INTERVISTA15 ott 2021

Vasco Rossi: “Siamo qui pieni di guai... e più cattivi per la pandemia”

Il rocker a Radio Italia solomusicaitaliana presenta il singolo e l'album, raccontandosi a 360 gradi, davanti al pubblico finalmente in presenza: ecco le sue parole e la fotogallery

Vasco Rossi, a Radio Italia solomusicaitaliana con il singolo e l'album “Siamo qui”, torna al suo primo amore: la radio. Com'è nata la nuova canzone uscita oggi, come si è svolto il percorso di canzoni che ha portato a questo disco, come siamo diventati con la pandemia e com'è cresciuto il suo popolo da “Siamo solo noi” a “Siamo soli” fino a “Siamo qui”: “Io sono solo la voce di chi non ha voce, io sono dentro le mie canzoni: c'è un po' di Vasco in ognuno di noi”: ecco l'intervista in diretta radio, video e web con Mauro Marino e Manola Moslehi, insieme alla fotogallery.
Nel Reward Music Place risuona il coro “Olè Vasco!” del pubblico finalmente in presenza, che poi ha visto Vasco concedersi per foto e autografi: “Finalmente ci rivediamo”. Il rocker di Zocca parla anche della “paura degli estremismi” di ogni tipo, di concerti al 100%, del suo tour, della spalla in via di guarigione, mentre Radio Italia prepara la sua musica per la Nazionale allo stadio.
Intanto c'è un nuovo singolo: oggi è uscita “Siamo qui”, la canzone che ha dato il nome all'intero progetto. Come è nata?
Una canzone è meglio ascoltarla che raccontarla, perché ognuno la vive con la propria anima e immaginazione. Mi è venuta questa frase all'inizio “Siamo qui, pieni di guai”: io sono uno che in “Vita spericolata” cantava “Voglio una vita, la voglio piena di guai” (ride, ndr). Tra l'altro l'ho scritta prima di questa tragedia epocale del Covid che ci ha chiuso in casa, sembra di aver vissuto una cosa fantascientifica, non avrei mai pensato a una cosa del genere: tutte le esperienze, anche le più dure, insegnano qualcosa. Per ora ho imparato a lavarmi spesso le mani, altre cose non le ho capite bene ancora...
Caricamento...
Come siamo diventati noi dopo la pandemia?
Siamo un po' più cattivi, probabilmente l'emergenza anche economica ha influito, poi siamo stati costretti anche a stare distanti fisicamente, è stata una prova di forza incredibile. La gente si è incattivita e c'è rabbia che viene sfogata nelle manifestazioni che si vedono: c'è una grande crisi, economica e in generale. Non bisogna farsi incattivire da queste cose, ci sono molti che fomentano questa rabbia, la cavalcano e la risvegliano anche troppo: c'è un continuo mettere tutti contro tutti, anche sui social c'è un continuo insulto da parte di anonimi dietro la tastiera. Forse non bisogna neanche farci caso: ricevo insulti quotidianamente su questa storia dei no vax. Non ce l'ho con loro, io credo nella scienza: c'è una pandemia che ha messo in ginocchio il mondo, per fortuna sono arrivati i vaccini e grazie a questo possiamo tornare ad abbracciarci. Molti mi chiedono se ho fatto il vaccino: certo che sì... non ho fatto la fotografia! Capisco anche che ci sia paura e che qualcuno arrivi a pensare che ci sia un complotto perché ha bisogno di spiegazioni. Per il resto io ho sempre detto: fate tutto quello che volete ma fatelo bene. Ho detto che sento arrivare una valanga di ignoranza incontenibile nel populismo e nei toni violenti usati dai politici: nel nuovo album ho scritto una canzone che si chiama “Undicesimo comandamento” ed è ironica; dice “Conviene arrendersi a oltranza, non puoi discuterci con l'ignoranza”: ho sempre pensato di poter convincere qualcuno e invece no, l'ignoranza è quella dei populismi e degli estremismi, ad esempio negli Stati Uniti è arrivato Trump... io ho paura di questo estremismo che c'è
Da “Siamo solo noi”, a “Siamo soli” fino a “Siamo qui”, c’è quel “Siamo” che ritorna. Perché?
Mi arrogo sempre la possibilità di parlare a nome di tanti, dico sempre “Siamo” perché mi sento parte di un popolo. Quando ho cominciato a fare le canzoni, pensavo sarebbe stato un popolo di nicchia perché credevo di essere strano io e invece vedo che alla fine siamo strani in molti! Prima era “Siamo solo noi che andiamo a letto la mattina presto e ci svegliamo con il mal di testa”, poi siamo cresciuti e maturati, abbiamo raggiunto consapevolezze che non consolano e non possiamo più tornare indietro, andiamo avanti lo stesso, non c'è problema, in questi oltre 40 anni abbiamo visto di tutto. Da “Siamo solo noi” a “Siamo soli”, ci siamo resi conto che il problema della solitudine non si risolve mai anche quando hai una persona accanto, ci si sente soli lo stesso... e se c'è qualcuno che dorme di fianco non puoi neanche telefonare a qualcuno! Racconto le mie debolezze, insicurezze, rabbie e frustrazioni nelle canzoni: mi accorgo che gli altri si sentono meglio, oltre che rappresentati, perché sono meno soli. Noi siamo un popolo in realtà, io sono solo la voce di chi non ha voce, perché in realtà io sono come voi, mi sento impotente, non sono niente, mi sfogo bene solo nelle canzoni, io sono dentro le mie canzoni. C'è un po' di Vasco in ognuno di noi
