ALBUM A FINE ANNO18 mar 2022

Matteo Bocelli: “Mio papà è molto esigente, mi ha spinto a fare musica a 7 anni”

“Dimmi”, dopo la collaborazione con Andrea Bocelli, è il primo brano in italiano per il giovanissimo cantante che, tra passato, presente e futuro, si racconta per la prima volta da solo a Radio Italia solomusicaitaliana

Matteo Bocelli debutta sul palco del Reward Music Place con la sua “Dimmi”. Il cantante, figlio di Andrea Bocelli, è ospite di Radio Italia solomusicaitaliana e, insieme al nostro Mauro Marino, parla della sua prima canzone interamente in italiano. Poi, racconta i suoi inizi nel mondo della musica: dal rapporto con Mahmood a quello con il suo “babbo severo”, fino al primo album in arrivo entro la fine del 2022.
“Dimmi” è il tuo primo brano in italiano, ma ne hai fatti altri...
Ne ho fatti 3, ma questo per me è motivo di orgoglio. L’Italia è casa ed è famiglia, quindi ci tengo particolarmente: ‘Dimmi’ sarà il primo di tanti.
Come mai hai iniziato a cantare prima in inglese e poi sei passato all’italiano?
Il progetto è di respiro internazionale, però ho sempre ritenuto fondamentale portare la musica italiana nel mondo perché è la mia identità. Sarebbe stato sbagliato scimmiottare artisti pop inglesi, bisogna ricordare sempre le proprie radici.
Ti chiami Bocelli, hai un cognome importante, ma il talento c’è: è stata dura per te arrivare a questo risultato?
Le responsabilità sono tante. Dico sempre che, quando alla base c’è l’amore per la musica e una forte passione, non si deve temere niente. Le aspettative sono tante, ma questo mi aiuta a dare sempre di più e a non mollare mai.
Com’è nata la tua passione per la musica? Sei stato avvicinato da qualcuno?
La musica ha sempre fatto parte della mia vita. A 7 anni, il mio babbo mi ha suggerito di studiare la musica e capirla in modo più approfondito: ho iniziato a studiare il pianoforte, quello è stato il primo incontro. Il canto è qualcosa che ho sempre studiato e portato avanti per conto mio: ero timido, quindi cantavo più con mia mamma, perché da lei trovavo maggiore intimità. Piano piano, ho iniziato a cantare con la famiglia e gli amici. Poi, nel 2018 ho avuto la fortuna di cantare ‘Fall on me’ con il mio babbo, a cui devo dire un forte grazie perché mi ha permesso di arrivare su grandissimi palcoscenici.
“Dimmi” è scritta insieme a Mahmood: com’è nata la collaborazione?
Circa un anno fa, ho ricevo una chiamata da Silvia Tofani, grandissima autrice. Mi ha detto che, da tempo, non scriveva con Mahmood e che ‘Dimmi’ era il prodotto del loro nuovo incontro. Così mi ha chiesto cosa ne pensavo: la storia mi aveva già incuriosito, poi il motivo musicale mi ha rapito. Era una musica vera e autentica e ho accettato questa sfida che abbiamo finalizzato insieme.
Noemi ci ha raccontato che non è semplice cantare i testi di Mahmood, perché contengono tante parole difficili da capire.
È vero, ci sono anche tante note acute. Queste parole all’interno dei testi ti aiutano a gestire il fiato. Lui è un grandissimo artista.
Abbiamo visto il video di “Fall on me”, insieme a tuo papà. Dove è stato girato il video?
Al Palazzo del Ghiaccio, a Milano. È una location suggestiva perché è tutto bianco: riguardare le riprese fa un certo effetto. C’è un forte contrasto, ci siamo noi in smoking con due pianoforti a coda.
Tuo papà è molto severo con te?
È molto esigente, lo è sempre stato fin da quando eravamo bambini. Per quanto riguarda la musica, è severo da un punto di vista tecnico e vocale, ma mi lascia sempre la libertà artistica affinché si porti un messaggio condiviso.
Anche “Dimmi” ha un bel messaggio...
È un inno all’amore. Soprattutto in questi gironi, credo che il mondo abbia bisogno di tanto amore. Speriamo, anche se noi artisti ci sentiamo piccole gocce d’acqua, di poter formare tutti insieme un oceano, come diceva Madre Teresa di Calcutta, di pace, amore e speranza.

Matteo Bocelli - Dimmi (18/03/2022)

Stai lavorando a un album?
Sì, dovrebbe uscire entro fine anno, forse intorno a ottobre. Stiamo selezionando le prime canzoni, ne ho scritto circa 70 negli ultimi anni. Non è semplice scartare i brani, quindi bisogna seguire l’emozione del momento, e il periodo storico, per prendere una decisione e selezionarne circa 12.
Tra questi 70 brani, ce ne sono tanti in italiano?
Ho scritto con tanti cantautori americani e inglesi, quindi il 65-70% è in inglese. Il resto è composto da canzoni italiane, ma alla fine conta quello che finirà nell’album.
C’è qualche altro artista italiano, oltre a quelli che abbiamo nominato, che sta lavorando con te?
Ci sono tanti nomi, ho avuto la fortuna di scrivere con Federica Abbate, Davide Petrella, Cheope e di lavorare con produttori come Francesco Catitti. Sono tutti nomi interessanti e sono bellissime persone, con un cuore incredibile: quando si fa musica, si deve creare sinergia e mi ritengo molto fortunato.
Quanti strumenti suoni?
Ne suono uno, il pianoforte, e male! Strimpello la chitarra, sono un ‘imbastitore’, come dice il mio babbo. Il piano lo studio da quando avevo 7 anni, ma la chitarra è un’altra compagna di viaggio che puoi sempre portare con te. È più rapida e aiuta se hai qualche idea in testa... Conosco qualche accordo!