Con “Materia (Terra)”, Marco Mengoni fa l’elogio della lentezza e della pazienza, che poi è la cosa che lo affascina delle piante. “A casa, forse tra un po’ uscirò io e rimarranno solo loro perché pian piano si moltiplicano. Evidentemente le ho curate talmente tanto bene che stanno diventando il triplo. Forse sì, sono state le prime ad ascoltare il disco e credo gli sia piaciuto. Se sono cresciute così tanto, male non gli ha fatto”, ha dichiarato lui rivelando di avere queste fan insospettabili.
Un’altra grande passione di Marco è il tennis: “È uno dei miei hobby, è il mio sport preferito. L’ho sempre praticato, forse perché vorrei che tutta la responsabilità dei colpi giusti e sbagliati fosse sulle mie spalle”, ha confessato. A questo punto, dai nostri microfoni, è scattato l’invito all’amico Matteo Berrettini: “Avendo questa amicizia con lui, potrei proporgli un doppio. Non so se a lui andrebbe, io sarei sotto rete bello sdraiato a prendere il sole in una giornata meravigliosa d’estate vedendo i colpi pazzeschi che tira il mio compagno di squadra”.
Il viaggio tra le passioni extra musica di Mengoni prosegue con la pittura. Ci ha raccontato questo: “Ho sempre dipinto ed è sempre stato il sottofondo della mia vita, in alcuni momenti di più e in altri di meno. Con Materia (Terra) sono uscito allo scoperto e quindi mi sono auto-ritratto, ho messo i miei disegni e dipinti sul booklet del disco. Ero un po’ vergognoso, questo sì, proprio perché sono un eterno insoddisfatto. La pazienza me la sta insegnando Materia (Terra), ma anche la pittura ad olio. Hai modo di modificare in un arco molto lungo di tempo, per esempio un anno, perché l’olio ci mette un bel po’ per asciugare e solidificare. Ovviamente essere completamente soddisfatti per me è un po’ utopico, però mi ci avvicino. Già essere molto soddisfatto del disco che è uscito, è un punto a mio favore per la mia crescita”.
Rispetto al disco precedente nato tutto in viaggio, l’artista ha realizzato l’album appena uscito tutto al chiuso del suo studio di registrazione. Ecco quali differenze ha trovato: “Nella scrittura di Atlantico, ho avuto la possibilità di viaggiare e di sorvolare il meraviglioso oceano Atlantico, di farmi dei viaggi e di prendere input da tutti i posti che visitavo. Su Materia (Terra) invece ho fatto un viaggio un po’ più introspettivo. Ho avuto un sacco di tempo, essendo stati giustamente a casa per via del Covid, per riflettere. Non so quale dei due viaggi sia il più giusto: c’è un viaggio che sicuramente è un po’ più leggero nel guardare colori e culture diverse e nell’altro caso c’è un viaggio nei meandri del tuo animo e delle tue riflessioni. Credo che siano importanti entrambi, non c’è uno che è più importante dell’altro”.