A maggio, per lo Zucchero Day, ci hai raccontato dell'album acustico. Poi sei partito in tour e adesso hai fatto un album di cover. Non ti sei mai riposato… “Ho cercato di ammazzare il tempo in qualche modo, ci siamo anche divertiti in giro. Eravamo in trio in acustico, abbiamo fatto posti speciali, tipo arene romaniche in Spagna e Francia. La foto della copertina è stata fatta prima del concerto su un grande ghiacciaio in Svizzera. Era da un po' di anni che pensavo al disco di cover e ora l'ho finito…”
Come hai selezionato le cover contenute all'interno di questo album? “Sono partito da molto lontano, da quando suonavo nei club agli inizi, avevo 14-15 anni. Ho cominciato a pensare a quei brani di soul e rhythm and blues ma anche di progressive, come Genesys e Pink Floyd. Avevamo la fortuna di suonare un'ora e mezza, non dovevamo far ballare per forza la gente quindi decidevamo noi cosa fare. Da lì ho accumulato quasi 500 brani per poi scremare e arrivare a questi, lasciando indietro brani che forse un giorno farò”
Hai fatto tue le canzoni… “Fare cover ha senso se riesci a farle tue. Non hai scritto tu la canzone, la ami e a un certo punto devi scorporare arrangiamenti e suoni originali, come se dovessi fare un tuo album di inediti. Ho pensato anche che non potevo fare un album tutto di canzoni inglesi, perché sono italiano. Ho messo le mie due anime: una è quella dell'amore per la musica afro-americana, ma c'è anche la melodia italiana che fa parte delle mie radici”
Ci sono importanti collaborazioni nell'album. Come sono nate? “Avevo visto su YouTube la canzone fatta da Bono a casa sua come provino messo in rete. Mi è piaciuta, l'ho chiamato dicendogli che mi sarebbe piaciuto fare la versione italiana, 'Canta la vita'. Lui mi ha detto: 'Sì, ti mando qualche coro'. Dico: 'Manda quello che vuoi, io poi chiederò a te cosa preferisci'. È stato molto generoso, mi ha mandato dieci versioni diverse e poi abbiamo scelto insieme”
È bello il legame che hai con questi amici internazionali… “Sono rapporti di molti anni fa. Con Bono la prima volta è stata nel 1992 quando lui ha fatto la versione inglese di Miserere; poi abbiamo fatto diverse cose insieme compreso il Pavarotti and friends. Con Sting e Clapton ci conosciamo da prima. C'è una chimica che funziona, al di là della musica, c'è rispetto, si passano volentieri momenti insieme per parlare anche di cose della vita: Quando poi capita di fare qualcosa insieme diventa più facile, ci si conosce meglio, non c'è competizione perché io sono italiano, loro inglesi, magari c'è tra loro, ma io sono il ragazzo di bottega”
Il titolo “Discover” dice molto… “Disco di cover ma anche scoperta. Ci sono brani che magari il grande pubblico non conosce. Ad esempio c'è un brano di Richie Havens, un cantante texano di colore, fantastico, ma si parla dei tempi di Woodstock… Un brano gospel diventato un blues moderno. Ci sono anche brani molto conosciuti, che però magari non sono più stati valorizzati, ricordati o ripresi come 'Fiore di maggio' di Fabio Concato”
Abbiamo ascoltato 'Fiore di maggio', che cosa ti piace? La produzione richiama quella del tuo ultimo disco, più scarna e “pulita”… “'Fiore di maggio' ha una melodia bellissima e un testo poetico, pur non essendo troppo sdolcinato. La canzone ha avuto successo quando è uscita ed è rimasto, ma secondo me qualcuno doveva riproporla, io l'ho sempre sentita nelle mie corde. Per quanto riguarda la produzione, è volutamente più scarna rispetto a produzioni del passato più ricche di suone e frequenze, perché ultimamente preferisco il minimalismo. Quando hai messo una chitarra e un pianoforte, la tua voce è qualcosa di contrappunto che valorizza la melodia principale e il ritmo, ma non un ritmo incalzante, più aereo”
Come abbiamo anticipato prima, la foto sulla copertina del disco ti ritrae in mezzo alla neve. Eri in tour acustico, in Svizzera, al ghiacciaio più largo d’Europa e non c'era tempo per un servizio fotografico. Ci sono state altre volte in cui hai preso decisioni senza pensarci troppo? “Di solito le copertine più riuscite sono sempre state decise in una frazione di secondo. Per quelle di 'Oro, incenso e birra' e di 'Blue's' fu così. Anche quella di 'Rispetto': quando vidi mia figlia con la cresta ho pensato 'È quella lì'. Per le altre ci pensi e ripensi, quando entra la fase del dubbio vuol dire che non c'è quella copertina per quel disco. Su quel ghiacciaio avevo freddo ma il fotografo è riuscito a fare tutto in 15 minuti”
L'anno prossimo riparte un tour e durerà parecchio tempo. “È un tour di 150 concerti che abbiamo già rimandato due volte. Doveva partire dalla Nuova Zelanda e finire a Verona; ora abbiamo ribaltato le cose: parte da Verona e finisce in Nuova Zelanda agli inizi del 2023. Dovrebbe essere la volta buona, Incrociamo le dita”
In “Discover” c'è anche una sorta di featuring con Fabrizio De Andrè in “Ho visto Nina volare”. “Lì devo dare merito a Dori Ghezzi che per il tributo a Faber ha indicato quel brano perché lo vedeva nelle mie corde. Venne fuori una buona versione, che ho riprodotto. Ho chiesto la voce originale di Fabrizio, sentivo l'esigenza di omaggiarlo, perché purtroppo non ho avuto l'opportunità di conoscerlo, mi sarebbe piaciuto passare del tempo con lui, conoscere il suo cervello e la sua anima da vicino. Non è un vero duetto, è un vento caldo che arriva alle spalle e ti dà il via per continuare la canzone”
Abbiamo ascoltato “Luce”. Elisa è con te… “Ero indeciso, avendola fatta insieme, sembrava ovvio. Poi è una bellissima canzone ed era sua. Devi stare attento a toccare cose che sono come bandiere per gli artisti. È stata una sfida. Quando mi è venuto questo riff di pianoforte, ho deciso di farla e ho chiesto a Elisa se mi faceva un volo verso la fine con la sua voce”
C'è anche Mahmood nel disco. “Lui è un talento, l'ho pensato fin dal primo momento che l'ho visto. Lui fa la sua musica, ma sono convinto sia un cantante soul. Ha una fluidità e un colore della voce, lui è anche di origine nord africana, da nero. Fa grappoli di note, anche difficili, in modo spontaneo, fluido. Lui potrebbe cantare benissimo brani di Al Green che sono molto difficili”