News11 feb 2016

Irama: “Se avessi dovuto fare una cover avrei scelto ‘Vita spericolata’”

“Con il mio album ho voluto mostrare il mio modo di raccontare la musica”

Irama, tra le Nuove Proposte del Festival di Sanremo, ieri ha cantato sul palco dell’Ariston “Cosa resterà”, ma è stato eliminato nella sfida contro Ermal Meta e il suo “Odio le favole”.
Io ieri ero molto dispiaciuta per l’eliminazione. Tu invece non te la sei presa e dici: “Io sono felice, anche perché la mia è una delle canzoni più trasmesse, la gente mi riconosce…”
“Per me è stato un onore salire su un palco del genere è suonare con l’orchestra. La musica è così e la musica deve piacere. Io continuo”.
Ieri sera mi sono resa conto che “quegli occhi che ancora si sgranano nelle gallerie” salvano chiunque. Devi continuare a raccontare con stupore…
“Lo stupore ci dovrà essere sempre, altrimenti svanirà quella magia”.
Come è andata al di là della gara?
“Io mi sono divertito tantissimo. Mi sono sfogato, mi sono emozionato. Quando si è lì ci sono anche quelle imprecisioni che migliorano la canzone e che arrivano alla gente”.
So che tu ed Ermal Meta vi stimate. È stato difficile o facile scontrarti con lui?
“Non era un talent, noi abbiamo cantato insieme è stato bello così. Ci siamo complimentati a vicenda”.
Parafrasando la tua canzone, resterà molto per te: questo passaggio, le parole che apparivano sul blu...Uno deve scegliere le parole da indossare.
“Ho proprio bisogno di indossare le parole, di sentirle. Devo esprimere la verità. Ogni tanto qualche bugia scappa ma nelle canzoni no, non si può mentire”.
Stasera per i Big è la serata cover. Se te lo avessero chiesto, che cover avresti fatto?
“Sono un po’ banale ma dico ‘Vita spericolata’ di Vasco, magari invitando il Blasco sul palco”.
Come è nata la tua musica?
“Ho iniziato a scrivere la mia prima canzone a 7 anni e l’ho stracciata. Sono cresciuto a pane e cantautori, da Guccini a De Andrè. Poi crescendo mi sono avvicinato all’hip hop.  Ero per strada a parlare con gli altri ma non mi bastava nemmeno quello. Alla fine ho trovato un ibrido, che coniuga il pugno nello stomaco del rap con la ricercatezza delle parole del cantautorato”.
Adesso voglio parlare di Irama…
“Irama significa ‘ritmo’ in malese. Ho scelto questo nome durante l’adolescenza. Poi mi sono reso conto che era anche l’anagramma del mio secondo nome ‘Maria’”.
Hai chiamato così il tuo disco che esce domani…
“Con ‘Irama’ ho voluto mostrarmi, mostrare il mio modo di raccontare la musica. Ho scelto ‘Irama’ per questo, non perché non avessi voglia di trovare un titolo”.

Irama: “Se avessi dovuto fare una cover avrei scelto ‘Vita spericolata’”