News25 nov 2020

Renato Zero: “Grazie a Zerosettanta, chi non mi conosce mi capirà”

In diretta su Radio Italia, presenta il Volume 1: “È la partenza di un nuovo viaggio”

Dopo l’arrivo dei Volumi Due e Tre, Renato Zero è pronto a lanciare il Volume Uno di “Zerosettanta”, la trilogia che celebra i suoi 70 anni. La terza parte del progetto arriverà tra un paio di giorni, venerdì 27 novembre, ma Renato la presenta in anteprima a Radio Italia: in diretta con i nostri Mauro Marino & Manola Moslehi, racconta com’è nato questo triplo album in piena pandemia, ma parla anche di amore e famiglia.
Con i tre volumi di “Zerosettanta”, ci hai regalato 40 canzoni in 3 mesi.
Ho passato un momento interessante della mia vita per via della pandemia: il fatto di essermi applicato a scrivere questo lavoro durante l’isolamento mi ha favorito nella ‘riesaminazione’ di certi rapporti e mi ha permesso di guardare alle cose che avevo fatto e a quelle che mi stavo accingendo a fare, pensando a un futuro senza questa incombenza del Covid. Questo è stato un periodo di analisi del mio stato e della mia consistenza: anche l’auto-critica è sempre ben accetta, perché aiuta a sentirsi meglio nella vita e ci induce a chiedere a noi stessi sempre di più.
Hai inaugurato il viaggio di “Zerosettanta” il 30 settembre, giorno del tuo 70esimo compleanno. Come mai hai deciso di dividere questo progetto in 3 volumi?
I volumi sono nati da un’esigenza di spazio, perché avevo scritto talmente tanto e ricevuto belle sollecitazioni dai colleghi che tutto in un solo CD non ci stava. Il fatto di aver frammentato questo lavoro è stata una mia proposta evitare di essere un po’ assillante nei confronti del pubblico. Questa diluizione mi ha poi permesso di fare un controllo dei costi per il pubblico: l’operazione è stata molto apprezzata anche per questo tipo di assetto. Sono contento di non essere pesato più di tanto: è un volume che fa piacere avere, è un volume di vita. Chi non conosce Renato, forse riuscirà a comprenderlo di più con ‘Zerosettanta’.
Come le due precedenti uscite, il Volume Uno doveva arrivare il 30 del mese, ma è stato anticipato al 27 novembre. È una scelta casuale o mirata?
Tutto dipende da un fatto organizzativo con la distribuzione. Non c’entro in questa scelta, ma penso che una buona parte del mio pubblico sarà più contenta di ricevere il Volume Uno con anticipo.
“L’amore sublime”, uno dei singoli estratti da “Zerosettanta”, parla di un amore difficile da raccontare.
Noi abbiamo sempre destinato all’amore un ruolo quasi a senso unico; invece penso che, se lo osserviamo attentamente, è un sentimento che si adatta a molte più circostanze ed esigenze. Pensare che l’amore sia soltanto destinato a un ruolo quasi solo fisico mi sembra ingiusto e limitativo, perché va dall’infanzia alla vecchiaia.
A questo punto, c’è un’incursione del Presidente ed Editore di Radio Italia, Mario Volanti, che ci tiene a ringraziare in diretta Renato Zero per averci donato tutti questi inediti in così poco tempo.
Sono miracoli della natura che avvengono! Io devo ammettere che l’imprevedibilità è il mio ‘Vangelo’. Mi sono svincolato dalle Major proprio per non stare sempre con il calendario in mano: l’occasione la fa il buon repertorio e l’intenzionalità di regalare cose preziose. Bisognerebbe essere sempre consapevoli che, quando usciamo con qualcosa, dev’essere il lavoro che il pubblico si merita.
“Adesso sarà un problema imparare tutte queste canzoni a memoria!”, ribadisce Mario Volanti
La pandemia è una delle tantissime ragioni che mi hanno spinto a realizzare questo progetto di 3 CD, perché mi rendevo conto che avremmo dovuto subire questo distacco e quindi utilizzare il tempo per cose che ci avrebbero reso meno doloroso il periodo. 40 canzoni penso siano un ‘cibo’ meraviglioso per la ‘mensa’ del pubblico.
Riprendono la parola Mauro & Manola, che si soffermano sull’ultimo capitolo della trilogia “Zerosettanta”. Se il Volume Due era quello delle sorprese e della sperimentazione, il Volume 1 cosa rappresenta?
