’originale.
In "Discover II" hai ricordato grandi artisti come Ivan Graziani, di cui hai ripreso "Agnese"
È un brano che mi è sempre piaciuto e soprattutto la musica la conoscevo perché è una sonata per clavicembalo del ‘700 scritta da Muzio Clementi e che poi è stata ripresa col titolo "Groovy Kind Of Love"; è stata rifatta anche da Phil Collins, che l’ha fatta conoscere nel mondo. Ma il testo di Ivan mi ha colpito, perché parla di una provincia e di una storia ancora genuina, ancora bella, che magari non esistono più. Una provincia fatta di biciclette, barche… Insomma è un tema che ho usato spesso, quello della provincia, della genuinità. Mi sono ritrovato molto in quella tematica.
Ora sarebbe più complicato trattare tematiche simili?
Sarebbe più anacronistico. Ormai non credo neanche più che esistano ‘ste cose qua, sarebbero troppo romantiche. Magari il mondo sta andando in un’altra direzione.
La cosa buona di aver iniziato la carriera quasi 40 anni fa è che hai avuto modo di scrivere cose che ora non potresti vivere
Certo. Un altro brano che ho fatto in italiano è una canzone dei Bleachers, “Una come te”, di cui il titolo originale è “Chinatown”. È un gruppo fresco, giovane, sostenuto da Bruce Springsteen; io li ho scoperti per caso su YouTube e mi ha colpito molto la tematica che in questo caso e a differenza di “Agnese” di Ivan Graziani, parla di un branco che ormai sembra perso, di ragazzi che si sparano per motivi futili e di un ragazzo che vuole portare via con sé una ragazza perché vuole costruire un domani con lei. E c’è speranza. È un tema che ho molto a cuore.
Come hai scelto i brani?
Dopo “Discover” non era in programma fare il secondo album. Avevo fatto una selezione di quasi 500 brani, sono andato indietro nel tempo. Io ho iniziato presto a suonare, a 13 anni già suonavo nelle balere, quindi di canzoni che mi sono rimaste dentro ce ne sono tante. Allora mi sono ricordato di quelle che mi sono rimaste impresse a quei tempi, quando ancora suonavo il sassofono. “Sailing" di Christopher Cross è un’altra che mi è rimasta impressa, e un’altra è “Moonlight shadow”, che mi riempiva le sere d’estate e le feste nei parchi. Poi “Knockin' On Heaven's Door” di Bob Dylan, “Acquarello” di Toquinho. Poi ho ripreso “Senza una donna” con Jack Savoretti. Siccome sono i 30 anni di “Senza una donna” abbiamo deciso di farla, con una produzione tutta cambiata, con suoni di adesso. Poi c’è “Set Fire to the Rain” di Adele, che è un’altra canzone che avrei voluto scrivere io. Insomma, finito “Discover” mi era rimasta qualche canzone sul gozzo. Poi appena ho avuto break del tour mi sono rimesso a lavorare su “Discover II”
E invece come è andata con Russell Crowe, con cui fai un duetto?
Lui ha una passione che ha sempre coltivato: voleva fare il cantante. Quindi ogni tanto fa delle piccole tournée con una brava band australiana. L’ho incontrato per la prima volta all’Opera House di Sidney perché mi è stato presentato da Jimmy Barnes, un artista molto famoso là. Lisa Hunt, la mia prima corista, si è innamorata di un ragazzo alto, biondo, bellissimo che suona il didgeridoo, l’ha sposato e si è trasferita e ora fa la corista di Jimmy Barnes, quindi ho conosciuto lui e poi Russell Crowe, che ho rivisto da “Andrea Bocelli 30 - The Celebration”: avevamo i camerini vicini e mi ha detto “Vieni a vedere un mio concerto!”. Lui ha suonato a La Spezia e devo dire che in certi brani, soprattutto quando fa Johnny Cash mi ha impressionato. Poi siamo andati nei camerini e abbiamo bevuto birra fino alle 4.00 di mattina e lì abbiamo deciso di lavorare insieme.
Col tuo tour hai suonato in tutti i 5 continenti!
Non è tanto il numero dei continenti, ma dei concerti: più di 120. Ormai cosa vuoi che faccia se non questo?
Possiamo dire che “Agnese” è ormai di Zucchero!
Penso che quando fai un album di cover non ha senso fare canzoni uguali alle originali, perché diventerebbe un effetto karaoke. Il goal è farle tue, cambiare arrangiamenti, ritmica, anche dinamica a volte. Le tratto come se dovessi fare canzoni inedite.
A giugno tornerai negli stadi: sarai il 19 ad Ancona, il 21 a Bari, il 26 a Torino, il 28 a Padova e a Roma invece coming soon...
Sì stiamo aspettando la burocrazia che dia il via al Circo Massimo!
L’anno prossimo tra l’altro saranno i 40 anni di “Donne”
Mi toccherà cantarla!
Quell’anno, il 1985, hai fatto Sanremo...
Ho fatto due Sanremo di cui non si è accorto nessuno e poi al terzo ho fatto “Donne” ed ero arrivato penultimo. Devo ringraziare la radio perché l’hanno fatta girare. Se non fosse stato per voi sarei stato storia! D’altra parte forse non ero adatto per andare a Sanremo a quel tempo. Poi magari ci vado adesso e arrivo ultimo!
Comunque dopo i concerti mi fermo perché voglio cominciare a scrivere un album di inediti. Non è facile dopo che ne hai scritti tanti. Io comincio, sicuramente non esce nel 2025. Devo stare a casa chiuso nello studio con chitarra e pianoforte.