"In questo momento il nostro scopo è lanciare una rete nel mare e vedere chi vuole seguirci"
Ieri (venerdì 9), i Santi Francesi si sono esibiti con Skin, incantando l'Ariston con "Hallelujah". Oltre al palco, i due artisti hanno avuto modo di condividere con lei alcuni momenti che hanno insegnato loro molto. Ne hanno parlato ai microfoni di Emiliano Picardi e Daniela Cappelletti, al Fuori Sanremo ING.
La vostra canzone "L'amore in bocca" ci è piaciuta molto: la frase “mi hai lasciato con l’amore in bocca” racconta un po’ la storia di tutti noi...
Bene, siamo contenti grazie! Ci sono un sacco di porte aperte nella canzone, non ci piace indirizzarle troppo a chi ascolta. È più o meno l’emozione che hai descritto tu: quella frase racconta anche di quando conosci una persona e inizi a innamorartene, ma poi lei se ne va e tu rimani lì con delle parole incastrate tra i denti che vogliono uscire.
La vostra esibizione di ieri sera con Skin è stata molto bella, avete raggiunto delle note pazzesche
A livello di audio è sempre strano, diverso da come si sente all’esterno, però abbiamo percepito che stava succedendo qualcosa. Ieri ho anche avuto un calo di voce, avevo paura di non riuscire a cantare. Poco prima dell’esibizione sono andato a scaldarmi, ho fatto un aerosol, ma ero sotto la mia solita estensione. Quando ne ho parlato con Skin lei mi ha detto “Tutto quello che ti serve lo troverai sul palco, non hai bisogno di nulla”.
Quando e come è iniziata questa collaborazione?
È stato tutto abbastanza casuale… Non avevamo ancora in mente l’ospite e ad Ale è venuta in mente di chiamare Skin, che ha sentito il pezzo, le è piaciuto un sacco l’arrangiamento… Quando ho realizzato è stato stranissimo perché Skin faceva parte del nostro passato, la ascoltavamo. Poi non si è mai posta a un livello diverso dal nostro.
Il tempismo è fondamentale è questo sembra essere il momento giusto per voi...
È un momento… Non lo sappiamo se è quello giusto, evitiamo anche di farci questa domanda. In questo momento il nostro scopo è lanciare una rete nel mare e vedere chi vuole seguirci.
C’è una canzone, di qualche Sanremo passato, che avreste voluto fare vostra?
“Argentovivo” di Daniele Silvestri è un pezzone incredibile: tratta un tema che non si tratta molto in generale, cioè l’educazione familiare e scolastica. È stata una scelta molto coraggiosa.
E poi ci saranno i live…
Le date di Milano e Napoli anticiperanno il tour invernale e saranno in due chiese sconsacrate. Saranno piccole chicche solo in queste due città. Faremo un set acustico e saremo accompagnati dagli archi.
Perché proprio le chiese sconsacrate?
Per l’estetica e l’acustica, c’è un riverbero naturale, ti concedono di arrangiare i live in modo specifico.
E a proposito di chiese sconsacrate, cantando “Hallelujah” avete desacralizzato un pezzo...
Sì, è il nostro fil rouge: alla fine si può toccare un po’ tutto, alcuni hanno criticato la scelta di cantare un pezzo fatto in tutte le sale, mentre tanti altri l’hanno apprezzata e ne siamo molto felici. Alla fine, una volta che la musica esce, non è più tua.
E vi state divertendo?
Non sembra, ma sì! Il problema sono le facce con cui ci hanno fatto, ma ci stiamo divertendo e Sanremo ci sta insegnando moltissimo.
In particolare cosa vi ha insegnato?
Ci sono tante cose che ci stanno insegnando molto… Prima di tutto il rapporto con Skin e tutte le parole che ha pronunciato: sono state poche, ma taglienti, enormi. E se a 56 anni hai ancora quella voce, è incredibile.