News05 feb 2020

Bugo e Morgan a Sanremo: “Un album? Potrebbe chiamarsi Bugan Bugan”

I 2 “imprevedibili” raccontano la loro amicizia e la musica creata insieme

All’imprevedibilità del Festival di Sanremo 2020 di Amadeus e Fiorello contribuiscono attivamente anche Bugo e Morgan con Sincero. Morgan inizia l’intervista cantando sulle note di Accetto miracoli di Tiziano Ferro a Radio Italia, sfruttando tutte le proprietà aerodinamiche degli sgabelli del Fuori Sanremo Reward Intesa Sanpaolo, ai microfoni di Simone Maggio e Daniela Cappelletti.
Poi Marco Castoldi in arte Morgan parla della moda delle foto: “Tutti oggi chiedono la fotografia, nel mondo e a Sanremo: è folle, prima di tutto perché esiste anche ‘Ciao, come stai?’. Inoltre la foto cattura l’immagine che per me è valore: quando faccio un contratto, io cedo l’immagine e la voce, quindi questa tendenza ha superato il segno; a Robert De Niro non chiederei mai la sua immagine perché fa parte del suo lavoro. L’importante è parlarsi: internet è bellissimo, però disgrega. Dobbiamo tornare a confrontarci”.
Intanto la classifica stilata dalla giuria demoscopica li vede ultimi con Sincero: “Demoscopica vuol dire finta. Scherzo…”, commenta Morgan e Bugo spiega: “Quando una canzone divide è perché dà un segnale forte, un brano non può piacere a tutti. Siamo contenti della nostra esibizione e di come è partito il progetto… Ci stiamo un po’ scambiando le personalità”. In effetti i due cantanti si imitano a vicenda e poi si presentano reciprocamente: “Cristian Bugatti in arte Bugo”, parte Morgan, “è un cantautore basato sulla chitarra, di ispirazione anglosassone e ora anche cantautoriale italiana, è partito dai Nirvana e Beck, poi ha tirato fuori l’elettronica che era la sua infanzia musicale negli anni 80. Il disco ‘La gioia di Melchiorre’ è il mio preferito della sua discografia”.
Mi fai emozionare quando parli così”, replica Bugo, “Conosco Marco da diversi anni. Il primo concerto che ho visto era con i Bluvertigo, in un festival alle porte di Milano: non sapevo ancora se volevo fare il musicista, era il 94-95, mi è piaciuta la sua attitudine e quella naturalezza: lui è nato per stare sul palco, poi ci siamo incontrati anni dopo al Tora Tora, conoscevo anche l’album ‘Canzoni dell’appartamento’. Morgan ha scelto per la serata delle cover Canzone per te di Sergio Endrigo del 1968: essendo lui più enciclopedico e nozionistico di me, imparo tante cose e poi prima di tutto c’è la stima. In un’amicizia non si può essere sempre d’accordo, è la cosa bella: ci sono incontri e scontri. Anche mio papà a volte mi fa girare le scatole, però gli voglio bene”.
Morgan svela: “Colleziono le cose che abbiamo fatto. Abbiamo iniziato nel 2002, gli volevo produrre un album, poi le cose non sono andate in porto: però ci sono 2 brani. Nel 2006 poi volevo che cantasse un mio pezzo, sarebbe stato un dialogo tra noi, ma alla fine non l’abbiamo fatto. Abbiamo creato altre cose, anche una sera in albergo a Milano: lui ha portato un’idea di pezzo, l’abbiamo registrato con un’App ‘quattro piste’, intanto ci siamo anche scambiati i manager… Infine questo inverno ho fatto un programma dove si suonava con l’orchestra, Bugo ha cantato Lasciatemi sognare di Umberto Bindi. Se ci fosse un album, si potrebbe chiamare Bugan Bugan, d’altra parte in queste sere abbiamo cantato anche Rio dei Duran Duran…”. Viva l’imprevedibilità.