Lo dice il numero stesso, è la partenza di un viaggio umano e professionale interessante, perché abbiamo in chiesto album hanno suonato grandi interpreti ed esecutori della musica: questo progetto si avvale anche di queste collaborazioni e di quattro produttori. È stata l’occasione per riaffermare il concetto che la musica va suonata, eseguita e condivisa con altri musicisti: anche le produzioni e gli arrangiamenti devono essere rispolverati per fare in modo che si esprimano anche quei professionisti che adesso stanno ‘in panchina’.
Nel testo di una tua canzone, c’è anche una frase dedicata proprio alle maestranze e a tutte le persone che sono ferme in questo periodo.
Siamo una famiglia molto numerosa. Quando arrivo in camerino, nei miei spostamenti in tour, provo conforto nel vedere le loro facce e le loro presenze, sono parte fondamentale di questa rigenerazione. Quando si arriva all’ultimo concerto, è sempre un addio, perché è bello condividere la stessa atmosfera e le stesse sensazioni.
Come mai, invece di andare in ordine numero, sei partito dal Volume Tre fino ad arrivare all’Uno?
Perché il pubblico va rispettato, il ‘popolo’ è sovrano. Ogni mio spettacolo parte sempre con il conto alla rovescia ‘tre, due, uno... Zero!’. Anche in questo caso, quindi, ho rispettato la consuetudine.
Nelle 3 differenti copertine di “Zerosettanta”, Valeria Corvino ti ha disegnato mentre guardi in direzioni diverse. Cosa simboleggiano?
Che non mi frega nessuno! Ovunque si nasconda, l’amico o il nemico è sempre ‘sotto tiro’. In realtà, è solo un vezzo grafico: saluto Valeria, un’artista eccezionale e una pittrice straordinaria.
Il Volume Uno si apre con “Amara melodia”, una richiesta di scuse alla “Signora Melodia”.
Sì, perché l’abbiamo un po’ trascurata ultimamente: abbiamo proprio fatto un torto all’armonia, la ‘sorella maggiore’ della melodia. C’è il concetto di avere tralasciato il valore assoluto della penna italiana, privando il mondo della nostra tradizione migliore. Abbiamo ‘abdicato’ e rinunciato a questo vantaggio per andare a fare cose che, forse, americani e inglesi fanno molto meglio di noi.
“C’è” è il tuo nuovo singolo, che ha un titolo breve ma molto intenso...
Puntualizzare la presenza dell’amore oggi è un’esigenza primaria, specialmente per l’errata collocazione dell’amore nelle questioni personali: o diventa una sorta di cerotto e palliativo alle nostre sciagure, oppure lo andiamo a collocare solo nella posizione inerente all’attività sessuale. L’amore è un sentimento che vuole stare in tutti e comunicare la propria duttilità, che sa essere ogni cosa in qualunque momento. È grandissimo e racchiude tutti gli altri buoni sentimenti come l’amicizia: molte coppie intelligenti, infatti, salvano l’amore trasformandolo in amicizia. E poi la consumazione dell’amore nella sua forma fisica è come lo yogurt: ha una scadenza. In questo brano, quindi, parlo di un amore universale.
C’è anche un pezzo in cui tu “accarezzi” le tue nipotine...
Ho sempre tenuto a separare la mia vita pubblica da quella privata. Però ci sono dei momenti e dei frangenti in cui non si può prescindere: la felicità che si prova ad essere nonni è talmente incontenibile che non può essere recintata negli spazi privati e unici. Questa soddisfazione deve essere comunicata e condivisa. Avendo questo album la caratteristica di raccogliere emozionalmente i miei momenti e le mie diverse facce, le mie bimbe dovevano entrarci. È un omaggio dovuto.
Hai qualche idea sul tuo ritorno live?
Dipende da questo virus e dalla volontà di rigare ‘dritti’ tutti. Questo fatto di vivere a ‘tozzi e bocconi’ è una soluzione triste e, per certi versi, pericolosa. Se dobbiamo fare un sacrificio, facciamolo una volta per tutte: sacrifichiamo parte del nostro tempo per allontanare questo mostro. Quanto tutto questo finirà, Renato non si farà trovare sprovveduto!
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