Manca meno di un mese all'uscita del nuovo album “Siamo qui”, il 12 novembre, anzi il 12.11.21, data palindroma e scaramantica. Che cosa dobbiamo aspettarci?
Non so chi ha pensato alla data palindroma, però magari porta bene! L'album è la conclusione di un discorso cominciato con la canzone “La verità” dove mi sono divertito a parlare dei luoghi comuni sulla verità: tutti ce l'hanno in tasca, spesso si confonde la verità con le opinioni, mi sono divertito molto a giocarci. Poi in “Se ti potessi dire” mi sono voluto confessare con l'immagine de “l'inferno della mente” che esiste veramente, mentre l'Inferno e il Paradiso non credo. Io frequento spesso l'inferno della mente, ho messo anche a rischio la mia vita per passarci attraverso, tutte le mie canzoni nascono da quel mio mondo onirico. Poi è arrivata “Una canzone d'amore buttata via”: mi sembrava un'idea divertente, anche se il vero concetto è “non lasciarmi andar via”; se si vuole continuare una storia con una persona bisogna anche chiudere un occhio o tutti e due, mentre a vent'anni si fa fatica a capire questa cosa, crescendo si capisce che esistono le debolezze e le fragilità, nel testo parlo di “una sola bugia” mentre nella realtà chissà quante se ne dicono. Infine ecco “Siamo qui, pieni di guai, a nascondere quello che sei dentro quello che hai”: l'essere è quello che conta, non l'avere; dovevamo sviluppare quell'aspetto per avere meno guai, questa è una canzone d'amore per la condizione umana così in balia di tutto. Spesso facciamo cose per un istinto, una reazione a qualcosa che capita: più che agire, reagiamo. Ho trovato nei filosofi cose che pensavo anch'io, dette molto meglio, ho smesso di scrivere perché ho iniziato a leggere... Più si legge meno si scrive: per me perlomeno è così. Se sapessimo sempre cosa accadrà, forse non faremmo niente, ma in fondo “Ti basta piangere oppure ridere”, come dico nel pezzo. Io scrivo le frasi delle canzoni ma poi le capisco dopo. Siamo gettati nel mondo, completamente dipendenti da tutto fin dalla nascita: cerchi di soddisfare le aspettative dei genitori, della famiglia, degli amici, del mondo... tutto questo perché chiediamo amore: quando qualcuno ti ama, la tua vita acquista un senso. L'amore è la cosa più importante: dà senso a tutto, adesso ho capito che forse il senso è lì, dopo aver cantato “Voglio trovare un senso a questa vita anche se questa vita un senso non ce l'ha”
Noi di Radio Italia solomusicaitaliana siamo la Radio Ufficiale della nazionale italiana di calcio. Il 12 novembre, giorno d’uscita del tuo disco, ci sarà una partita decisiva a Roma contro la Svizzera per la qualificazione ai prossimi mondiali in Qatar. Per creare la giusta atmosfera all’interno dello stadio e caricare i nostri giocatori abbiamo deciso di mettere una tua canzone nel momento in cui i ragazzi entreranno in campo per il riscaldamento. Allo stadio metteremo anche il tuo nuovo singolo “Siamo qui”, suonato per la prima volta allo stadio Olimpico. Se dovessi mandare un messaggio ai nostri giocatori cosa gli diresti?
La mia canzone allo stadio? Sarà una cosa che porta fortuna! “Prendi la strada che porta fortuna, scegli la via che va sulla luna...”
Come va la spalla?
Sta migliorando, mi sono lussato la spalla, fa un male terrificante, sono stato bloccato per 15 giorni, sto facendo ancora fisioterapia ma ho già recuperato molto, ho fatto una cretinata che non mi capacito di aver fatto, fare le scale con la bici. Sarà il novembre delle diete. In questo periodo facevo sempre un mese a Los Angeles e facevo tanto sport, però gli americani ultimamente non mi stanno più molto simpatici, resto qui
Nel 2022 torni live: si parte il 20 maggio da Trento. Lì avrai il compito di inaugurare a Trento un nuovo spazio dedicato alla musica… In un momento come questo, con gli spettacoli che sono stati fermi a lungo, ha un significato ancora più importante!
Ringrazio sempre il cielo, la chitarra e il pubblico, che è straordinario perché capisce subito e accorre sempre. A Trento ci sarà un bel clima: costruiscono un'arena enorme per ospitare concerti di tutti i tipi, io ho l'onore di inaugurarla, sono sempre un apripista! Se riusciamo a tornare a fare i concerti, il primo sarà una cosa incredibile per le emozioni che proveremo, non so neanche se sarò ancora capace, però insomma io mi butto! Stavolta abbiamo buttato il cuore oltre l'ostacolo, perché non si sapeva ancora bene come sarà la situazione. Per i miei concerti è importante potersi riabbracciare. Non sapevamo ancora niente di preciso: l'autorità sta dalla parte dei bottoni, fa le leggi e noi dobbiamo cercare di rispettarle. In un concerto rock non possono esserci mascherine e distanziamento: adesso sembra che apriranno al 100%, con la mascherina. A Zocca una volta, per poter salutare i fan, chiedevo se avevano la mascherina, anche pensando a mia mamma che ha 91 anni. Non ho mai avuto paura di nulla, solo non volevo rischiare di attaccare il virus a mia mamma