Per regolamento, ogni canzone in gara all’Eurovision non deve durare più di 3 minuti, mentre “Volevo essere un duro” dura 3 minuti e 5 secondi. “Toglieremo quei fondamentali 5 secondi”, dice Lucio Corsi senza spiegare in quale parte del brano interverrà per effettuare il taglio. Poi ribadisce: “Andremo lì e riporteremo la canzone come abbiamo fatto a Sanremo, con lo stesso intento, con la stessa linea, senza tanti fuochi d'artificio”.
E chissà se, come fatto durante la settimana del Festival, nonna Milena chiuderà il suo ristorante per seguire il nipote all’Eurovision Song Contest. Anche in questo caso, il cantautore toscano non si sbilancia. “Non so cosa farà per l'Eurovision. Comunque sì, la vedrò quando scendo giù. Mi piace comunque tenerla al di fuori del mio percorso musicale, siamo abbastanza riservati”.
Da Sanremo a oggi, la popolarità di Lucio Corsi è profondamente aumentata. Ma lui si è mai cercato su Google per sapere cosa scrivono su di lui? “È una cosa che tenta, perché uno è curioso di vedere che scrivono. Però non andrebbe fatto secondo me”, risponde Lucio.
Ascoltando il suo nuovo album “Volevo essere un duro”, si viene catapultati in un mondo ricco di storie, racconti e immagini quasi fiabesche. Lucio Corsi è cresciuto con i libri di Roald Dahl, “Boy” su tutti, e le cassette di “Pierino e il Lupo” narrate da Dalla e Benigni ma non ha mai pensato di scrivere un libro tutto suo: “Penso che ci voglia molto lavoro prima di riuscire a scrivere qualcosa che valga la pena di essere pubblicato”, spiega dando anche un po’ uno spaccato di come vede le cose. “Anche per fare un disco ci sono voluti anni di lavoro, di studio, di prove. Non mi piacciono quelli che in tre balletti scrivono un libro e si fanno magari pure aiutare. Perché devi farlo, perché in un momento in cui hai più visibilità… Se c'è la necessità, se c'è qualcosa da raccontare e impari a farlo, allora è giusto. Così, al volo non mi piace”, dice convinto.