Intervista27 apr 2022

Renato Zero: “Riapriamo le porte e il cuore, sia Putin il primo a farlo!”

L’artista ha presentato il suo nuovo progetto “Atto di fede” in diretta su Radio Italia

Renato Zero è stato ospite di Radio Italia solomusicaitaliana per un’intervista con Mauro Marino e Manola Moslehi nel Reward Music Place e ha presentato in diretta il suo nuovo progetto “Atto di fede”, composto da un doppio album di 37 tracce e un libro.
 
L’ultima volta eravamo collegati a distanza, quindi grazie di essere qui!
E’ il giorno della rinascita, abbiamo ritrovato questa sensazione di appartenenza. Il Covid pretendeva addirittura di mettere in ordine le nostre vite cercando di dimostrare che non eravamo abbastanza affezionati a noi e agli altri. Ci ha allontanato dalle buone idee e dalle frequentazioni, dall’idea di poter essere utile l’uno per l’altro. E questo è stato un problema anche per chi fa musica. L’idea di essere qui oggi mi dà una sensazione di appagamento perché riprendo a stimolare me stesso, quindi grazie a voi di essere qui”.
Caricamento...
Secondo te abbiamo imparato qualcosa da questa esperienza?
Abbiamo imparato, però in molti casi ci siamo anche trovati impreparati. Anche nelle famiglie e nelle abitudini: ci si incontrava dopo il lavoro o la scuola e il fatto di ritrovare le famiglie ricompattate è stata una sorpresa anche non troppo digerita perché non eravamo più abituati a dover far fronte a un’amministrazione delle presenze e degli affetti in forma così intensa. Questa impreparazione ci ha costretti ad assumere atteggiamenti anche non troppo felici e spesso non siamo stati abbastanza tolleranti e non siamo stati capaci di gioire per questa vicinanza, ma gli affetti hanno bisogno di conferme. Cogliamo da questo brutto momento la positività, quella di aver imparato che lontani non si deve stare e bisogna fare il possibile perché quelli che sono lontani non lo siano più. Una volta il mondo era fatto così. Sia Putin il primo a farlo: riapriamo le porte e il cuore a quelli che hanno lo stesso diritto di stare sulla Terra che abbiamo noi. Basta con i muri e basta con le violenze! Aff… la guerra!
Come mai hai deciso di reinterpretare “Ave Maria”, questa canzone del '93 che ha ricevuto quattro minuti di applausi al Festival di Sanremo?
E’ una pagina che si attualizza da sola, perché mai come oggi una madre come Maria trova un posizionamento così urgente nella nostra esistenza. Io voluto che ci cosse l’Ave Maria, ma non volevo solo riprenderla dal passato, ho voluto risuonarla con l’orchestra di Budapest e il coro della Franciacorta nella convinzione che potesse essere ancora una pagina attuale, come in effetti è”.
Atto di fede” è un progetto ambizioso: da dove nasce l’idea?
E’ nato spontaneamente. Qualcuno dà un pugno al muro, qualcuno piange in una camera, qualcun altro fugge, io avevo bisogno di sfogare la mia rabbia e il mio dolore e lo faccio spesso approfittando della mia partitura musicale. E’ il modo migliore per liberarmi di ansie e perplessità. La fortuna ha voluto che, interpellando questi miei amici illustri che partecipano al progetto, li ho trovati assolutamente disponibili. A ognuno ho assegnato un compitino, gli ho detto il senso che cercavo e ognuno di loro ha scritto quello che poi è diventato musica. Credo che avessimo bisogno tutti di una fonte battesimale nuova. L’ho fatto uscire a Pasqua perché Cristo ha ripreso a vivere in un momento importante, in cui la riflessione va apostrofata con forza. Se lui è risorto, dobbiamo offrirgli un mondo dove lui possa abitare e condividere la gioia, anche quella di superare questa parentesi della guerra. Volevo condividere questa esigenza di aprire i polmoni e respirare spirito, di non guardare il fango e il sudiciume di questo mondo, ma di guardare in alto, verso un futuro che possa riguadagnare la nostra volontà e la nostra energia per cambiare tutto”.
Più che verso Dio, è un atto di fede nei confronti dell’essere umano...
Dio deve essere lontano adesso, perché la responsabilità l’abbiamo noi di certe decisioni così aberranti come la guerra, quindi è giusto che lui non partecipi a questo banchetto ed è giusto che noi ci impegniamo per richiamarlo e a trovare il modo di farlo tornare quando abbiamo risolto i nostri problemi di convivenza. Non possiamo usare Dio a nostro piacimento!”.

