News25 ott 2018

Irama a Sanremo? “Dipende dalla musica: se avrò il brano giusto…”

“Non vedo l’ora di portare al Forum le mie canzoni e la mia verità”

Giovani, il nuovo album dopo Plume, è già un successo e il vincitore di Amici Irama prepara le sue canzoni, da Nera a Bella e rovinata, per i concerti. Tornare al Festival di Sanremo? “Dipende dalla musica” dice il 22enne. Il cantante, in diretta su radio, tv, sito e social dal Verti Music Place, svela a Mauro Marino e Manola Moslehi anche il brano che avrebbe voluto scrivere…
“Giovani” è già un successo! “È un bellissimo momento, a me preme che le persone abbiano voglia di ascoltare le mie canzoni, di venire ai concerti e di cantarle con me”
È vero che hai scritto il primo brano a 7 anni? “Sì, l’ho stracciato, era su un quadernino delle elementari. Quando ero piccolo, mettevo in cuffia ‘Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers’ di De André: quella era la mia favola, poi crescendo ho capito che era un po’ sconcia! Sono sempre stato affascinato dalle storie…”
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Proprio Fabrizio De André, Vasco Rossi e Francesco Guccini sono fra le tue fonti d’ispirazione. “Faber ha il dono di vestire le storie con un uso incredibile della parola, Guccini è talmente descrittivo che sembra un libro, Vasco è così diretto e semplice da spiazzarti e lasciarti senza fiato. Tutta la musica italiana ha qualcosa di bello, tutta la nostra cultura è bellissima”
Sei un esempio molto positivo di tenacia, entusiasmo e passione per i ragazzi. Qual è il tuo messaggio ai “giovani”? “Tutti noi saremo sempre giovani, anch’io spero di restare tale: in questo modo non si ha paura di crescere. Vorrei che l’album arrivasse a tutti, ai ragazzi ma anche ai più grandi e ai piccoli. La musica è un vestito, ma le parole devono arrivare a tutti”
Perché hai scelto “Bella e rovinata” come primo singolo? “Non sono bravo a decidere i singoli, è semplicemente un pezzo che in quel momento mi andava di far uscire: parla di due persone vuote che insieme si sentono piene. Racconto situazioni vere e autentiche come quelle cantate da De André”
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Hai scritto molti brani dell’album in Salento, in Puglia. “Io e il mio musicista eravamo a Villa Pietra, isolati dal mondo: abbiamo iniziato a vivere tanto e a ricordare, sono stati momenti di pura creatività in cui mi sono aperto tanto. Poi sono andato da amici a Helsinki, in Finlandia, dove ho scritto altre canzoni: la Terra ci lega tutti e influenza la scrittura, perchè i luoghi ci danno un’energia diversa, attraverso la natura”
Hai scritto le tracce del disco in periodi diversi, una ad esempio era nata ad Amici di Maria De Filippi. “A volte riprendo canzoni che in un dato momento non ero pronto a far uscire, ci rimetto mano, gli do un punto di vista più maturo, perché magari intanto sono cresciuto. Scrivo soprattutto di notte, concentrato, in silenzio, sono un vampiro bianco: non vedo mai il Sole!”
Sei giovanissimo ma sei già sulla cresta dell’onda, da Sanremo ad Amici. A chi dici grazie? “Sono cresciuto artisticamente insieme a Giulio Nenna, che mi è sempre stato vicino. Ho 22 anni d’età, non sono ancora nessuno, ho tanto da imparare e da dare”
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A chi ti rivolgi in Rockstar? “Parlo con mio padre, ci sono due generazioni a confronto: crediamo di essere diversi e invece è un ciclo che continua con emozioni simili. A volte si fanno gli stessi errori per indole e genetica, a volte ricaschiamo negli sbagli dei genitori”
Continuano i tuoi incontri instore mentre prepari il tour, annunciato almeno in parte da Laura Pausini. “Mi ha fatto salire sul suo palco a settembre e mi ha detto che il 5 aprile 2019 mi sarei esibito al Forum di Milano: c’è affetto reciproco e ammirazione, è una grande artista, una persona genuina e umile, fa le cose che le va di fare, come tutte le persone naturali e vere. Ora non vedo l’ora di salire su quel palcoscenico, dove sto bene: ho voglia di raccontare e di farlo esplodere di gioia. Non farò balletti, ci sarà musica dal vivo e i miei racconti con la mia verità”
Com’è nata “Poi, poi, poi”? “In un momento particolare. È uno dei brani del disco più forti a livello emotivo, è l’unico dove rappo, per essere molto diretto senza giri di parole né metafore, come ne L’avvelenata di Guccini. Le canzoni non si spiegano, vanno sentite. Il successo è bello ma va e viene, a me interessa fare musica: in questo brano ho il dente avvelenato ma sono arrabbiato in modo consapevole, dico solo come stanno le cose”
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Nel 2016 hai partecipato a Sanremo. Ti piacerebbe tornarci da big? “Non ci rifletto, non ho mai avuto strategie: se avrò una canzone che mi piace, adatta al Festival, e se verrò accolto dal direttore artistico, ci andrò: dipenderà dalla musica. Quello all’Ariston è stato il mio primo live, è stata una montagna russa ma avevo bisogno di stare su quel palco con la mia storia: raccontavo perfettamente come mi sentivo in quel momento, alle persone è arrivato il mio stato d’animo e quello che mi andava di raccontare”
C’è una canzone che avresti voluto scrivere? “Sì, è Chiamami ancora amore di Roberto Vecchioni, la sento molto mia, come Il testamento di Tito di De Andrè ma anche Taki Taki di Ozuna che fa raggaeton moderno. La musica va ascoltata tutta!”
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