News20 feb 2020

Raphael Gualazzi: “Quando compongo, è un viavai dal piano al divano!”

Album e tour dopo Sanremo: “Il pianoforte è una macchina del tempo che ti trasporta nei sogni”

Dal Festival di Sanremo 2020 al Reward Music Place: Raphael Gualazzi arriva a Radio Italia per presentare il suo album “Ho un piano”, lanciato dal recente successo di “Carioca”. Il cantante, insieme ai nostri Mauro & Manola, racconta il suo amore per il piano, racconta le tracce del nuovo disco e si prepara ai prossimi concerti.
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Ti troviamo più fresco e riposato rispetto a Sanremo, anche se ti nascondi dietro agli occhiali...
Qualche giorno dopo Sanremo serviva! È un'esperienza intensa.
Durante Sanremo è uscito il tuo nuovo album “Ho un piano”, con 11 tracce. È un lavoro molto particolare, perché hai collaborato con produttori famosi soprattutto nella scena rap.
Se è vero che probabilmente sono famosi nella scena rap, è anche vero che hanno tante altre qualità perché sono versatili nel loro approccio. L'incontro è stato meraviglioso perché ho proprio detto a loro “Ho un piano”: il pianoforte è l'epicentro da cui parte il mio lavoro artistico. Loro hanno avuto interesse da subito e hanno dato un grande contributo all'album. Abbiamo affrontato una fusione generi diversi: è importante perché è questo che porta avanti la musica.
I tuoi album portano sempre a fare un giro intorno al mondo. Hai ricerche musicali particolari: in questo disco, si va da “Carioca” alla canzone francese.
Ho ascoltato sempre tipi di musica diversi. Penso che questo album non abbia smentito il mio approccio poliedrico. La voglia di gustare i diversi sapori della musica si trasforma nella voglia di scrivere i brani  ne dare un sapore variopinto all'album.
Sei un perfezionista, ma c'è una traccia che preferisci tra tutte?
Questa è una domanda bellissima, ma molto difficile. Credo che per un musicista i brani siano come figli: è molto difficile sceglierne uno in particolare. Sono contento di tutte le collaborazioni, perché sono dverse ma legate da un filo conduttore che è il piano. Sono molto soddisfatto anche dei due brani che ho prodotto, ovvero 'Italià' ed 'E se domani” nella versione dell'ultimo Festival di Sanremo.
Dopo Sanremo, hai iniziato anche gli instore. Come sta andando questo incontro con i fan?
Benissimo, c'è un sacco di calore e un sacco di gente che viene a sentire questi brani ed è contenta di ricevere un autografo su dischi e vinili. Spero che ci siano altri incontri prima di iniziare il tour ad aprile.
Ma quando non hai il pianoforte davanti, come ti trovi? Insieme, rappresentate un'immagine unica.
Il pianoforte è una bella sicurezza, è una macchina del tempo che ti trasporta nei sogni che preferisci.
Tra le tracce di “Ho un piano”, c'è “Italià”: è una canzone che affronta tematiche particolari...
Prende come scusa e pretesto un approccio satirico, per creare un divertimento raccontando il tema delicato dell'immigrazione. Dopo alcuni scontri nella politica internazionale, mi sono reso conto che il mio punto di vista era molto duro: ho visto politici urlarsi contro e dare un pessimo esempio. Di fronte al problema dell'immigrazione, ho visto muri alzarsi e ponti crollare: sarebbe molto importante, invece, prendersi per mano e affrontare il problema.
In quale momento della giornata componi maggiormente?
In verità non pongo limiti e regole, ma molti brani sono nati nella tarda mattinata e nel pomeriggio: è il momento in cui riesci ad essere più sciolto e più caldo al pianoforte.
Quindi ti fai trascinare dalla musica?
In alcuni brani è la musica a farla da padrone, con il testo più al servizio delle musica; altre volte è la musica a essere trascinata dal testo. È tutto un 'vai e vieni' dal divano!
Un altro brano importante e particolare è “La parodie”...
È un altro attacco ad alcuni aspetti di questa società che non mi rendono una persona felice e che mi fanno vedere la nostra condizione come una parodia di noi stessi. Spesso è importante contraddirsi nella propria vita per avere i giusti stimoli: è importante sbagliare e, allo stesso tempo, mai diventare la controfigura di se stessi.
Nel tuo nuovo album c'è anche la cover di “E se domani” che hai interpretato a Sanremo con Simona Molinari: è stato molto romantico il momento in cui hai donato la rosa a lei.
Simona è meravigliosa dal punto di vista musicale e scenico. Non c'era fiore abbastanza grande per ringraziarla di questo gesto. Siamo stati felici e onorati di poter omaggiare Mina, che lo portò al successo questa canzone dopo la prima esibizione da parte di un duo maschile.
Questo è uno dei due brani di “Ho un piano” che hai prodotto tu. Come ti vedi in questa veste?
Nel senso moderno del termine, non posso chiamarmi produttore, perché non ho le competenze per mettere le mani sul banco del mix. Però, nel senso più tradizionale e antico, posso essere un buon produttore perché so scrivere arrangiamenti e colonne sonore. Per me è sempre un piacere scrivere le note che si trasformeranno in musica.
Tra non molto sarai anche in tour.
Il tour parte il 26 aprile da Senigallia. È un'anteprima, spero che poi ci saranno anche altre date.
“Ho un piano” è ormai il tuo quinto album in studio. Hai già un'idea della scaletta per il tuo tour nei teatri?
Ci sarà un estratto importante dall'ultimo album, ma anche una serie di successi dal passato e la reinterpretazione di alcuni brani del repertorio afroamericano più o meno recente e famoso.