E' vero che puoi togliere un rapper dal rap ma non il rap da un rapper? “Io penso che sia vero perché, in qualunque caso, il modo di scrivere molto diretto del rap che tende a trovare i nervi scoperti c'è ancora e ci sarà per sempre. E' stata la mia palestra, la mia tana delle tigri e quindi ci sarà sempre”.
E quel ragazzo è ancora lì. La rabbia c'è ancora? “Sì, c'è ancora quel mostro. Ho perso 40 chili, ma è come se li avessi ancora addosso perché mi hanno segnato negli anni più importanti. All'epoca non si parlava ancora di bullismo e cyber bullismo, ma c'era lo stesso”.
Hai detto che eri già stato schiavo per molto tempo e che volevi toglierti dalla schiavitù di un'etichetta come quella del rap a tutti i costi. “Io sono sempre stato una mosca bianca nel rap, perché ho sempre messo molta melodia, ma questa volta ho spinto proprio sull'acceleratore. Ci ho messo 10 anni a fare questo lavoro e quindi ho deciso di farlo solo come mi piace”.
Non ti levi il rap di dosso ma ti prendi libertà diverse, come il brano con Giualia Luzi. “Questo pezzo ci ha unito. Oltre che credibile, è bello radiofonicamente parlando. Ci valorizza in qualche modo. I miei fan mi stanno colpevolizzando del fatto che non mi sia presentato con 'Il primo passo di Armstrong', ma non me ne pento. Dopo un anno così importante, lo dico sinceramente, c'ho provato a entrare da solo al Festival con questa canzone, ma non c'è stato lo spazio e abbiamo cercato di fare un'esperienza che potesse essere produttiva per entrambi”.
Questo disco, quando è uscito è arrivato primo in classifica. Quindi, a prescindere dal Festival di Sanremo, il tuo pubblico ha deciso di seguirti. “E' stato inaspettato dopo una gavetta di 10 anni, 10 anni di Vietnam. Ho fatto la gavetta vecchia-scuola e ne sono fiero. Quando costruisci mattone dopo mattone, le cose sono più solide e più reali. Adesso usciamo con due date di pre-tour, a fine aprile o a inizio maggio, e poi si va in giro a suonare anche d'estate”.
Una delle novità è la traduzione in italiano nella canzone cantata con Annalisa. “L'abbiamo messa nel repack perché non l'avevamo mai messa su un supporto fisico. Quando ho chiamato Annalisa per dirglielo, lei era molto contenta”.
E poi c'è il duetto con Marco Masini. “Mio padre me lo faceva sentire in macchina quando ero piccolo. E' stato bello scoprirlo. Io dico che fra tutti i cantanti pop, che hanno venduto milioni di copie, Masini è il più rap di tutti. E' stato il primo a mettere una parolaccia in una canzone. Quindi la collaborazione con lui ha avuto un doppio valore: artistico e affettivo”.