Marra, ospite del Reward Music Place di radioitaliasolomusicaitaliana, ha raccontato del suo 2022 pieno di successi, con un occhio già allo speciale festival che lo attende a settembre a Milano e Napoli
Ai microfoni di Mauro Marino e Manola Moslehi, Marracash ha parlato delle tante soddisfazioni dell'ultimo anno: una su tutte, il tour “Persone”, che ha raccolto 250mila fan in tutta Italia. Non è ancora finito il momento magico per il King del Rap: “Importante”, il singolo estratto dalla versione deluxe dell'album “Noi, loro, gli altri”, è la hit più trasmessa in radio della settimana.
Ecco il testo dell'intervista:
Quando il pubblico ti accoglie così è sempre bellissimo, anche se forse sei già abituato...
Ti disabitui in un attimo. Ci cono dei momenti in cui sei super-pronto al pubblico. È un lavoro fatto di momenti. Io sono entrato nel momento in studio e non ero così pronto.
È stato un anno magico, davvero fantastico...
Ho ottenuto tutto quello che un artista può ottenere a livello professionale.
Addirittura una Targa Tenco, la versione deluxe dell'album “Noi, loro, gli altri”: tra l'altro la copertina è bellissima...
Si tratta di un out-take, una variazione sul tema della copertina dell'album
Avevamo iniziato con questo percorso di recupero della musica italiana per fare come fanno gli americani già dall'album “Persona”. È un pallino che abbiamo io e Marz, il mio produttore. È bello trovare pezzi italiani e dargli in una chiave diversa. È quasi irriconoscibile il pezzo di Mina.
Come mai proprio Mina?
Quando cerchi di fare queste operazioni cerchi di prendere gli artisti che hanno fatto musica significativa. La canzone, poi, si presta musicalmente. L'abbiamo scelta per la bellezza del pezzo, non per il nome in sé.
Campionare “L'importante è finire” di Mina è una scelta anticonvenzionale. Il brano già all'epoca era anticonformista, tanto che gli fu cambiato il titolo. Fatto da te, è come se si fosse chiuso un discorso logico, dato che anche tu sei un artista anticonformista...
Io provo a essere naturale in un mondo artefatto. Essere sé stessi è già un atto ribelle. In effetti, “L'importante è finire” era un pezzo anticonformista, scritto da Malgioglio. Era effettivamente avanti. Però questo per me è il senso della musica: dare qualcosa oltre all'intrattenimento.
Per un artista che ha fatto le prime canzoni auto-producendosi, arrivare a questo livello è un grande risultato. Come te lo spieghi: hai lavorato bene, arrivi alla gente o cos'altro?
È sempre strano ripensarci. È sempre una vertigine. L'altro giorno ero da mia madre e ho pensato: “è assurdo che io vengo da qui”. È stato un percorso lunghissimo. È cambiato il Paese, la musica, il business, i giovani, le generazioni. Sono successe tantissime cose. Chi l'avrebbe mai detto? Anch'io non me lo spiego, dato che è talmente bello e inaspettato questo successo.
Questo è il sogno di ogni artista...
Non era il mio sogno. Era davvero impensabile per un artista hip-hop arrivare a questo livello: questo genere non andava in radio e non aveva sponsor. È stata una scommessa di noi artisti, delle radio che ci hanno passato e delle case discografiche che ci hanno supportato. Non avrei mai minimamente immaginato di vincere la Targa Tenco
Il segreto è forse la cifra nuova del tuo messaggio: tu racconti di ciò che vivi intorno a te. É una cosa che gioca a tuo favore…
Questo ha un appeal fuori dal genere, che rende tutto più universale.
"Noi, loro, gli altri” nel frattempo è arrivato al quinto platino. È stato, giusto per riprendere il titolo del singolo “Importante”, il disco più importante della tua carriera o non si fanno classifiche coi propri progetti?
Io non le faccio le classifiche. Io sono una persona che non ha un film preferito o un colore preferito. Non ho nemmeno un disco preferito. Si può dire che “Persona” è stato il disco vero della svolta, un momento che ha invertito la rotta. Però io sono legato moltissimo a tutti miei dischi. Tutti molto diversi.
Nella versione deluxe, c’è spazio per una consistente parte live registrata durante l’ultimo tour. 34 date, 250mila spettatori… Ha veramente funzionato tutto alla grande!
È stato un tour incredibile. Abbiamo infilato il dvd dei concerti nella deluxe edition dell'album e le tracce audio per poter ascoltare le canzoni live. È stata l'esperienza più bella della mia carriera.
A chi ti chiedeva San Siro, hai risposto con “Marrageddon” (23 settembre Ippodromo Milano, 30 settembre Ippodromo Napoli). Vuoi raccontarci bene di cosa si tratta e perché non si è mai vista una cosa del genere in Italia?
Punto che questa diventi la nuova esperienza più bella della mia vita. Sveleremo presto le line-up degli artisti che verranno a trovarmi. Sarà un festival urban, che avrà il rap come tema e ospiti principali. Una cosa grossissima e mai vista. Una cosa diversa da un tour negli stati, che è più prevedibile. “Marrageddon” è più grande e più significativo. Spero che sia uno step-up per il Paese e per il genere. Ci buttero l'anima.
Sono passati quasi tutti. Con quelli più significativi ho sempre collaborato. Nel disco “Noi, loro, gli altri” c'erano Guè, Calcutta, Blanco. Non ci sono tanti ospiti in questo album, ce n'erano sicuramente di più in “Persona”.
La tua musica si può definire ancora 'rap'?
Io direi di sì. Se poi 'rap' diventa una parolaccia, allora no. Quando tu dai un genere a una cosa, la rinchiudi in un recinto. I recinti sono caduti ormai: c'è un mischione di generi ormai. Quando ero piccolo io, si litigava per i generi musicali. Oggi il pubblico è più eterogeneo.
È merito anche di voi artisti, che siete più aperti e curiosi...
Sicuramente è un rap allargato. Non ho lo scopo di fare musica di genere per il genere. L'ho già fatto per tanti anni
Stai già scrivendo qualcosa per il futuro?
Adesso vado in vacanza, finalmente. Vado per mettere a fuoco le idee e quindi qualcosa farò.