Renato Zero - I migliori anni della nostra vita (RadioItalia)

Quali sono i migliori anni della tua vita?
Devo fare una puntualizzazione necessaria: io e quelli nati nel ‘50 abbiamo avuto la meraviglia di nascere e crescere in un’epoca meravigliosa, non solo musicalmente. C’era questa Italia che, dopo aver preso botte da tutti, si affacciava giovane e ridente a una giovinezza riacquisita e tutti quelli che hanno goduto di un transito in quelle zone temporali sono stati fortunati. Abbiamo avuto Presley, Frank Sinatra, Ella Fitzgerald, Sarah Vaughan, Jimi Handrix… da noi c’erano Bindi, Paoli, Tenco, Endrigo, una valanga di meraviglie! Non posso lamentarmi perché aver vissuto così intensamente quelle atmosfere è come aver vissuto due volte. Era magico! Se uno rivà a spulciare quelle pagine, si rende conto che ci sono una qualità e una verità nel concepire quei brani che li rendono immortali. Quando sento quei brani scende una lacrima, perché vorrei tanto che questi giovani di oggi mi dessero la stessa energia. Vedo questi ragazzi disadorni perché non hanno attorno un panorama così appetibile. Io ero un soldato privo di armi e non avevo neanche le fattezze fisiche per difendermi, eppure ho vinto una guerra e l’ho vinta veramente! Se arrivavo incolume alla fermata dell’autobus , quella era una battaglia vinta".
Cos’altro deve fare Renato Zero dopo questo “Atto di fede”?
Questa attitudine allo spirito ha lambito sempre il mio repertorio, c’è sempre questa volontà di chiudere con certi errori degli umani e anche della Natura, perché anche lei si rende involontariamente complice di certe mancanze. Il vantaggio di aver avuto il mio pubblico mi ha dato la possibilità di cantare ‘Il triangolo’ e ‘Mi Vendo’ con la drammaticità che anche esse lambiscono. Perché, anche se non sembra, c’è della disperazione anche in questi due brani: oggi si vendono tutti! Ho anticipato pure i tempi, andate sui social!! Sono andato verso gli eccessi, ma in questa realtà di oggi c’è una vetrina molto discutibile: se sto per andare al cinema e tu mi dici come va a finire, io risparmio il biglietto ma non ho visto il film. Allo stesso modo, se questi fanno vedere tutte le frattaglie subito, poi cosa mi rimane da vedere?!”.
Parliamo dei tuoi quattro concerti al Circo Massimo il 23, 24, 25 e 30 settembre?
"Il Circo massimo ha un significato speciale per noi romani ed è dove gli Antichi Romani mettevano in scena la loro grandezza (spesso anche discutibile). Per un artista romano, varcare quella pagina storica è un privilegio. Verranno anche artisti dall’estero e anche per loro sarà uno spettacolo meraviglioso perché Roma ha una bellezza così grande che disturba, ma noi la viviamo diversamente. Dovrò fingermi gladiatore e combattere il leone. Vado a stimolare il giudizio! Quest’opera ha delle posologie, come tanti altri elementi, che aiutano una guarigione per lo spirito, volevo raccomandarvi di seguirla dall’inizio, perché con queste lettere di questi grandi italiani e con le voci di Luca Ward, Pino Insegno e Giuliana Lojodice attraverserete la vita con i vostri cari con maggiore serenità. Renato vi avrà regalato una parte di vita che vi farà vedere più rosa tutto quanto. La scadenza? Scade quando smettete di credere!”.

Intervista a Renato Zero (27/04/2022)