"Dotto', lo gradite un caffè ? Mariucciaaa!".
Con queste parole Roberto Murolo mi accolse nella sua casa al Vomero, negli anni novanta, quando mi recai appositamente a Napoli per intervistarlo.
Tutta la città conosce la casa che fu del padre, il grande poeta Ernesto Murolo: una lapide sulla facciata del palazzo ne rammenta le virtù.
Ricordo che mi fece accomodare su di un divano in pelle molto logoro:
" Qui, si sedettero a conversare con mio Padre i più illustri autori di Napoli,"disse Murolo,"da Viviani a Gambardella: non lo posso cambiare ma il televisore si' ,quello e' nuovo ma non so bene ancora come funziona…".
Aveva già più di ottant'anni, questo grande maestro ma lo spirito era quello di un ragazzo, vivace e sorridente.
Per realizzare un servizio speciale di un'ora, rimasi a casa sua fino a tarda sera: era emozionante ascoltare dalla sua voce il "romanzo" della storia della canzone napoletana.
Mi parlava dei suoi colleghi, e io ero costretto ad interpretare i suoi giochi di parole: "'o piccirille" era Lucio Dalla, " ‘o zingaro" Enzo Gragnaniello," ‘u guaglione" Renzo Arbore e cosi' via: fortunatamente Nando Coppeto, suo manager, mi veniva in soccorso.
Presentava le nuove incisioni con lo spirito di un debuttante, esaltando piu' il valore dei brani che il proprio: ed io ero li' in casa del grande Maestro!
Murolo aprì una nuova era nella canzone napoletana: infatti, fino alla meta' del secolo scorso, i cantanti dovevano dar fondo a tutta la potenza vocale per poter essere ascoltati fino all'ultima fila dei teatri.
Negli anni cinquanta, l'avvento dell'amplificazione segnò una nuovo mondo della canzone: in America nacquero i Crooner, coloro che ,grazie al microfono, potevano dosare la voce per esprimere sfumature prima impensabili: Bing Crosby, Frank Sinatra, Nat King Cole….
Murolo comprese al volo la potenzialità di eseguire le canzoni napoletane spogliate di ogni eccesso sentimentale, nella loro integrità, nella loro naturale bellezza: grazie alla sua dizione perfetta , alla voce garbata e all'eleganza di accordi classici di chitarra acustica, ha insegnato a cantare Napoli in modo moderno e raffinato.
La "scuola" di Murolo fu presto seguita da grandi artisti, quali Peppino di Capri, Fred Bongusto, Fausto Cigliano.
Tra il 1959 al 1963, Murolo realizzò quella che ancora oggi rimane come un'opera fondamentale non solo per la canzone napoletana ma sarebbe giusto dire per tutta la musica del novecento, ovvero: " Napoletana ", una raccolta di dodici long playing in cui raccontò per intero la storia della melodia napoletana, a partire dal Duecento per arrivare alla metà del Novecento.
La sua antologia musicale è considerata nel mondo un "testo sacro" per comprendere lo spirito che guida le canzoni di Napoletane.
Caetano Veloso, uno dei più grandi cantautori brasiliani, mi confidò che, per interpretare al meglio "Luna rossa", canzone che ama moltissimo, ascoltò moltissime volte a Bahia l'incisione di Murolo.
La sua non fu vita facile: a causa di una brutta vicenda giudiziaria, una condanna per molestie sessuali a un minore, l'accusa di omosessualità, Murolo subì anni di divieti ad apparire nei programmi televisivi: I dischi continuavano a essere ascoltati e idolatrati in tutto il mondo, ma Murolo
non si vedeva più.
In occasione del suo ottantesimo compleanno, grazie all'interessamento di Renzo Arbore, fu organizzato un giusto e doveroso recupero dell'uomo e dell'artista.
Straordinario e' il ricordo del duetto con Mia Martini nella canzone: "Cu'mme'" ,scritta da Enzo Gragnaniello.
Dicono i saggi che "chi non ha memoria del passato, non ha futuro":
grazie alla vita e alle opere di Roberto Murolo, la scuola della canzone Napoletana e' certa di avere un punto preciso di riferimento per tutti.
Grazie, maestro Murolo, accomodatevi in Paradiso: gradite un caffè?