E tra un paio di settimane, diventerà papà
Forte del doppio Disco di Platino per il suo ultimo album “Locura” e del sold out totale registrato dal tour in programma per il 2025, Lazza è arrivato all’isybank Music Place per esplorare i suoi recenti successi ai microfoni di Mauro Marino e Manola Moslehi.
Partiamo dalla copertina di “Locura”: è un po’ una tua corrida personale?
È una bella interpretazione, non ci avevo pensato! La copertina è una sorta di citazione a un quadro di Goya e rappresenta una lotta tra me e una mia controparte, che il toro rappresenta bene.
Come mai hai scelto questa parola?
“Locura” è il concetto che mi piace dare alla fama, con tutte le sue sfumature positive e negative del caso.
Che differenza c’è tra questo album e il precedente?
La differenza è che questo è un disco scritto da un ragazzo di 30 anni e fa i conti con i lati positivi e negativi del lavoro che fa. È un disco più personale del precedente.
Hai detto: “Nel disco c’è tutta la mia rabbia degli ultimi 2 anni”: che percorso hai fatto per realizzarlo?
Tante emozioni, tante ansie, tante cose belle; il disco precedente ha fatto quello che ha fatto e il messaggio ricorrente della gente era “e adesso?”. Questa è stata una delle ansie. Poi io sono uno che scrive tanto uscendo di casa, facendo esperienze. Milano l’ho vista in ogni suo angolo ed è per questo che sono andato fuori dall’Italia: 2 pezzi li ho fatti negli Stati Uniti e un pezzo a Parigi. Se avete possibilità viaggiate, apre la mente.
Com’è vivere il successo?
Dipende che persona sei, tutte le cose grandi sono complicate. Il successo raramente viene perdonato.
Dopo il successo cambia tutto, diventa complicato...
Sicuramente, soprattutto devi fare attenzione alla gente che incontri, a chi ti affezioni. Ma poi impari a conviverci, ci sono momenti di up and down, ci possono essere momenti no, solo che alla gente normale vengono perdonati.
Come nato il rapporto con Laura Pausini?
Dal Milan! No va beh, nasce dal mio periodo in cui ero a Sanremo: lei mi ha scritto per farmi i complimenti e poi siamo rimasti in contatto. Sono rimasto sorpreso, non avrei pensato di averla nell’intro del mio album. A lei piace molto mettersi in gioco e non ho ancora finito di ringraziarla per il contributo pazzesco che ha dato al mio disco.
Hai anche tirato fuori un lato inedito di Laura, che ha mostrato molto bene
Sì benissimo. Quando mi sono arrivate le voci eravamo in studio e siamo rimasti stupefatti. “Zeri in più (Locura)” aveva una parte introduttiva di un cantautore spagnolo e volevo lasciarla così, ma poi ho pensato che sono italiano e allora ho chiamato Laura, che è molto italiana.
Ci sono cantautori che scrivono in momenti di tristezza, altri di serenità. Tu quando scrivi?
Non sono mai stato molto attento a quando e come scrivo. A volte scrivo e basta. È come se in testa avessi già il pezzo finito. Mi è capitato con “Uscito di galera”: il ritornello mi è venuto in mente in macchina. Ed è stata la hit di “Sirio”.
“Locura” contiene anche tante collaborazioni
Sì alcuni sono colleghi con cui avevo già lavorato, come Sfera Ebbasta e Guè. I pezzi che avevo richiamavano proprio loro. Il pezzo con sfera racconta il mio viaggio negli Stati Uniti e mentre lo facevo dicevo “qui Sfera ci sta benissimo”. Guè ha un pezzo più Anni 80, mentre con Marracash era prima volta che lavoravamo. Io sono fan delle cose nuove, delle robe che non ti aspetti, quindi Laura e anche Kid Yugi e arti 5, che sono due giovani che hanno spaccato, sono arrivati in studio e hanno lavorato benissimo. Anche a Lil Baby tenevo e Ghali, che ho visto ieri al suo concerto, è stato pazzesco.
A te e Ghali accomuna l’istintività con cui vi approcciate alla musica...
Lui ancora di più, a volte non scrive nemmeno e si butta. Io invece ho bisogno di scrivere, sono più pignolo.
Suoni ancora il piano?
Vorrei, ma purtroppo non ho ancora traslocato quindi il piano è a casa dei miei! Comunque ho scoperto che anche gli ex allievi del conservatorio si possono diplomare quindi forse da gennaio ricomincio a studiare!
Dal 6 gennaio sei in tour, che è sold out ovunque: è vero che non spoileri, ma vuoi rivelarci qualcosina dello spettacolo?
È questo il bello di fare sold out: non devi spoilerare! Sul palco vedremo cosa metterci… Una volta avevo chiesto di entrare all’Ippodromo in elicottero, ma non si poteva.
Sei sorpreso dei sold out? Come hai reagito?
Al di là che non me l’aspettavo per niente… Credo che una delle mie cose positive, è che mi metto sempre in discussione, al di là delle cose fatte, quindi non posso che dire grazie!
Le certificazioni dicono che hai collezionato un totale di 106 Dischi di Platino e 47 Dischi d’Oro. “Locura” ha 450 milioni di stream. “Cenere” è quasi Disco di Diamante e anche “Sirio”, che è ancora nella top 25 dei dischi più venduti in Italia. Che peso dai alle certificazioni?
Fanno piacere, poi un tempo davo più peso ai numeri, oggi che i numeri li ho fatti ci do meno peso, ora cerco di non mettere più filtri, anche se a volte mi riesce un po’ difficile, perché che tu voglia o no qualche filtro lo metti. Cerco di fare quello che mi va. Se mi sentite dire una cosa, è perché è uscita dalla mia testa e dalla mia bocca.
Quando incontri il pubblico cosa ti dice?
Durante il tour instore le persone mi hanno detto cose molto intime. C’è un ragazzo che mi ha detto “con questo album mi hai parlato più tu di mio padre”. È una responsabilità, mi rendo conto che non è facile parlare alla gente, a tutti, perché io a Sanremo ho acchiappato dal bambino alla persona anziana.
A proposito, tu stai per diventare papà: quanto manca?
Un paio di settimane!
A Sanremo invece torneresti?
Probabilmente sì, però a fare una cosa diversa. Il primo anno ero in gara, il secondo no ma ero ospite, il terzo forse sarò in coppia.