“Un uomo che ama la musica e la prende come arte seria, senza sminuirla”
Anche Il Tre è finalmente passato dal Fuori Sanremo ING di Radio Italia solomusicaitaliana. Ai microfoni dei nostri conduttori Emiliano Picardi e Daniela Cappelletti, l’artista ha speso bellissime parole per Fabrizio Moro, l’artista che ha scelto per la serata delle cover. Qui il testo completo dell’intervista.
Partiamo dalle cose importanti: come sta la tua cagnolina “Riri”?
Adesso è in hotel, sta riposando. Ci ha portato tanta fortuna. Mi hanno regalato delle scarpe apposta per lei: gliele metto subito.
Ti dispiace che sia finito il Festival?
Mi dispiacerà tornare a casa. Quando te ne vai è sempre malinconico. Però è bello anche così: è giusto che tutto finisca. Sono stanco, è vero, ma stiamo facendo il lavoro che ci appassiona: un po’ mi dispiacerà tornare a casa.
Ieri sera, hai avuto un piccolo problema tecnico a inizio esibizione. Come l’hai presa?
La prima cosa che è mi è venuta da dire è stata: “fermi tutti e ripartiamo”. Poi l’abbiamo gestita benissimo. Sono cose che possono succedere, un imprevisto: non è colpa di nessuno.
Tra l’altro, ricominciare l’esibizione fa perdere 20 punti al FantaSanremo…
Oltre al danno, la beffa! Però sto recuperando con il bonus del torso nudo…
C’è molta territorialità in questo Sanremo: tu sei molto romano e con te c’era un altro artista molto romano come Fabrizio Moro!
Ci siamo divertiti. Spero che le persone lo abbiano notato. A proposito di romanità, a volte sono un po’ disagio perché non riesco a nascondere il mio dialetto.
Vai benissimo così! La dizione perfetta è obsoleta. Tornando a Fabrizio Moro…
Lui è un grande artista e una gran persona. In lui ho visto una delle poche persone che potrei essere io da grande, anche come approccio alla vita. Un uomo che ama la musica e la prende come arte seria, senza sminuirla.
A proposito di persone da seguire, tua mamma ti è sempre vicina. La mamma che ti ha detto?
Lei non è che mi dice molto, anche mio padre. Però basta guardarci negli occhi e ci capiamo subito. È una questione di sguardi. Ovviamente, poi ci parliamo, ma gli occhi sono la cosa più importante.