CONFERENZA STAMPA30 nov 2022

Pinguini Tattici Nucleari, Fake News: “Portiamo lo stendardo delle band”

La presentazione del nuovo album, i concerti negli stadi, le loro paure, le parole su Måneskin e Max Pezzali

Il nuovo album dei Pinguini Tattici Nucleari “Fake News”, in uscita il 2 dicembre 2022, corona un “percorso incredibile”: “In un mondo in cui le band stanno scomparendo, noi portiamo avanti questo stendardo”, spiega il cantante Riccardo Zanotti in conferenza stampa a Milano, “Ne siamo fieri. Facciamo una musica pop atipica che aspira a diventare generazionale”. Ed è una musica “quasi di nicchia” che riempie gli stadi: sono oltre 300mila i biglietti già venduti. Gli spoiler sui concerti, le parole su Måneskin, Max Pezzali e Bresh, la pandemia e le paure: ecco tutto quello che sappiamo sul gruppo bergamasco.
IL NUOVO ALBUM. “Fake News” nasce quest’estate a Cattolica, durante le chiacchiere in una delle attese della vita da band tra spostamenti, alberghi e concerti. “Volevamo fare un album vero e autoreferenziale in certi punti, come la prima canzone del disco ‘Zen’: parla di come sia difficile a volte fare questo lavoro, soprattutto per le pressioni esterne, anche se siamo privilegiati”, spiega Zanotti che di solito porta le idee germinali da rielaborare poi tutti insieme: “Abbiamo riscoperto la dimensione dello studio in questo album, prima indugiavamo sugli arrangiamenti in sala prove, ora lavoriamo molto di più in studio d’incisione, è l’album per cui abbiamo passato più tempo in studio di sempre, anche perché per il Covid in certi periodi non c’era modo di vedersi in sala prove”.
È stato un album “difficile”, ha richiesto molto tempo, la prima canzone è nata circa un anno e mezzo fa e i brani hanno vissuto “gestazioni e rimescolamenti”: “Quindi è un disco maturo, non marcio. Ci sentiamo ancora dei ragazzini, però ci rendiamo conto che ora abbiamo una manualità in studio, ci mettiamo tanto tempo a fare le cose perché ci sono dibattiti, idee, confronti. Questo può allungare il processo ma alla fine aumenta la gioia quando il progetto esce”.
“C’è anche un po’ più di rock”, aggiunge il chitarrista Lorenzo Pasini, “Il nostro sforzo è teso a fare la miglior canzone possibile, anche perché sappiamo che con il tempo che passa e con i live negli stadi la nostra musica arriverà sempre a più persone”. Anche Riccardo sottolinea la loro nuova consapevolezza: “Le aspettative delle persone un po’ ci spaventano, io sono uno che legge abbastanza i commenti e le opinioni della gente. Per noi il pubblico è sempre stato fondamentale: cerchiamo di creare interesse ed ‘engagement’, anche fisico, sotto al palco”.
“Nei testi ci sono più piani di lettura, riferimenti, battute che hanno un significato solo per noi. Le persone poi magari da fuori danno altri significati a quella stessa parola. Questo per noi è continuare a divertirci dopo anni”, afferma il cantante. In effetti, anche per l’uscita del nuovo album, è stata organizzata un’iniziativa speciale: una vera e propria mostra aperta al pubblico, dal 2 al 4 dicembre a Ride Milano, un’esperienza immersiva in cui l’allestimento di ciascuna sala racconterà un brano del disco.
LE CANZONI. Nella tracklist ci sono brani di solitudine legati ai lockdown come “Hikikomori”, parola giapponese per indicare chi si rinchiude in se stesso evitando ogni contatto. Questo pezzo racconta come una coppia si è trovata a vivere l’isolamento della pandemia: “Il problema è come si sta insieme, bisogna ripensare la competizione, ma la soluzione è proprio nello stare insieme”, dichiara Zanotti, “Per noi, come band, l’aspetto comunitario è prioritario. Pensiamo che i problemi e i dolori della vita si affrontano insieme. Ci piace l’idea che un 14enne veda una band e voglia fare la stessa cosa. La pandemia per noi è stata micidiale: siamo stati preda dello sconforto”.
“A noi piace entrare in contatto e toccare le persone”, dice il tastierista Elio Biffi, “In ‘Non sono cool’ ci sono riferimenti all’estetica ostentata a volte nel mondo del rap, per noi invece bisogna fare bene il proprio lavoro. Qui ci sono tanti pezzi, 14, è un album vario. Alcune tracce strizzano l’occhio a modi di fare musica diversi dal pop tradizionale: ci sono brani up-tempo, canzoni più complesse per raccontare sprazzi della nostra società contemporanea o della nostra generazione come ‘Cena di classe’ che chiude la tracklist”.
LE FAKE NEWS. In estate si è diffusa la presunta notizia che Zanotti avrebbe lanciato una carriera solista, sarebbe andato da solo in alcuni eventi e che la band si sarebbe sciolta: è partito un flusso di bufale che si auto-alimentavano. “Quel momento è stato brutto”, spiega Riccardo, “Ero in vacanza e dovevo rispondere a tutti per chiarire che erano falsità”. Così però poi è nato il titolo del nuovo progetto.
