Il dubbio rimane: come farò a restare sveglio? Con gli occhi semi-chiusi, guardo le squadre che entrano in campo. Per farmi forza, penso agli “scettici” che mi hanno detto che mi sarei addormentato subito e alla passione per il basket che mi accompagna fin da piccolo.
Spulciando su Twitter, scopro che c'è anche Nina Zilli sveglia: se anche a lei le Finali NBA "hanno fatto fare tardi", vuol dire che ne vale veramente la pena.
Gara 3 parte subito a tavoletta: il meglio del basket americano è qui. Nonostante il ritmo altissimo, il primo quarto mi sembra interminabile e spero che gli allenatori chiamino meno time-out possibili perché ho paura di appisolarmi. Cambio idea quando, durante una pausa, vedo l'esibizione delle cheerleader.
Il primo tempo termina poco dopo le 04.00 e, facendo un calcolo a spanne, dovrò reggere fino all'alba. Ci vuole qualcosa che mi dia la carica. Mi alzo, vado in sala e il mio cane mi guarda con la faccia di uno che, se potesse parlare, direbbe: “Non vorrai azzardarti a portarmi fuori adesso”. Mangio un tarallo calabrese e bevo un espresso: decido di giocarmi il bonus caffè ora.
Torno a letto, il tablet mi aspetta con le immagini dei giocatori che stanno rientrando sul parquet. All'improvviso la mia ragazza, che dorme beatamente accanto a me, farfuglia qualcosa tipo: “Ah, ma allora sei sveglio. Bravo che ce l'hai fatta”. Mi sento il Re della serata, mentre a Cleveland l'unico re indiscusso è LeBron James che sta facendo di tutto (e di più) per far vincere la partita ai suoi.
Il match ora passa più in fretta, io capisco che ce l'ho fatta. Mentre mi gusto il successo personale sul sonno, guardo Cleveland che trema per i suoi eroi che stanno gettando ogni goccia di sudore sul campo. Fino a pochi minuti dalla fine sembra vittoria anche per i Campioni in carica che, invece, subiscono una rimonta: Golden State è 3-0.
Ore 5.58. I miei occhi sono chiusi, i giochi per il titolo NBA quasi.
Andrea Daz per Radio Italia