Iniziamo da Sanremo. Raffaele è titubante sull’ipotesi di tornare in gara. Dice: “Non lo so. Oggi tutti vogliono essere in gara. A Sanremo iniziò Baglioni a cambiare una formula che era quella di riuscire a portare un po’ di artisti che erano nel mainstream attuale. Poi sono stati bravi anche i suoi successori a mantenere questa formula e questo consente di avere alta la soglia dell'attenzione su Sanremo, che è un po’ diventato un imbuto, perché poi tutti vogliono entrare lì, in quell’imbuto e a sgomitare. Mettiamola così, cercherò di fare Sanremo se sarò in grado di presentare una canzone per la quale mi debba sentire bene”.
Allo scorso Festival, Raf ci aveva svelato che stava lavorando a un disco di inediti, dopo tanto tempo, da far uscire nel 2026. “Mi devo prendere i miei tempi certi”, racconta lui con molta franchezza che poi aggiunge: “Non voglio scrivere canzoni che durano, se va bene, l'arco di una stagione. Spero veramente di rispettare i tempi. Lo sto facendo, sto facendo il massimo che posso fare e incrociamo le dita”.
Una canzone che ha resistito al passare del tempo è di certo “Infinito”. Gli abbiamo chiesto se una canzone che dura quasi 5 minuti resisterebbe alla frenesia di oggi: “Io penso che oggi scrivere una canzone che dura più di 4 minuti è un problema anche per i discografici, ma anche per chi deve in qualche modo fare ascoltare questa canzone. Forse non è il caso di Radio Italia, anzi, sono sicuro perché le canzoni le fa ascoltare fino in fondo, anche quelle più lunghe. Molti giovani adottano il sistema Tik Tok. Dopo 1 minuto passano ad un'altra canzone. Che posso dire? Io preferisco godermi la musica con i tempi giusti e, nel caso dovessi scrivere canzoni nuove, non voglio lasciarmi prendere troppo da queste restrizioni. Devo in qualche modo sentirmi libero di scrivere una canzone così com’è nel mio stile”.
Una canzone nello stile di Raf è “Self Control”, brano che compie 40 anni festeggiati in tour. Rispetto a giovani di oggi che vivono quel tipo di successo, decidendo di fermarsi, Raffaele ha cavalcato l’entusiasmo per reggere la pressione. “40 anni fa iniziava tutto con un brano in lingua inglese, ma poi io ho voluto scrivere canzoni italiane con l'entusiasmo di un ragazzino. Questo entusiasmo, poi, ha fatto sì che queste canzoni, anche a distanza di tempo, molte persone non si siano stancate di ascoltarle”, racconta.
Infine, lui è uno di quelli che hanno visto i concerti prima e dopo l’avvento degli smartphone. Il suo parere su chi passa il tempo di un live a farsi i video è abbastanza netto: “Ci si fa l'abitudine e devo dire che in questo caso, spesso, è una cattiva abitudine. Io lo dico sinceramente, se non se non dovessi in qualche modo comunicare con i fan non avrei neanche i social”.