LE CANZONI. Ermal Meta ha presentato cosi alcuni brani del nuovo album “Tribù urbana”.
- Stelle cadenti. “La tentazione di portare a Sanremo questo pezzo l'ho avuta ma poi da più parti ho ricevuto l'input di presentarmi con 'Un milione di cose da dirti', perché non sono ancora mai andato al Festival con una ballata e un bpm lento. 'Stelle cadenti' troverà sicuramente il suo spazio nel percorso di questo disco: è una fotografia fatta da un ubriaco, molto artistica ma anche poco nitida, diventa più estiva. È una canzone molto bella, mi piace molto. Canto 'Non siamo mica stelle cadenti', non ci spegniamo subito. Le stelle da migliaia di anni rappresentano qualcosa di importante per gli esseri umani, sono occhi dell'universo su di noi”
- Il destino universale. “È un insieme di polaroid di vite di diverse persone, parla di quello che avviene ogni giorno, è l'unica canzone in cui parlo di me stesso. Nessuno lascia la propria casa volentieri: nello stesso momento avvengono tante cose, c'è un destino circolare che ritorna, prima tocca a me poi a te... Torniamo al diverso che non si conosce e che fa paura. Casa nostra, casa loro, terra nostra, terra loro, mare nostro, mare loro. Per me non è così: il movimento è importante, è come il sangue che deve circolare. Io ne sono la testimonianza: ho lasciato la mia terra a 13 anni, non sapevo cosa mi aspettava, sapevo solo che per avere un bene più importante dovevo andare via. L'ho messo nella canzone”
- Nina e Sara. “Riusciamo a mandare tecnologie su Marte ma sulla libertà individuale siamo ancora nel Medioevo. 'Nina e Sara' parla di questo: l'ho ambientata nell'estate '87 nel Sud Italia. Nasce da una storia personale: a 16 anni avevo una ragazza, la mia seconda fidanzatina, era una persona strana, un'anima in pena. Non capivo cosa avesse, non era in grado di spiegarlo: ci siamo lasciati, dopo 2-3 anni l'ho trovata felice e fidanzata con una ragazza. In realtà era il '97. Non era in grado di ammettere a se stessa che le piacevano le ragazze: aveva una rabbia che cavalcava in un modo forte. Si faceva del male da sola dal punto di vista emotivo, La società non le aveva dato gli strumenti per capire che quello che provava non era sbagliato. Oggi c'è una strada ancora lunga da percorrere. Quando l'ho rivista, ho pensato a quanto avesse sofferto in quegli anni, da 16enne: penso fosse una sofferenza terribile e quando non viene accettata è ancora peggio. 'Nina e Sara' ha un finale aperto, c'è un cambio di tonalità, si sale di un tono, ho preso in prestito il finale concettuale di 'Anna e Marco' di Lucio Dalla: 'le hanno viste insieme, andare via insieme...'. In realtà hanno 16 anni e quindi non si sa dove possano essere andate”
- Gli Invisibili. “In un viaggio negli Usa due anni fa ho fotografato soprattutto degli homeless, uno di loro mi ha raccontato la sua vita: quel giorno era il suo compleanno. Ho pensato che aveva una bella storia che nessuno avrebbe raccontato. Così ho immaginato un esercito di invisibili, perché tutti lo siamo stati, che poi diventano supereroi. Mi è successo per tanti anni di sentirmi invisibile: quando ho iniziato a fare l'autore e a scrivere canzoni per gli altri, mi faceva strano vedere tante interviste di miei colleghi che raccontavano la nascita di un brano, che in realtà avevo scritto io e loro non ne sapevano assolutamente nulla. Questa cosa mi faceva soffrire e mi faceva sentire invisibile, a un certo punto ho detto basta: voglio cantare le mie canzoni e metterci la faccia. Gli invisibili e il pianeta si salvano con atti di pura gentilezza da parte delle persone”
- Vita da fenomeni. “Non lo sono più, purtroppo, mi viene il fiatone sulle scale, mi chiedo che fine ha fatto quell'ala destra che lasciava gli avversari sul posto quando giocavo a calcio. Non mi sto tenendo in forma, sono stato preso con il disco e tante cose, questa è la giustificazione che do a me stesso, tornerò volentieri in campo con la Nazionale Cantanti quando ci saranno partite. Faccio corsa, pilates ed esercizi a corpo libero, di solito. Io mi sento un po' mediano, per rubare un concetto a un mio collega. Io tifo Napoli: Messi si nasce e Gattuso si diventa, si dice. Ma Gattuso ha sollevato la coppa del mondo, Messi no: quindi la volontà batte il talento”