In “Motore di vita” c’è la tua voglia di cambiare e non sederti mai. “Mi sembra giusto non fare musica col pilota automatico: cerco sempre di reinventarmi, anche se la fonte resto io, con le mie idee e la mia creatività. La musica è una tavolozza con mille colori, che permettono di variare in continuazione. Suono da tanti anni, mi sono formato sulla strada, il mio percorso è stato lento. Ci sono stati degli exploit, come con i Denovo negli anni 80 e poi con certe canzoni: così da 30 anni sono ancora qui a fare musica. C’è sempre una coerenza, un filo rosso che lega i mie brani, da quelli scritti a 18 anni a quelli di oggi. Divagazioni, innamoramenti, ubriacature, passioni: tutto ha influenzato i miei pezzi che, devo dire, portano bene gli anni e mantengono la loro freschezza”.
Il manifesto del progetto è “Caduto dalle stelle”. “Questo singolo ha spiazzato molto, tanti non si aspettavano che uscissi con un brano così dance-oriented. È la canzone-manifesto del corpo che riconosce la gioia di vivere e di abbandonarsi alla danza. Parlo spesso del corpo: ho una natura epicurea. Ma avere un’attenzione per il corpo non significa che il cervello è spento”.
Hai un’attenzione speciale anche per i videoclip, sempre suggestivi, come quello di “Caduto dalle stelle” (visibile alla fine di questa notizia di radioitalia.it), in cui indossi una giacca spaziale… “La giacca, tutta coperta di specchietti, era molto pesante: sono stato costretto a tenerla sbottonata perché altrimenti sarebbe stato impossibile muovermi e anche solo aprire le braccia. Mi ha trasformato in un ‘uomo palla specchiata’, richiamando le mitiche ‘mirror ball’ da discoteca. Per i video mi sono sempre affidato a professionisti: questo è stato girato da Lorenzo Vignolo con il quale ne ho girati sei o sette, tra cui quello di ‘Crudele’. Ha un modo molto aggraziato di rappresentare la realtà o visionario quando serve. Ci confrontiamo sempre”.
In “Motore di vita” hai rafforzato la collaborazione con il tuo co-autore Kaballà. “Mi piace condividere le cose, avere un contraltare, qualcuno che dall’altra parte del vetro dello studio d’incisione mostri entusiasmo oppure no. Le canzoni sono piccole macchine che devono funzionare: ci sono dei trucchi del mestiere, delle caratteristiche che rendono i brani comunicativi ed efficaci”.
Fra le tracce del disco c’è “Tutto questo mare”: si racconta da sola… “Parla del viaggio e di come il viaggio ci può cambiare: a volte ci riesce, altre no; ci fa conoscere una parte inedita di noi e dei compagni di viaggio. Parla anche della bellezza del creato e del mare, elemento fondamentale per noi del sud, oltre che del tempo che passa, della maturità e della immaturità, della sindrome di Peter Pan”.
Dopo il doppio sold out al Blue Note di Milano, con il tuo tour ora vai al sud. Hai gli incontri instore a Napoli mercoledì 10 maggio e a Lecce il 12, poi ci sono i concerti a Cosenza il 13, a Rutino (Salerno) il 14, a Benevento il 5 giugno e a Catania il 16 giugno. “Catania è il posto dove sono più emozionato quando suono, perché sono davanti ad amici e persone che conosco. Ho una casa a Milano, dove ho vissuto per un periodo, ma ora sono tornato in pianta stabile a Catania, dev’essere il richiamo della giungla: le migrazioni vanno fatte entro i 20-25 anni, per poter mettere radici e ricostruirsi. La Sicilia è una terra che ti risucchia e avvinghia, con affetti, sapori e profumi”.
Quindi vivi a Catania? Vedi mai Carmen Consoli? “Pensa, incontro Carmen al supermercato con le buste in mano, quando vado a fare la spesa”.