#atupertu16 giu 2021

Le hit di Takagi & Ketra? Non chiamatele tormentoni!

Vuoi diventare un producer da 130 Dischi di Platino? Ecco qualche consiglio…

A Radio Italia solomusicaitaliana e al Corriere della Sera martedì 15 giugno è stato il Takagi & Ketra Day e il duo di producer si è raccontato #atupertu con la nostra redazione.
Nella video intervista, i produttori hanno parlato del loro passato, dei generi musicali che stanno esplorando e che devono ancora esplorare, di come si inizia a fare il loro mestiere e di come si crea una hit, ma non chiamatela tormentone!

#atupertu con Takagi & Ketra (Artista Day)

Tutti li conoscono come il duo dei record ma non tutti sanno da dove arrivano, quindi si parte dalle presentazioni: “Noi ci siamo conosciuti in una data in Puglia. Lui era con i Gemelli Diversi, io con i Boomdabash e sotto la hall di un hotel, parlando del più e del meno, ci siamo scambiati i numeri e poi ci siamo incontrati a Milano”, ha spiegato Ketra e Takagi ha aggiunto: “Prima di Takagi & Ketra io ho trascorso una quindicina di anni con i Gemelli Diversi, quindi ho una seconda vita artistica insieme al mio fedele socio… cosa vuoi aggiungere?”. 
Ma come si sono incontrati Takagi & Ketra?E’ una bella domanda! Lui faceva parte dei Gemelli Diversi, io faccio ancora parte dei Boomdabash, quindi prima di creare questo duo io ero più impegnato a fare musica Reggae, lui era più verso la Black. Abbiamo fuso questi due stili e abbiamo creato Takagi & Ketra, che poi è un ibrido fra questi due generi. In alcuni pezzi senti più Soul e Reggae in alcuni più Pop, è stato un bel matching. Proprio perché avevamo due gusti di musica un po’ diversi ma con la stessa radice abbiamo continuato a lavorare insieme”.
Questo incontro ha dato il via a una carriera costellata da 130 Dischi di Platino e uno di Diamante, ma come si devono chiamare questi successi?Bomba, Hit, Figata, Manata… tutti questi termini sono belli. L’unico che non ci aggrada più di tanto è ‘Tormentone’, perché ha questa radice del ‘tormentare’ quando oggi sappiamo benissimo che la musica non ci viene più imposta, ma siamo noi a sceglierla on demand. Quando vuoi, puoi schiacciare ‘play’ o ‘pausa’, quindi come può tormentarti una cosa che hai scelto tu? Non siamo masochisti, questo mi sembra un po’ anacronistico”.

Takagi e Ketra e Giusy Ferreri - Amore e Capoeira (#rilive2019 Palermo)

E se c’è un segreto per confezionare una hit, Takagi & Ketra sicuramente possono dire di conoscerlo: “Un ingrediente che accomuna i grandi successi è la semplicità. Cercare di fare le cose troppo arzigogolate ti distrae dall’obiettivo, cioè creare una canzone che può piacere a tutti indipendentemente dall’età, dall’estrazione sociale e dal luogo in cui si vive. Le grandi hit diventano di tutti, non c’è una nicchia a cui vengono dedicate”. Quello che non si può decidere a priori invece è il genere musicale che porterà un brano al successo: “Secondo noi non c’è un genere per fare la hit, la hit è la canzone. Può essere Walzer, può essere Zumba, può essere di tutti i generi... Punk, Metal… se il pezzo è figo, è scritto bene e funziona è una hit. Ci sono tantissimi pezzi che sono Reggaeton, ma poi d’estate non diventano hit. Non è quello il segreto, non è che un ritmo di batteria può darti la hit, è la canzone di per sé, com’è scritta. Però il Reggaeton, inteso come cultura e genere musicale, deve ancora realmente cominciare in Italia. Siamo ancora a una visione molto superficiale del genere che, così come è stato per la Trap, avrà una sua nascita e una crescita, creerà degli adepti e dei fan e un sacco di artisti stanno già cominciando a fare le cose seriamente, come si doveva”.
Alla fine della chiacchierata, Takagi & Ketra ci hanno anche regalato qualche suggerimento per chi volesse avvicinarsi al loro mestiere, che prima era dietro alle quinte ma che grazie a loro sta diventando sempre più conosciuto in Italia: “Chi vuole fare il mestiere del produttore innanzitutto deve essere un super fan della musica e dedicare tantissime ore all’ascolto delle cose più disparate, perché una cosa che ci contraddistingue è avere un orecchio allenato e avere una buona conoscenza del DNA della musica. Quindi, quando senti qualcuno che utilizza in maniera efficace qualche influenza, tu magari l’hai già sentita o conosci addirittura il brano originale e questo ti permette di poter utilizzare dei tools che a scuola non ti insegnano. L’ascolto della musica, anche dei generi musicali più lontani da quelli che ti piacciono, per noi è fondamentale per poter fare questo mestiere”.