Mi sono vista una pistola puntata in faccia. Ho tra le mie mani il cd “Kill karma La mente è un'arma”: se togliete il booklet come faccio io per leggere testi e guardare le foto e poi togliete anche il cd, che inserite nel lettore di casa o della macchina, troverete Nesli che punta un'arma, ma solo per uccidere il karma. Sei di un credibile, se mi dicessero che è la locandina della nuova versione di “Serpico” interpretata da Nesli ci crederei... “C'è una punta di menzogna: io ho sempre sognato di fare l'attore e di farlo per un determinato tipo di cinema, alla Gomorra. Mi hanno detto: 'Nel set fotografico proviamo a fare anche uno scatto per proporti', ma in realtà erano le foto per il cd. Mi piace l'attenzione, che non è da tutti, di guardare e sollevare il disco, perché anche la grafica racconta un contenuto. In quest'era di digitale il repack può sembrare strano ma è la volontà di raccontare qualcosa in un disco”.
È indubbio che i tempi dell'industria discografica si siano accorciati, ma è bello e giusto che artisti come te si prendano tutto il tempo per spiegare chi sono altrimenti sfuggono i concetti... “Questa cosa di accorciare tempi, investimenti e spazi è dovuta al fatto che noi per primi accorciamo la nostra capacità di attenzione: io, ad esempio, se guardo un video difficilmente arrivo alla fine; quindi perché uno deve fare canzoni da 4 minuti, un disco con 22 pezzi se la gente rimane concentrata per poco più di due minuti?! È vero, bisogna fidarsi ma è anche una questione educativa”.
A me piace sempre molto, lo trovo consolatorio, leggere cose come “Se guardi il cielo non sei più solo”. Apprezzo la tua volontà di distruggere le barriere, di definirti cantautore storto, anche perché è faticoso... “È faticosissimo, però questo è un mestiere che da fuori deve sembrare splendido, perché è un privilegio e una fortuna farlo, invece c'è tutto un travaglio interiore, nell'esprimere se stessi c'è tutto un percorso imprevisto. Io poi nasco con una propensione al distruggere e quindi mi sono detto: 'Cerchiamo di fare in modo che la mia fonte di energia dannosa venga capovolta e usata per distruggere le barriere'”.
È così difficile, come capita da Neffa in poi, andarsene dal rigido rap e dire: “Voglio fare altro”? “Sì, è dura. C'è una citazione: 'Tu puoi uscire dal ghetto ma il ghetto non uscirai mai da te' che mi piace molto e che mi rappresenta perché venendo io da quelle quattro mura ho un'etichetta. Il suono si quel mondo si sta evolvendo, culturalmente è una passione che tira fuori molti ragazzi da una vita sfigata. Io non mi vergogno di venire da quel genere, che ascolto tuttora, la mia è una forma di rispetto perché quando mi sono accorto che non masticavo più nel farlo mi sono tirato fuori. È difficile mettere in testa un'idea e poi cambiarla, solo che quando la comunicazione è onesta non ha bisogno di essere etichettata, vedi anche il nuovo Ed Sheeran o Macklemore, magari mi manca il gancio per fare la canzone perfetta”.
Nel brano “Piccola mia” dici: “Piccola mia che sogni una vita da Marilyn che tanto non si può fare”. È una delle cose più difficile capire dove finisci tu e dove inizia il personaggio... “Ormai nel mio caso le due cose si sono totalmente mischiate, anche se uno ci prova per un po' a tenerle separate. Non c'è un momento in cui decidi di scordarti del personaggio, con le foto, gli autografi, i video di auguri... Non sei totalmente libero di essere completamente tu. A un certo punto devi però ritornare alla tua dimensione se vuoi raccontare te stesso, altrimenti finisci come Marty Mc Fly, nella foto del film in cui piano piano si dissolve”.
Trovo geniale scrivere “Perfettamente sbagliato”, ti libera da ogni contraddizione... “Da lì puoi andare avanti senza limiti, 'Perfettamente sbagliato' è la carta d'identità di questo disco, per cui nutro un grande amore perché inizialmente è nato sotto stella sbagliata, con verità anche crude”.