Proviamo a ripercorrere insieme la tua carriera, arrivando fino ad oggi...
“È difficile ripercorrere tutti questi anni, però con te è più facile perché siamo cresciuti insieme…”
Ho un ricordo di te al primo Festival disperato…
“Ero disperato, felice ma provavo anche molta rabbia. Oggi sono cambiate tante cose, ma è normale, il percorso cambia nel tempo e ti porta a fare le cose in modo diverso. “Perché lo fai”, al mio secondo Festival, è stato il mio momento più bello: arrivai terzo dopo Cocciante e Renato Zero, ed ebbi maggior consapevolezza che stava per iniziare qualcosa di grosso.”
In realtà era già iniziato, perché eri partito alla grande…
“Fu la conferma di un percorso avviato in un periodo difficile, quello in cui iniziavano ad arrivare le etichette ed io intraprendevo una dura battaglia, da combattere con sudore e sacrificio. Poi i tempi sono cambiati ed è arrivato anche un momento di smarrimento. Succede a tutti nella vita, ti senti smarrito nei confronti di te stesso e non sai più come raccontarti, hai paura dell'opinione degli altri. Per non parlare dell'avvento dei social network, che hanno portato le critiche in tempo reale e alimentato il timore degli altri, una paura che fa parte di tutti noi.
Quello che hai fatto non è semplice, quando si parte come te in modo clamoroso – ricordo i tuoi live nei palazzetti, con i fan commossi e disperati per l'emozione - e quando poi le cose per un attimo non vanno bene è difficile ripartire, servono tanta voglia e umiltà.
“Ma quelle ci vogliono in generale, per me tutti dovrebbero mettere amore in quello che fanno, anche quando il lavoro non piace: capisco che a volte si lavori per andare avanti, ma un po’ d’amore in ciò che facciamo potrebbe migliorare noi stessi e il paese in cui viviamo. Io ho sempre fatto così, non perché dovessi dimostrare qualcosa ma per raccogliere i frutti del mio sacrificio. Ho sacrificato vita privata e sentimento per dare priorità a quello che facevo."
Parliamo del tuo brano “Spostato di un secondo”: sei convinto che la vita spostata di un attimo possa avere risvolti diversi?
“Un secondo può cambiare tutto: si crea quella bolla spazio-temporale in cui tu vai avanti e il resto si ferma, quel frame in più che ti permette di prendere una decisione con più freddezza e consapevolezza rispetto alle scelte che hai fatto in precedenza.
Una canzone che in realtà è un preludio a un lavoro più complesso...
“Sì, oggi è uscito l’album 'Spostato di un secondo' e ho in programma tante cose: un Instore tour per incontrare i ragazzi in tutta Italia, poi un tour che partirà il 30 aprile da Montecatini... La cosa bella nella preparazione del tour è cercare di non distruggere le atmosfere del passato, ma di arricchirle con l'elettronica di oggi per avvicinarle al presente. Con la band ci stiamo divertendo molto.”
“Siamo noi, lo sono anch'io: sai che nasco come tastierista, quindi mi sento parte integrante e musicista aggiunto della band. Il suono ruvido della band è quello che più mi piace.”
Ieri sera hai cantato una canzone che ci ha fatti tornare indietro ad un momento particolare, una sfida vinta dal tuo amico Giorgio Faletti. La canzone fu un pugno nello stomaco pazzesco, lui la rese in modo terrificante, quasi violento. Nel portare la tua versione dovevi confrontarti con due cose: un artista completo e un'esibizione unica. Tu hai accettato la sfida e hai fatto tua questa canzone. Come ti sentivi su quel palco?
“Devo essere sincero: mi sentivo bene. Credo che questa canzone sia stata ingiustamente messa in soffitta, perché ha rappresentato un momento di grande attualità e può farlo ancora: le paure cambiano – terrorismo, mafia... – ma il risultato è lo stesso. In quel momento sentivo tutto il coraggio di Giorgio Faletti, che mi ha dato la forza di cantare il brano. Ero più preoccupato di cantare su quel bpm, era veramente una sfida difficilissima.”