AHIA!. “Avevo almeno 11 canzoni nel borsello, le ha rubate Sfera Ebbasta e le ha messe nel suo disco Famoso, ne sono rimaste 7 per questo Ep. A parte gli scherzi, erano i brani pronti: non tanto perché siamo pigri ma soprattutto perché siamo lenti, impieghiamo tempo ad arrangiare i pezzi bene” spiega Zanotti tra il serio e il faceto rispondendo a Lundini, “Dopo Sanremo siamo arrivati a tanta gente, non ci fa paura la parola mainstream, quindi questo è un disco pop e anche un po' folk”.
IL LIBRO. “Scrivere un libro mi fa sentire come una gazzella nella prateria, è molto difficile perché ogni due secondi scrivi qualcosa che non ti sembra all'altezza, è molto diverso rispetto alla canzone che con i suoi schemi ti guida di più” racconta Riccardo Zanotti, “Mi piacerebbe cimentarmi ancora nella scrittura di altri romanzi, non so in che modalità, anche Elio (il tastierista) potrebbe farlo, cerco di convincerlo ma non ne ha l'urgenza. Scrivere un libro mi ha fatto capire che alcune cose si possono riapplicare sulle canzoni. Ora sarò molto più oculato nella scelta di parole, c'è una nuova dinamica creativa: in futuro potrebbe riaccadere qualcosa di transmediale, tra libro e canzoni; mi sono divertito e mi sono sentito libero di esprimere la mia creatività”.
Cosa legge il cantante dei Pinguini Tattici Nucleari? “Non sono un lettore assiduo, perché per lo stile di vita che conduco mi riesce difficile leggere a fine giornata, però leggo: Stefano Benni è un'influenza molto forte, la sua profondità mascherata da semplicità gigante, è un modello anche lui, vorrei imitarlo”.
I CONCERTI. “Mi sono mancati gli amici e le esperienze che facevo prima dell'emergenza, della band l'unico che mi è mancato è Simone (il bassista), gli altri no”: Zanotti scherza con Lundini ma il gruppo ha attraversato anche dispiaceri. “Nei nostri pezzi il dolore c'è sempre stato, è un sentimento che fa parte dell'esperienza di tutti, è un periodo in cui c'è più malinconia e meno sarcasmo. Siamo stati fortunati perché non toccati direttamente da lutti. Quando ci hanno detto che ci sarebbe stata una chiusura, ci siamo sentiti un po' arrabbiati, non capivamo ancora la gravità della situazione, quando abbiamo realizzato la cosa, anche pensando alle nostre zone di Bergamo dove siamo nati, quel sentimento di rabbia se ne è andato subito, ci sentiamo ancora di dover dimostrare qualcosa ed è bello che la si debba conquistare. I concerti sono bloccati, questo dovrebbe farci sentire più uniti, aspettiamo di tornare sul palco”
Questo doveva essere l'anno di un importante tour per i Pinguini Tattici Nucleari, dopo il successo di Sanremo: come hanno vissuto il rinvio e cosa prevedono per le nuove date a febbraio 2021, con noi di Radio Italia come Radio Ufficiale? “È molto difficile dire cosa succederà, è uno stato di completa aletorietà costante, la fruibilità dell'arte è complicata, anche perché per noi la musica dal vivo è genuinità, non sappiamo nulla per febbraio, al momento le date sono confermate, c'è davvero ignoranza del futuro, per il nostro team e le maestranze, capiremo cosa fare. Intanto stiamo lavorando su eventi online: venerdì ce n'è uno con Mondadori per incontrare i fan, gli store non sono possibili, l'incontro diretto per noi è importante”.
Le difficoltà si superano insieme: “C'è una forte amicizia che ci lega, insieme a una certa professionalità: a 14-15 anni ci siamo detti che volevamo provarci, mentre studiavamo o facevamo altro, e abbiamo fatto tutta la gavetta insieme. Nei mesi di Sanremo, per l'estenuante lavoro, non uscivamo neanche più a bere: quando è passato quel momento e ci siamo ritrovati in sala prove, abbiamo passato più tempo a ridere e a parlare che a suonare. Ci completiamo, ci sono tante piccole cose che ci mancano quando non siamo insieme”.
SANREMO. A proposito del Festival, i Pinguini potrebbero tornarci? “Boh. Ci devi andare con il pezzo giusto, arrangiato in modo intelligente, senza piegarti a quello che si pensa che la kermesse voglia. Potrebbe essere addirittura deleterio per un artista andarci con un pezzo a caso: non ci interessa tanto diventare inquilini del Teatro Ariston, anche se ci siamo divertiti particolarmente, non è nell'immediato futuro tornarci, magari più avanti. È anche una questione di rispetto per Sanremo: bisogna andarci con un pezzo studiato ad hoc”.
Il faro comunque resta quello della Pop Art: “Sanremo è una gara diversa, pop, popolare e mainstream, è musica di massa: gli stessi Area si chiamavano Area - International POPular Group perché volevano parlare alla gente. I Genesis invece partono da un'altra concezione: musica elitaria e sofisticata, bellissima anche quella. Noi invece siamo sul binario della pop art: parlare a tanti è bello, anche la scena indie è riuscita un po' a sdoganarsi negli ultimi anni, soprattutto con l'album 'Mainstream' di Calcutta che compie 5 anni in questi giorni. Noi siamo cambiati, lo abbiamo sempre fatto, sarebbe successo con o senza Sanremo: il Festival ti dà modo di confrontarti con un mondo nuovo, però non devi snaturare il tuo linguaggio ma rispettare il contesto ed essere consono. Siamo abituati a chi dice che ci siamo snaturati: sono voci singoli che iniziano e finiscono online, la maggior parte della gente capisce la nostra evoluzione. Abbiamo anime, sfaccettature e sfumature diverse: la gran parte del pubblico l'ha capito””.
DUETTI. La band svela: “Abbiamo detto no a dei duetti, in alcuni casi ci abbiamo provato ma il risultato non è stato soddisfacente. A volte è difficile cercare di unire dei linguaggi. Nel mondo rap qualcosa di buono è uscito ma non sappiamo se questi brani usciranno mai, ci siamo trovati così fra artisti, senza consapevolezza discografica. Devono ancora essere lavorati ma ci piacerebbe: Dalla e De Gregori insieme hanno fatto lavori incredibili. All'estero ci sono ottimi featuring: in Italia è qualcosa di più commerciale ma noi vorremmo fare qualcosa di artistico. Non vogliamo usare la carta del feat solo per riempire un album”.
Intanto il mondo cambia ed è in costante evoluzione: “Gli artisti più ascoltati sono Tha Supreme, Machete, Sfera Ebbasta... Occorre stare al passo, cercando di capire il valore di un linguaggio nuovo”, dichiara Riccardo Zanotti, “Ho vissuto a Londra per 5 anni, Boris Johnson era il sindaco: disse che non voleva sentire musica in altre lingue sui mezzi pubblici, fu molto criticato. Quando sono sul pullman, invece, a me piace sentire altri linguaggi: mai storcere il naso davanti alla novità. All'inizio non capivo Tha supreme, ora sì, penso sia una cosa bella”.