OSPITE DEL SUZUKI STAGE 11 feb 2025

Raf e il consiglio ai giovani artisti: “Amate la musica, non il successo”

Anche nel 2025, l’artista festeggerà i 40 anni di “Self Control” e di carriera. Intanto, è pronto a inaugurare il palco esterno di Piazza Colombo

Non solo gli artisti in gara. Al Fuori Sanremo, è passato anche Raf, l’ospite che avrà l’onore di inaugurare il palco esterno di Piazza Colombo. A poche ore dalla sua esibizione nel corso della prima serata, l’artista si è raccontato ai nostri conduttori Giuditta Arecco e Marco Falivelli, regalando consigli preziosi ai giovani artisti protagonisti del Festival. Ecco il testo dell’intervista:

Abbiamo appena visto la versione stupenda di “Cosa resterà degli anni ‘80” che ci hai regalato al tuo ultimo RADIO ITALIA LIVE. Che live incredibile!
È stato un live sensazionale! Io e i miei musicisti ne parlavamo anche in questi giorni. C’è da dire che Radio Italia ha raggiunto un livello di perfezione nella tecnica davvero altissimo. Quando metti a disposizione un palco del genere, dove tutto è perfetto, cantare e suonare è un piacere, un godimento.

Raf - COSA RESTERÀ DEGLI ANNI '80 (Radio Italia Live 31/01/25)

Al tuo RADIO ITALIA LIVE, abbiamo visto da vicino la passione del pubblico che ti segue da quarant’anni! Hai curato con costanza la tua fanbase, o come si direbbe adesso la community. Puoi darci il tuo punto di vista su questo aspetto...
Sì, io posso contare su un certo numero di persone che se non dagli anni 80, dai 90 e dai 2000 sono assidui frequentatori dei miei concerti. Li riconosco. C’è gente che si prende le ferie per tutte le date del mio tour.

Immagino che qualcuno si sia preso le ferie per il tour nei teatri di novembre... 
Nei teatri proseguiranno i festeggiamenti dei quarant’anni di “Self control”, il mio primo successo, e in generale della mia carriera!

Poco fa c’era come nostra ospite Maria Tomba, in gara tra le Nuove Proposte, e ci è venuto questo pensiero: non è detto che capiti una cosa del genere come è successo a te, ovvero di fare successo con la prima canzone. Se non si dovesse imbroccare alla prima, che consiglio ti senti di dare?
Di solito non accade alla prima. Il consiglio è quello di amare la musica, essere focalizzati e amare profondamente quello che stai facendo. Tutto il resto viene dopo, è un contorno, un accessorio. Dagli anni ’90 in poi c’è gente che non ha avuto difficoltà a dire: “Voglio diventare famoso”. Facendo così trascuri la cosa più importante: se usi la musica per diventare famoso fai un processo inverso. Solo se ami la musica puoi salvarti nel momento in cui il successo non arriva. Anche quando il successo arriva, puoi stare bene con la tua musica.

Dopo questa risposta, ti facciamo questa domanda: il Festival di Sanremo è la grande festa della musica leggera, che non significa fatta con leggerezza. Secondo te, l’edizione di quest’anno è lo specchio della musica pop attuale?
Fare le cose con leggerezza è utile e non è sempre sinonimo di stupidità: questa cosa l’abbiamo imparata negli anni ’80. Prendersi sempre e troppo sul serio è sbagliato. Il Festival dovrebbe rappresentare tutto il mainstream, ma con l’avvento delle piattaforme digitali si è creata un po’ di confusione. Non si riesce mai a rappresentare in toto il panorama della musica attuale. Anche 29 artisti non sembrano abbastanza, perché c’è tantissima roba che puoi trovare sul web o in radio. Forse non è mai abbastanza.

Stasera sarai ospite del palco esterno di Piazza Colombo, ma torniamo indietro nel tempo. Nel 1987 hai partecipato come autore della musica e hai vinto (“Si può dare di più” ndr.) L’anno dopo, quando hai cantato “Inevitabile follia” al tuo primo Festival vero e proprio, avevi meno di trent’anni. Per i giovani la pressione era più alta in passato o adesso?
Oggi vedo i giovani più preparati alla gara rispetto alla nostra generazione. L’epoca dei talent li ha forgiati. Vivono il palco di Sanremo con più naturalezza. C’è comunque tensione, ma in passato era diverso. Basta pensare agli anni Sessanta e al dramma di Luigi Tenco. Io, a distanza di anni e dopo aver fatto quattro Sanremo, sento sempre un po’ di agitazione. È un fatto psicologico.