Zerosettanta - Volume 2 esce oggi, venerdì 30 ottobre 2020, ed è il secondo capitolo della trilogia che Renato Zero, con 50 milioni di album venduti all’attivo, ha inaugurato a partire dal giorno del suo 70esimo compleanno, il 30 settembre scorso.
VOLUME 2. Sul nuovo album della serie Zerosettanta, Renato Zero spiega: “Tutto è venuto come desideravo, dalla copertina alla scaletta dei brani. Nei 3 capitoli ci sono tutte le mie sfaccettature: c'è il rock che si rifà agli albori della mia carriera, ci sono le canzoni di protesta e nel Volume 1 ci sarà anche la volontà di chiudere il cerchio, a 70 anni d'età”.
MUSICA E COVID. “Perché ci lasciano a casa? Perché ci mettono il cerotto in bocca?” sono le due domande che Renato Zero si pone in merito al mondo della musica e in particolare al settore degli spettacoli dal vivo, costretti a fermarsi proprio dalle misure anti-contagio. Il cantautore commenta anche gli atti di vandalismo che si sono verificati nelle città italiane dopo l'ultimo Dpcm: “La rabbia è una valvola di sfogo, però dev'essere spesa bene per diventare energia, per essere una corazza e farci riacquistare padronanza e sicurezza. Andarsela a prendere con la vetrina di Gucci, sapendo che in quel negozio lavorano persone e che i danni li paghiamo noi tutti, compreso chi ha fatto l'azione violenta, non risolve nulla. Manifestare pacificamente può essere un modo legittimo di far valere i propri diritti, con la violenza si vanifica tutto”.
AMORE E FEDE. Tra i temi principali dell'album ci sono l'amore e la solitudine. Renato Zero, a una domanda dei giornalisti sulle parole di Papa Francesco relative alle unioni civili, risponde: “Ho conosciuto individui che hanno avuto quelle esperienze e vissuto quelle difficoltà, quindi ne ho parlato nelle mie opere. Cantando l'amore, non ho mai accettato di parlare di lui o di lei, ho cantato anche l'amore sofferente, non corrisposto e altre tipologie d'amore. L'amore è imprevedibile: delle volte sceglie di convivere con due persone dello stesso sesso, questo non è scandaloso, anzi tutto questo dovrebbe trovare l'opportunità di chiamarsi famiglia”. Il cantante romano parla poi del suo rapporto con la fede: “La fede non è opzionabile, può vacillare e avere battute d'arresto, però a me personalmente ha aiutato moltissimo, ho ricevuto in dote questa fede da una famiglia con radici profonde. La fede non ama i cinici e i dubbiosi: io la raccomando”.
4 CAREZZE. Renato Zero ha detto a chi darebbe le sue carezze in questo momento:
1. “Dedicherei una carezza agli anziani e ai bambini, fatti della stessa voglia di spensieratezza: rappresentano entrambi il futuro del mondo. Senza i primi si dimenticano il passato, la sofferenza e anche le sconfitte. Sono cresciuto con mia nonna che mi portava da amiche e parenti, tutti dai 60 anni in su: ho iniziato a vedere i ragazzini a 10 anni perché ero in una Piazza del Popolo di una Roma svuotata dei giovani”
2. “Darei anche una carezza a me, perché mi sono voluto bene, ho cercato di confortarmi nei momenti bui. Dovremmo tutti coccolarci ogni tanto perché l'amor proprio dev'essere sempre alto”
3. “Poi darei una carezza al pubblico per la sua fedeltà”
4. “Una carezza è ai miei genitori per avermi portato qui e avermi fatto godere dei loro insegnamenti”
5 CURIOSITA'. Ecco alcuni racconti di Renato Zero:
1. “Avevo appena 15 anni e già mi guadagnavo 500 lire cantando per 6 ore consecutive al Ciak di via Torino, a Roma, con un gruppo di 4 amici dall’onesta passione per la musica. Quanto avrei potuto resistere a quello stress e a tutta quella nicotina? Sentieri impervi per la mia costituzione fisica e fragilità emotiva, a quel tempo...”
2. “Il momento più esaltante della mia vita è stato quando mi hanno tolto l'ago dal braccio dopo avermi trasfuso il sangue di un frate, grazie a questo io sono ancora qui”
3. “Nelle mie trasformazioni, dal glamour al minimalismo, ho sempre lasciato spazio al mio me stesso attore e alla libertà di cambiare”
4. “I brasiliani hanno inventato la saudade, tristezza e nostalgia sublimate in bellezza: si tratta di stagioni della vita, sono compagne di viaggio e fanno parte di noi”
5. “Fonopoli (una città della musica, ndr) doveva essere una testimonianza per i ragazzi, una palestra, per dare un segnale di speranza e positività. Spero di riuscire a realizzarla, magari con le mie forze, per fare un dono al mio pubblico e ai giovani”