Domani sera, venerdì 14 febbraio, l’artista duetterà con Francesca Michielin per la serata delle cover
Rkomi ha chiuso il pomeriggio di interviste al Fuori Sanremo. Qui trovi il testo dell’intervista ai nostri conduttori Daniela Cappelletti ed Emiliano Picardi.
Bentornato Rkomi! Stamattina hai fatto una corsa a Sanremo con i tuoi fan e qualche artista, come Bresh. Com’è andata?
Penso che non la rifarò mai più! (scherzando ndr.). Ieri ero al DopoFestival e non ho calcolato i tempi: sono rientrato in stanza alle due e mezza e alle dieci ero già in strada per correre. A dire il vero, ho dormito più di quanto faccia a Milano…
La corsa c’entra molto con il tuo brano “Il ritmo delle cose”… La canzone affronta il tema dell’iperconnessione, dell’algoritmo e della dipendenza dai social. La corsa, invece, è il contrario dell’algoritmo: comporta vedersi fisicamente, unirsi in qualcosa…
Sì, sembra che tutte le cose debbano rispettare dei tempi, però un conto è l’Ariston e un altro la vita. Cercare sempre la perfezione ci fa male.
Alla fine ci siamo cascati tutti in questa rete…
Sì, io per primo! Disintossicarsi è difficile perché non siamo più abituati ai tempi morti. L’unico momento in cui guardo il soffitto o un muro bianco dal dentista è quando sono dal dentista. Mi manca quello che succedeva quando andavo al lavoro in tram a 18 anni. Ora non guardiamo la finestra del tram, ma la finestra del browser. “Il ritmo delle cose” è solo il primo semino lanciato in questo giardino che fiorirà nel prossimo progetto.
Apriamo una parentesi sulla tua performance di ieri sera. Prima che iniziassi a cantare, Cristiano Malgioglio ti ha forse deconcentrato, ma poi hai subito ripreso il controllo…
Era un momento molto accelerato. Il bello del crescere è che sei più capace a vivere questi cambi di direzione e reagire subito: tre anni fa mi sarei perso.
Nell’ultimo anno, hai girato il mondo. Cosa ti porti dietro dai tuoi viaggi?
Lo so che è banale, ma conoscere altre culture come quella dell’India e Thailandia ti allarga la visuale. Vivere con i locals ti fa staccare dalla tua realtà e tornare con una visione diversa. Poi ci si mette un secondo a farsi inglobare di nuovo dalla realtà, ma è giusto che accada così. Poi, chi ha la fortuna di fare un lavoro artistico porta tutto nella sua professione. Le mie esperienze entrano inconsciamente nei miei brani.
Si vede che hai intrapreso un percorso musicale diverso, con percorsi musicali nuovi!
La parola che descrive questo percorso è “decrescendo”, voler tornare indietro a vivere momenti di noia. Negli ultimi mesi ho lavorato in maniera anonima, nella mia stanza, non sotto i riflettori. Sono tornato indietro in determinati argomenti mai trattati con onestà, come la mia famiglia. Nel mio nuovo progetto ci sarà tanta elettronica.
Puoi già dirci quando uscirà?
Uscirà quando sarà perfetto, anzi quando me lo strapperanno di mano. Come un film per i registi, un disco non sembra mai essere pronto.
Invece immaginiamo sia già tutto pronto per la cover di domani. Con Francesca Michielin, canterai “La stella di Broadway” di Cesare Cremonini…
Sì, io e Francesca siamo contenti: abbiamo lavorato tanto a Milano. Omaggiamo Cremonini perché è un artista che ha fatto e fa tantissimo per il nostro Paese. Io e Francesca Michielin non avevamo collaborato e domani saremo due innamorati di questa canzone sullo stesso palco.