NEL 202627 ott 2025

Renato Zero, il tour: "Vi sorprenderò davvero, vi farò vedere i sorcini verdi!"

L'artista si è espresso sul nuovo album "L'OraZero", definendolo un modo per esorcizzare alcune paure. Sul disco composto da 19 tracce, ha aggiunto: "L’artista di solito è l’ultimo ad abbeverarsi alla fontana, stavolta invece ho bevuto il primo sorso. Sono 19 sorsi"

L’OraZero” è giunta anche al Radio Italia Music Place o meglio, è arrivato Renato Zero in carne e ossa. Fresco di album e in attesa del tour al via il 24 gennaio 2026, l’artista ha parlato dei suoi progetti ai microfoni di Mauro Marino e Francesca Leto.
Cosa ci racconta il brano “Voglio regalarti un avvenire”?
Tutto l’album verte a cercare delle risposte e uno dei brani più identificabili, nella misura di un percorso, di un artista, di un umano e soprattutto del nostro tempo, è “Ascoltati”. Perché siamo abituati a vedere immagini al telegiornale che sembrano tratte da un film dell’orrore. Una guerra assurda che non ha alcuna ragione di presentarsi… E già c’è una guerra dolorosa e difficile che è quella che portiamo avanti individualmente contro il tempo, i mali, la solitudine. Il nocciolo dell’album è il sussurro che come un campanello mi è risuonato, un’urgenza di esorcizzare queste paure. Questo disco è come un armadietto del pronto soccorso a cui attingi per i malanni. Mi sono fatto un favore personalmente: l’artista di solito è l’ultimo ad abbeverarsi alla fontana, stavolta invece ho bevuto il primo sorso. Sono 19 sorsi.
19 sono tante canzoni per un album...
Non era considerato come un triangolo! Mi sono in qualche modo soffermato sull’urgenza, mi sono seduto tra il pianoforte e il foglio bianco e ho cominciato a sciorinare queste ipotesi, queste stimolazioni e questo percorso è andato avanti quasi a mia insaputa; mi sono ritrovato ad aver realizzato un certo numero di atmosfere e provocazioni e mi sono anche posto la domanda di fare un doppio album o no. Di questi tempi però sappiamo che la vita non è così generosa con nessuno, anche se vediamo vetrine luccicanti e vediamo ostentare la ricchezza. Ho detto “non voglio approfittare della bontà del pubblico, mi perdonerà se è praticamente un doppio album”.
Come mai, soprattutto sui social, si vede tutta questa ostentazione secondo te?
Secondo me è una sorta di volersi in qualche modo proteggere dai giudizi. Ciò che hanno di feroce i social è il giudizio. Ho letto giudizi su persone assolutamente indifese, c’è una crudeltà disarmante. Mi dispiace tanto per queste persone che insultano, perché non hanno conosciuto l’amicizia o l’amore. Questa esternazione così violenta purtroppo trova tanto consenso in giro. Non è tanto il soggetto che si pone a manifestare l’orrore, ma orribili sono quelli che se ne stanno lì e godono.
Mi riallaccio a un pensiero: la cosa sorprendente è che il pubblico non è mai stornato. Perché succede una magia straordinaria che non succede più nelle piazze: quando si andava in piazza, quando ci si trovava lì, c’era sempre chi per esempio aiutava la mamma con il bambino: questa unità che si crea permette che il personaggio che non è intonato lo diventi, perché viene trascinato dagli altri. Miglior collante della musica non esiste. Faccio un applauso a tutto il pubblico del mondo. L’unione fa la forza!
Anche la durata dei brani è sopra la media: durano tutti più di 3 minuti
Quando è breve gatta ci cova... 
Tra un po’ tornerai ad abbracciare il pubblico con “L’OraZero in Tour”
Sì ragazzi state in campana, perché stavolta vi sorprenderò davvero, vi farò vedere i sorcini verdi! In generale chi fa questo lavoro, una buona messa in scena di un concerto, se hai un bravo scenografo, un costumista, tutta la squadra, diventa la norma. Invece faccio tutto io. Non lo dico per screditare queste professioni, ma perché ho la necessità di essere quello che firma un risultato, perché in tutte le cose che faccio si capisca che è casa mia quella. Anche per evitare la sonnolenza di demandare agli altri le cose.
Tu ti sei sempre occupato di tutti gli aspetti dei tuoi lavori
Sì, però a volte con la maturità, penso che se mi facessi mettere da qualcun altro un abito, andrebbe bene ugualmente. Poi sono anche stato qualcuno che ha spiato e goduto di certi professionisti, mi sono compiaciuto tante volte di essere spettatore di me stesso, di guardare altri che lavoravano per la mia salute artistica.
Le date del tuo tour sono tante, ma manca Milano!
Che tasto dolente! Io ho scritto una canzone che diceva “basta con i cantanti già siamo in tanti”… Il problema è uno: bene che si cresca, che uno abbia la possibilità di andare a occupare un forum, però le richieste sono diventate esorbitanti e gli impresari sono famelici e questi spazi vengono fermati mesi e mesi prima. Non è come a calcio che ti smarchi quello dell’altra squadra, qui è anche questione di fortuna e tolleranza. Comunque, Milano non scappi!
Fuori onda parlavamo della salute della musica attuale e di come tu, nella tua carriera, hai osservato gli altri
Sì, l’esperienza è la madre di tutte le arti e di una crescita importante. Mentre parlavamo mi è venuto di ricordare Giorgio Armani. Era un soggetto come me: per lui l’asola, la cuciturina doveva essere precisa… Ciò che manca nel nostro Paese sono gli esempi, i grandi esempi. Vorremmo vedere persone che amano quello che fanno e non che siano costretti a farlo. I giovani si stanno perdendo, perché anche a casa non c’è più il focolare di una volta, siamo tutti sparpagliati. La vita è sempre più cara e sempre meno generosa. Si arriverà mai al punto in cui non dovremo passare la vita a lavorare senza accarezzare nessuno?
Abbiamo una domanda dai social: se tu potessi parlare a Renato ventenne, cosa gli diresti?
Torna a casa, Lassie! No, gli direi “non ti allontanare troppo, rimani sul pezzo. Non pensare di cambiare rotta”. Io in certe cose l’ho bloccato, essendo lo Zero metodico, però lui è stato carino a starmi sempre affianco e a supportarmi, anche se a scuola prendeva pochi punti perché gli insegnanti non l’hanno capito.
Quindi aggiungerai Milano?
Milano sarà l’exploit degli exploit! Vi rammento una cosa bellissima: tanti anni fa, fissai l’Odeon, che era ancora solo teatro, e i biglietti non si vendevano come oggi, perché Renato non era ancora conosciuto. Io avevo il cavallo bianco che mi accompagnava in “Zerofobia” e con quello ci siamo fatti 10 giri di Piazza del Duomo: anche se di cartapesta, alla fine il cavallo non ce la faceva più! E così abbiamo riempito il teatro.
E stavolta con cosa arriverai ai concerti?
A piedi!

Intervista a Renato Zero (27/10/25)