News27 mag 2016

Pelé a Radio Italia: il mango come pallone da calcio e la promessa al papà

Ieri a Milano c'è stato il red carpet del film sulla sua vita

Il calciatore del secolo, l'atleta più famoso nel mondo, è stato intervistato più di qualsiasi altra celebrità, lui ha scelto Radio Italia, The King, Il Re, O' Rey, Pelé”. Con questa presentazione, Daniele Bossari ha accolto Pelé nel nostro Auditorium per l'intervista esclusiva legata al film sulla sua vita, di cui Radio Italia è radio ufficiale.
Sono emozionato, questa è una di quelle interviste che ti segnano la vita. Pensate che in Nigeria, durante i tempi della guerra con il Biafra, è stata segnata una tregua per permettere a entrambe le fazioni di vedere giocare Pelé.
È un grande onore essere qui, in Italia, ed essere qui in questo programma. A proposito di ciò che hai detto sulla Nigeria, è vero che hanno dato un armistizio. Peccato che sia durato solo un giorno, quando siamo ripartiti, hanno ripreso a farsi la guerra. Non siamo riusciti a fermarla definitivamente".
Come mai ha scelto questo film tra le tante richieste che le sono pervenute?
È molto importante per me. Poche persone conoscono le mie origini, la mia vita prima della vittoria del Mondiale 1958. Questo è stato il motivo più importante per la scelta di fare questo film”.
All'epoca il calcio rappresentava non un business ma l'intera vita, l'immagine della nazione poteva dipendere dall'esito di alcune partite. La storia parte dalla disfatta del Brasile nel 1950, dalle lacrime del padre di Pelé e dalla promessa di Pelé: 'Un giorno vincerò la Coppa del Mondo'.
In quegli anni non c'erano le tv, solo radio sgangherate attraverso cui i grandi ascoltavano le partite. Nell'occasione della finale mondiale persa nel 1950, mio padre stava ascoltando la partita insieme ad alcuni amici e a un certo punto è calato il silenzio. Li ho visti piangere e ho detto a mio padre: 'Tranquillo, la vincerò io per te la Coppa del Mondo'”.
Nel film si vede che lei impara a giocare con i frutti del mango, bisogna veramente avere una sensibilità incredibile nel piede...
Quando ero piccino, visto che avevamo problemi economici e non c'erano soldi per acquistare un pallone da calcio, ci siamo ingegnati e giocavamo con quello che c'era. Il mango, le arance, altri frutti...".
Oggi è ancora possibile per i ragazzini, che giocano a piedi nudi con palloni fatti di stracci, sognare di diventare campioni mondiali?
Sì, credo sia possibile. Ovviamente ci sono differenze, i ragazzi di oggi non sono più costretti a giocare per strada”.
Una cosa che mi ha colpito è la bellezza, in una scena durante la finale, del telecronista che nota che i giocatori brasiliani cominciano a sorridere in campo perché si stanno divertendo. Questo è dovuto allo stile brasiliano, la Ginga. Qual è la filosofia che sta dietro questo modo di giocare tipico dei brasiliani?
È nata quando, per strada, accompagnavamo i nostri tiri, i dribbling e i lanci al suono della musica che ascoltavamo. La Ginga è movimento, come fosse una danza”.
È ancora così netta la differenza tra la Ginga brasiliana e il modo di giocare europeo o le cose si sono contaminate?
Direi contaminate. In realtà ogni Paese ha il proprio stile, è difficile tirare fuori la Ginga quando il gioco è più chiuso. Oggi uno può studiare i suoi avversari e prepararsi”.
Una delle domande che le hanno fatto di più nella sua vita, un altro record... Come nasce il nome Pelé e perché in Brasile sono così importanti i soprannomi?
Difficile spiegare perché ci sia questa tradizione dei nomignoli. Quando sono nato, è arrivata anche la luce. Per questo mio padre e mia madre mi hanno chiamato Edson in omaggio all'inventore Thomas Edison. Quando ho cominciato a giocare a calcio per strada, un giorno hanno iniziato a chiamarmi Pelé e io ero arrabbiatissimo perché io mi chiamavo Edson. Ho fatto a pugni con tutti per questo motivo, anche a scuola dove sono stato sospeso. Ho sempre pensato che Pelé fosse un nome più brutto di Edson, oggi invece lo accetto”.
C'è qualche artista di musica italiana che le piace?
Mi piace molto la musica, anche comporla. Però, visto che non parlo italiano, mi riesce difficile capire la musica italiana”.
Nel film c'è il tema del riscatto, dalla disfatta del 1950 alla rivincita del 1958. Come si fanno a vincere i momenti di sconforto e le grandi delusioni?
Difficile spiegare come. Le motivazioni erano forti, il fatto di voler rendere felice la mia famiglia e di stare con la mia squadra. Forse, con queste motivazioni, superare una difficoltà è anche più semplice. L'importante è credere in se stessi e rispettare sempre gli altri”.
 

Intervista a Pelè