INTERVISTA18 gen 2023

Guè: “Vi porto dentro Madreperla, la mia comfort zone del rap”

Guè, ospite del Reward Music Place di radioitaliasolomusicaitaliana, ha svelato cosa c'è dietro il suo ultimo album, prodotto interamente da Bassi Maestro e ricco di collaborazioni importanti

Madreperla”: questo è il nome dell'ultimo di album di Guè, che oggi si è raccontato ai microfoni di Mauro Marino Manola Moslehi. Il rapper ha fatto conoscere come è nata la collaborazione con Bassi Maestro, produttore di tutte e 12 le tracce del disco, tra passione per il raggae e ripresa di beat del passato anche italiani, tra cui ci sono anche successi di Ron e dei Tiromancino.

Davanti a un Reward Music Place gremito, Guè ha fatto il suo ingresso sulle note di “Mollami pt. 2”, il singolo in rotazione su Radio Italia solomusicaitaliana.

Tra una risposta e l'altra, il rapper si è esibito dal vivo anche con “Cookies N' Cream”, brano che ospita anche le strofe di Sfera Ebbasta e Anna, la giovane artista per cui Guè ha speso grandi parole di stima.

Ecco il testo completo dell'intervista:

Come hai convinto Bassi Maestro a produrre un intero disco rap come "Madreperla"? Lui ha dichiarato che solo tu potevi riuscirci…

“Madreperla” è nato dalla mia passione per la musica, specialmente black dagli anni Settanta, Ottanta fino ai 2000. Crescendo anagraficamente mi sembrava giusto far capire che l'hip-hop è una cosa molto seria. Ovviamente il rap occupa già oggi gran parte del mercato: ma molte basi suonano uguali. Noi, venendo da quel mondo lì, volevamo fare un disco così e io, avendo fortunatamente un pubblico intergenerazionale, volevo fare una cosa educativa: c'è cultura in questo disco. Per esempio, abbiamo usato il sampling, cioè l'arte del campionamento. È la prima volta nella mia carriera in cui gli addetti ai lavori sono impazziti. Collaborando con Bassi e in questo momento della mia carriera, non ho la pressione di arrivare primo. Mai come adesso sono libero artisticamente. Ci siamo detti: “Facciamo questo e vediamo un po'”, ma in realtà ha performato in maniera eccezionale, più di altri dischi commerciali che ho fatto in passato.

INTERVISTA A GUE' (18/01/2023)

Hai detto che è il disco che hai sempre sognato di fare: perché, per te, è “perfetto”? Si vede che sei particolarmente fiero di questo nuovo progetto...

Io ho cantato ovunque: dal disco di Ramazzotti a tracce reggaeton. Posso stare su qualunque beat, però questa è la mia zona di comfort. Ho fatto tutte le sonorità nella mia carriera, anche trap. Ma con questo tipo di suono riesco meglio. Con “Mi hai capito o no?” riprendo la cover che Ron aveva fatto di “I can't go for that” di Daryl Hall & John Oates. Quella di Ron è rarissima, ma per fortuna Bassi aveva il 45 giri originale.

Ci sono tanti omaggi alla grande musica del passato in questo disco: chi, tra i due, è stato più responsabile delle scelte dei pezzi da campionare?

Spesso capita che mentre mangio insieme con Bassi, sento un pezzo e lo scegliamo insieme. Bassi conosce tutti beat e le tracce degli ultimi anni. Abbiamo fatto una ricerca insieme. Io gli dico: "voglio fare un pezzo che fa così" e lui mi capisce subito. Il mio genere preferito è il reggae. È stato un lavoro di squadra, però io ho avuto tante visioni che lui ha poi realizzato.

E poi ci sono anche tante collaborazioni inter-generazionali (Paky, Anna, Sfera Ebbasta, Massimo Pericolo, Marracash, Rkomi, Mahmood, Benny The Butcher e Napoleone). È stato difficile portare tutti in questo progetto?

Nel disco ci sono Marracash e Mahmood, che considero dei collaboratori storici. Io sono stato il primo rapper a fare un pezzo con Mahmood, quando lo conosceva solo l'edicolante. Quando è andato a Sanremo con “Soldi” io ho fatto il remix del pezzo nella serata dei duetti. Quell'edizione del Festival è stata di rottura: prima era strano vedere un rapper a Sanremo, ora no. Nel disco ci sono anche dei giovanissimi: l'artista più giovane è Anna. Era giusto premiare una rapper donna. È bravissima, ha tanto da dare. È una cosa alla 50 Cent, anni 2000, ma suona senza tempo. Per i più giovani quello stile è old school: per fortuna si sono adattati a questo mondo.

Avete ripreso anche “Amore impossibile” dei Tiromancino. Vuoi mandare un messaggio a Federico Zampaglione?

Vorrei salutarlo e ringraziarlo. Quando abbiamo fatto questo disco, siamo andati a Santorini nello studio e sono uscite fuori delle hit e un po' l'ansia da prestazione è venuta. Ci sono uscite delle idee forti. Volevo fare un pezzo più raggae. Ero in tour quest'estate con la mia crew, ho sentito il pezzo “Amore impossibile” in radio e quindi l'abbiamo campionato e gliel'abbiamo mandato. A lui è piaciuto e ha approvato. Tra artisti italiani con grande cultura musicale ci si capisce. Come quando ho campionato "Oro" di Mango e sua moglie era entusiasta. La stessa cosa è successa con il brano dei Tiromancino: se vai a riprendere il campione di una vecchia canzone, gli dai nuova vita.

Ci stai abituando a titoli importanti: dopo “Guesus” ecco “Madreperla”...

Mi piace avere l'immodestia di vedere i miei album come dei film, facendo titoli e copertine pazzesche. Fa tutto parte del mio immaginario.