#EROSRAMAZZOTTIDAY13 lug 2021

Eros Ramazzotti Day: “Rovazzi è un genio, ai Måneskin dico che...”

Nella giornata dedicata a lui, il cantautore è protagonista di un’intervista in onda su Radio Italia solomusicaitaliana, in cui racconta il nuovo progetto a più tappe “Eros21”. Ramazzotti, però, parla anche del prossimo disco di inediti e spende belle parole per vari colleghi, da Fabio Rovazzi a Fred De Palma

A Radio Italia solomusicaitaliana e Il Corriere della Sera, oggi (martedì 13 luglio) è l’Eros Ramazzotti Day. Nella giornata dedicata proprio a lui, il cantautore arriva nel Reward Music Place per un’intervista in compagnia dei nostri speaker Mauro Marino e Manola Moslehi e del giornalista del Corriere Andrea Laffranchi. Eros torna con un nuovo progetto intitolato “Eros21”, un viaggio a più tappe che ripercorre la sua lunga carriera; l'artista, però, lavora anche al prossimo album e guarda con speranza al futuro. Intanto, racconta l’ultima collaborazione con Fabio Rovazzi e ha belle parole anche per i Måneskin.
Per la prima volta, i tuoi successi vengono rimasterizzati in una qualità altissima.
Non sono proprio tutti, ma i più rappresentativi. Soprattutto c’è l’idea di far uscire delle cose di tanti anni fa: finalmente puoi prendere il disco e metterlo sul giradischi. Si ritorna un po’ al passato, a qualcosa che oggi si è un po’ perso.
C’è un grande ritorno al vinile, come mai secondo te?
Perché c’è troppo caos oggi. Il vinile c’è da sempre, io per esempio lo uso spesso; il problema è che dura quei 20 minuti e poi devi girare il disco. La tecnologia sotto certi aspetti adesso è molto meglio, ma la qualità del vinile, per noi di una certa età, dà un senso diverso, fa sentire proprio il sangue che hai messo per quel lavoro.
Il 16 luglio sarà la prima tappa del viaggio di “Eros21”, con la ripubblicazione di “Dove c’è musica”. Ci saranno anche contenuti inediti?
“No, ci sarà un colore diverso dell’LP e ci sarà un manifesto di quando ero giovane. Questo progetto è molto bello, è un passaggio giusto.”
Cosa pensi dell’Eros del passato?
Penso che ho molti anni in più, non si può tornare indietro ed è anche giusto. Tutto quello che ho fatto in quel periodo mi deve dare la spinta a fare meglio adesso, in un momento storico così delicato e particolare.
“Dove c’è musica” ha segnato la tua maturità, ha venduto milioni di copie in tutto il mondo. In quell’album per la prima volta eri cantante, autore e produttore
Sì, è importante perché da questo album ho iniziato a produrre io, con la mia squadra. Grande positività, grande esperienza e grande risultato. È qualcosa che un artista non può sottovalutare: se la gente ti dà il successo, vuol dire che stai facendo bene.
Non hai mai smesso di scrivere e di lavorare al tuo nuovo album. Su Instagram hai fatto vedere che eri in sala registrazione anche con Celso Valli... A che punto siamo?
Stiamo lavorando un po’ a Milano con Nicolò Fragile e a Bologna con Celso. Ormai è un anno che ci stiamo dietro. Con il lockdown abbiamo dovuto posticipare l’uscita, per cui siamo molto più tranquilli nel gestire tutto l’album.
Il tuo prossimo progetto, “Eros21”, esce anche in lingua spagnola. Sei molto amato anche all’estero, com’è cantare nel mondo quando vai in giro?
L’accoglienza è bella ovunque. La zona più particolare è il Nord Europa, dove il finlandese canta in italiano. In Olanda, o ovunque andiamo, tutta la gente del posto impara l’italiano grazie all’amore per l’Italia e grazie alle mie canzoni e di altri artisti. La cosa bella è che portiamo in giro un’Italia bella. In Sudamerica invece, cantando in spagnolo, ti avvicini di più al pubblico.
Ti ricordi il momento della carriera in cui ti sei reso conto di essere andato oltre i confini italiani e di essere riconosciuto anche all’estero?
Subito dopo il primo Sanremo con ‘Terra promessa’, ero a Monaco di Baviera e cantavo proprio ‘Terra promessa’. Non ho capito subito il mio successo, ma l’ho capito quando ho iniziato a fare tanta promozione in Germania. Oggi è più facile, ai tempi serviva tempo, ci voleva la fatica di andare lì e proporti.
Di recente hai postato un pensiero riferito al “Noi Tour” del 2013: “Ricordi di un grande tour”. Quanta voglia hai di tornare live?
Molta, come tutti. Io però vado a step: prima dev’esserci il disco nuovo e poi si parte. il tour dev’essere particolare, studiato. Io amo impegnarmi molto nel far uscire la gente soddisfatta da un concerto, sperando che tutto poi riparta come si deve.
Come hai vissuto il periodo di quarantena?
Io venivo da un tour che ho finito il 10 marzo 2020, per cui ero abbastanza esausto dopo quasi 100 date. Rispetto ad altri, che magari avevano tutto il 2020 pieno, sono stato molto fortunato. Io mi sono riposato, ho lavorato al disco nuovo, mi son dedicato ai miei figli e alla mia vita, aspettando che qualcosa potesse cambiare. Fortunatamente, qualche spiraglio c’è.
Intanto hai collaborato con Fabio Rovazzi in “La mia felicità”. Com’è nato il vostro incontro?
È nato qualche anno fa, quando ho fatto una parte nel suo video e gli ho dato l’idea della molletta per simulare la mia voce. Lì lui è rimasto impressionato e ora mi ha richiamato. C’è un bel feeling, lui è veramente un nerd e una brava persona, intelligente. Io ho fatto duetti con artisti grandissimi, ma questo non vuol dire non poterlo fare anche con Rovazzi, che per me è un genio.
Laffranchi: Il primo disco che ripubblicherai per questo nuovo progetto è “Dove c’è musica”, che venduto 9 milioni di copie in tutto il mondo. Quest’anno, i Måneskin hanno vinto Sanremo, l’Eurovision e ora funzionano anche all’estero: che consiglio vuoi dare a questi ragazzi e a tutto il sistema italiano?
Bisogna lavorare tanto e mantenere i piedi per terra, con umiltà, lavorando molto nella creatività. Farsi vedere meno in giro, ma lavorare molto sul migliorare. Io penso che loro, sotto l’aspetto musicale, siano migliorati tantissimo. Hanno tante possibilità, poi servono i pezzi e le canzoni.
Laffranchi: Tu hai fatto parte dell’ultima “ondata italiana”, pensi che possa essercene un’altra all’estero?
“Assolutamente sì, tante band arrivano ovunque. La nostra musica c’è sempre. Se fai una bella canzone e lavori tanto, come per esempio Fred De palma in Sudamerica, può esserci spazio per tutti. Il mio augurio è che tutti possano fare qualcosa e portare l’Italia nel mondo: il bel canto vince sempre ma, se c’è un po’ di rock dentro, questo fa ancora di più.