Ciao Giulia! “Ciao sono felicissima di essere qui con te”
Il 10 febbraio è uscito il tuo disco e, come mi avevi promesso a Sanremo, sei venuta in radio a presentarlo. Ormai è passato un mese e puoi tirare le somme: sei felice di come è andata a Sanremo? “Assolutamente. Stanno succedendo tante cose che senza Sanremo non sarebbero successe. Sto prendendo tutto il positivo di questa esperienza: ho conosciuto delle persone e mi sono fatta conoscere come cantante. Non sarei qui da te ad esempio. Era la mia aspirazione”.
Quindi “da grande” Giulia vuole fare la cantante? “Dipende, se avessi la possibilità di non dover sopprimere la mia anima musicale, ok, ma adesso mi sto concentrando su questo”.
Insomma accetteresti di girare il sequel di “La La Land”? “Assolutamente si”.
Ascoltando il disco si capisce che hai tante anime e tanti stili che puoi esplorare con disinvoltura: c’è il rap, una cover francese, il duetto con Raige, canzoni d’amore… “Si, c’è un po’ tutto, ma raccontato con una coerenza di sound. Non è un minestrone. Il disco si colloca nel genere elettro pop, ma non tutte le canzoni sono uguali: c’è quella più romantica, la ballad, il sound dance, ma ognuna mi appartiene e me la sento addosso. È un disco di sperimentazione”.
È il tuo primo disco: quanti anni hanno queste canzoni? “La pre-produzione è iniziata un anno e mezzo fa, poi pian piano sono arrivati i pezzi, 4 co-scritti da me: sono molto fiera di questo. Per un artista è giusto e fisiologico arrivare a scrivere dei pezzi propri. Dimostrare che ha qualcosa da dire. Ero molto timorosa, ma vedo che 'Paracadute è uno dei brani più apprezzati del disco: c’è la mia firma, quella di Andrea Papazzoni e di Roberto Delli Carri, il mio insegnate di canto”.
Insieme al duetto “Togliamoci la voglia”, hai condiviso con Raige “C’era un ragazzo che come me…” in un modo unico. Peccato non averlo sentito a Sanremo nella serata delle cover. “Il pezzo inizia con il rap e poi viene stravolto. Non averla cantata è stato il nostro dispiacere più grande. La prima cosa che ci siamo detti quando sapevamo di essere nel girone di eliminazione è stata: ‘No, non possiamo fare il brano’. Per noi è stato un lutto. In studio ci eravamo accorti che era uscita una cosa molto bella, tanto che l’abbiamo messo in entrambi i nostri dischi”.
Mi stavi raccontando che il festival è stato un viaggio umano e dell’incontro con Luca Chiaravalli e Raige… Sei cresciuta? “La settimana di Sanremo vale come 2 anni di vita lavorativa. In base a come lavori poi cresci in un certo modo. Con Raige siamo stati benissimo e supportati da uno staff fantastico che ci ha rassicurati e ci ha dato la carica. Siamo stati bravi a non buttare giù l’energia anche dopo l’eliminazione. Abbiamo difeso il pezzo con le unghie e con i denti e voi ci state dando ragione”.
Il prossimo singolo? “Non si può svelare ancora. Siamo indecisi tra 2 pezzi. Uno potrebbe essere 'Paracadute'…”
Nel retro del disco c’è una Giulia di schiena con un paracadute stilizzato che sembra un tattoo… ma è vero? “No l’ho fatto come test. Ho voluto richiamare il brano 'Paracadute' perché mi rappresenta più di altri. C’è dentro la mia personalità: posso ricevere delle delusioni ma reagisco sempre. Nel pezzo dico ‘Se mi spingi verso il margine non cado stanne certo sono il mio paracadute’: è un messaggio di forza”.
È fondamentale dire di amarsi ed accettarsi, soprattutto oggi che siamo così vicini alla Festa della Donna… “Era il messaggio che volevo far passare!”
In “Viversi in un attimo” tu canti “Meglio perdersi che nascondersi negli alibi”… È una tua filosofia nelle storie d’amore? “Hai toccato un nervo scoperto. Vengo proprio da un’esperienza del genere. Ho interrotto una storia che non mi stava dando quello di cui aveva bisogno. Invece di perder tempo , preferisco perdere lui che, appunto, perdermi tra i miei alibi. Per comodità a volte non si fa”.