“Le fake news sono come una droga”, continua, “Possono essere infinite e condizionare la realtà, ma la verità è una. Certe persone, e soprattutto chi ha potere, provano piacere a diffondere bufale. Tutti possiamo essere prede delle fake news, la consapevolezza è la cosa più importante: il mestiere dei musicisti e dei giornalisti è importante da questo punto di vista. Ogni cosa che raccontiamo avrà conseguenze: ‘Ricordi’ ad esempio nasce leggendo un articolo su un farmaco che sembra dare speranza a tante persone nel mondo. Vogliamo maturare e al contempo essere sempre in movimento, tipo panta rei, una panta band. Abbiamo paura di non riuscire più a stupire e di dover un giorno ‘scendere’, perché le carriere vanno e vengono: questo disco vuole esorcizzare quelle paure. Ho molta paura anche quando faccio stage diving, ora è una filosofia di vita, lo facciamo ad ogni concerto. E’ nato tutto in un piccolo concerto tanti anni fa”.
IL TOUR. “Fake News” sarà presentato live in dieci date negli stadi, dopo i fulminei sold out all’Olimpico di Roma e a San Siro a Milano. “La nostra dimensione è quella dei concerti”, afferma Riccardo, “Lavoriamo in squadra con casa discografica e booking per arrivare a quel risultato. Ci può essere incredulità di fronte al fatto che suoneremo negli stadi ma fanno fede i numeri dei biglietti”. Le prevendite sono straordinarie: sono oltre 300mila i biglietti su una disponibilità di 430mila e ci sarà un debutto da circa 45mila fan al Parco San Giuliano di Mestre a Venezia il 7 luglio 2023.
Zanotti anticipa più di qualcosa sullo show che stanno preparando: “Non ci aspettavamo di fare un tour del genere, stiamo costruendo idee che possano portare il live ad essere un’esperienza narrativa, per raccontare qual è stato il nostro percorso: il furgone del brano ‘Dentista Croazia’ esiste ancora, quindi si può pensare di descrivere la nostra storia dal punto di vista del furgone. A un certo punto puzzava e abbiamo dovuto lasciare quel furgone a malincuore. Vogliamo dare un’anima alle cose, alla Dostojevski, sul palco. A proposito di ‘Ringo Starr' pensiamo alla DeLorean, per ‘Cena di classe’ potrebbe esserci una sorta di momento che ci veda riuniti attorno a un tavolo, come in ‘Quattro amici’ di Gino Paoli. Sul palco ci scambieremo i ruoli, tra strumenti e voci, i fan apprezzano questa attitudine”.
Naturalmente ci saranno degli arrangiamenti ad hoc per gli stadi: “Facciamo due mesi di prove ogni giorno, ci sono momenti in cui parliamo solo di idee dal mattino alla sera, Simone (il bassista, ndr) non li sopporta, lui vuole suonare”. La band spiega perché all’inizio non pensava di entrare in una major: “Non conoscevamo la dinamiche milanesi delle major, volevamo costruire qualcosa di nostro. Siamo arrivati a fare mille paganti senza ufficio stampa. Non avevamo neanche un’etichetta indipendente né un agente, vendevamo i dischi ai banchetti da soli. Elio contrattava gli ingaggi. Ci scrivevano i giornalisti su Facebook e noi rispondevamo, ci sembrava normalissimo, pensa che scemi”.
L’estero non li attrae particolarmente per ora: “A Londra facevo il turnista”, ricorda Riccardo, “Non so se in Inghilterra i Pinguini sarebbero potuti crescere come band. Lì all’inizio servono ‘sghei’, soldi. Io sono figlio di una famiglia di muratori. All’inizio, con i primi concerti, mettevamo tutte le entrate in una cassa comune”. “Il nostro progetto è molto italiano, citando la serie Boris”, scherza Elio, “Potrebbe essere difficile trasferire i riferimenti dei testi in un altro contesto linguistico”. “Rimarremo sempre i ragazzi della porta accanto, con umiltà, ci sentiamo carichi di responsabilità e con i piedi per terra”, aggiunge il chitarrista Nicola Buttafuoco, “Nessuno di noi si monta la testa, ci piace lavorare giorno per giorno, nei prossimi mesi lavoreremo alle date live”,
“Viviamo sempre da dove venivamo. Bergamo è una medicina. L’etica è sempre quella del lavoro. Finché va bene, noi lavoriamo sempre di più” aggiunge Zanotti, mentre Elio chiosa: “Il divismo è lontano da noi e dalla nostra terra, non c’è nessuno che esagera e ostenta”.
LA MUSICA ITALIANA. Nel disco ci sono riferimenti al panorama nazionale: “La Trap ha rivoluzionato il contesto dopo anni”, afferma Zanotti, “Come accade a tante sottoculture e come è successo un po’ al rock’n’roll, essendo generi con un codice ristretto, è difficile rinnovarsi. Poi ci sono artisti come Bresh che hanno trovato una loro poetica e riescono a suonare sempre nuovi. “Con i Måneskin c’è una forte stima perché siamo entrambe band anche se facciamo cose diverse, ci siamo visti diverse volte, abbiamo parlato, ascoltiamo i nostri brani reciproci, loro hanno una parte legata all’immagine e all’estetica più forte. Non c’è astio, anzi. Ci sono modi diversi di concepire la musica”.
La band, che a sorpresa viene dal Prog in stile PFM, ha detto tanti no: “Il mito è colui che non si compromette, come Achille, è incorruttibile, è quasi un dio”, spiega Riccardo, “La gente da fuori si aspetta che tu non ti comprometta. Per questo abbiamo dovuto dire tanti no: brand, televisione, recitazione, fare gli influencer… Nella musica fare altro non è troppo ben visto, è come se togliessi verità al discorso, ti fa perdere verve. Per il momento ci sentiamo di fare solo questo e mettere la nostra professionalità al servizio della musica, senza maschere: ‘Non sono cool’ lo spiega bene. Ieri ero al concerto di Max Pezzali: è un esempio di come puoi essere te stesso e far cantare tutti dopo 30 anni; si veste come vuole, non gliene frega nulla. A un certo punto ha detto ‘Ho la patta aperta’, perché lui è così”.