Ecco il video in cui, chitarra e voce, intona il suo rap inserito nell’album “Lorenzo 1994”.
“È successo 40 anni fa esatti (16 marzo 1978)”, dice Jova, “E ha cambiato la storia del nostro paese e forse dell’Europa intera. Ha formato anche la mia storia personale e di molti, io avevo 12 anni e la ‘Storia’, quella di tutti, incrociò la ‘storia’ di me che ero un ragazzino e di un genitore, il mio babbo”.
Il cantante rivolge un pensiero anche alla scorta di Aldo Moro: “I figli degli agenti della scorta di Moro eravamo tutti noi, io non potevo capirlo ma il mio babbo lo sapeva e decise di trasformare quella notizia di telegiornale in una lezione per noi figli portandomi al funerale degli agenti della scorta uccisi, insieme ad un mare di gente in un pomeriggio di sole romano. Non mi spiegò niente, mi portò lì coi miei fratelli. Di questo lo ringrazierò per sempre”.
Poi l’artista arriva alla sua canzone: “Anni dopo scrissi un rap che sta in Lorenzo 1994, non una vera canzone con ritornello ecc. ma una specie di racconto in rima e stamattina dopo una vita e dopo tante vite ho preso la chitarra ho cercato il testo in rete e ve lo metto qui. Mi sono accorto di ricordarmi quasi tutte le parole. Per tutti i babbi del mondo. E per i figli che poi saranno a loro volta padri. Si chiama Mario, è una storia vera. (Gli agenti si chiamavano Domenico Ricci, Giulio Rivera, Francesco Zizzi, Raffaele Iozzino, Oreste Leonardi)”.
Su Instagram sintetizza così la sostanza del brano: “Parla di quei giorni di 40 anni fa, di un ragazzino di 12 anni, un genitore, Roma, l’Italia e la ferocia assurda e assolutamente ingiustificata e folle in un paese con una Costituzione scritta per permettere alle idee di confrontarsi sempre”.