La cantante, grandissima protagonista al Festival con “La cura per me”, è tornata a trovarci al Fuori Sanremo
Non ci sono dubbi: Giorgia sta lasciando il segno in questo Festival, dove è stata votata nella top five delle prime due serate. Come ha raccontato al Fuori Sanremo, dove è tornata a trovarci, le emozioni di questi giorni sul palco dell’Ariston sono tantissime. Dopo aver conquistato tutti con “La cura per me”, domani (venerdì 14 febbraio) duetterà con Annalisa per la serata delle cover. Ecco il testo dell’intervista ai nostri conduttori Giuditta Arecco e Marco Falivelli.
Bentornata Giorgia!
Sono arrivata puntuale. Non è vero che i romani arrivano tardi!
In realtà prima di te c’era Achille Lauro, che è arrivato con un piccolo ritardo…
Io bilancio Lauro. Achille Lauro ha la parte del divo che deve arrivare tardi, se no non sarebbe Lauro.
Prima, abbiamo passato Franco Battiato e abbiamo pensato come la cura non sia un concetto semplice per una canzone…
È vero, è una parola densa che porta con sé un significato molto profondo. “La cura” di Battiato si porta dietro un mondo di consapevolezze e tutta la sua esperienza spirituale. Ne “La cura per me”, ho circoscritto la cura al mio caso in questione, in maniera più modesta. Il brano è un invito a fare un lavoro per sviluppare una relazione che diventi strumento di cura. La canzone parla di come si può amare: come ami te stesso, così amerai anche gli altri!
Senza cura è difficile che l’amore sopravviva…
È vero. A vent’anni pensi che basta dire ti amo, ma poi scopri che dentro ci deve essere un lavoro di consapevolezza. L’obiettivo diventa l’amore incondizionato, ma amare senza condizioni è davvero una cosa difficile. È una cosa insperata, ma quando la raggiungi poi è il massimo.
Com’è stato cantare questa canzone così importante sul palco dell’Ariston?
In realtà, sono arrivata con un carico di responsabilità notevole. Mi porto dietro trent’anni di canzoni ed esperienze , per questo motivo cercare di essere sé stessi nella maniera migliore non è facile. Come mi ha detto Mario Volanti: “Hai una grande responsabilità, ma sei qui per te!”.
Oltre all’affetto del pubblico, sei amata tantissimo dagli altri artisti in gara. In molti ti hanno chiesto foto insieme, magari da mandare alla mamma…
È vero! Bresh, per esempio, mi ha chiesto un video per sua mamma. Io devo tantissimo alle mamme degli artisti in gara perché sono quelle della mia generazione. È la generazione che ha vissuto la mia musica e che continua a viverla. Poi hanno puntualmente rovinato i figli facendogli ascoltare la mia musica!
Oltre ai fan e agli altri artisti, anche gli addetti ai lavori ti rispettano tantissimo. Come vivi questo attestato di stima?
Mi emoziono tantissimo quando mi arriva il complimento del tecnico sul campo. Quando la persona che ti attacca il cavo, ti mette l’in-ear o ti aggiusta l’asta ti rispetta significa che c’è tanata sima. Colgo l’occasione per ringraziare tutti i tecnici, che sono le persone che lavorano prima, durante e dopo il Festival.
Torniamo a “La cura per me”. Il brano ha due livelli: strofe molto autorali e un ritornello molto intenso che si apre. Poi, la tua l’interpretazione fa la differenza!
Questa canzone mi ha colpito tanto per la scrittura molto moderna e serrata delle strofe, ma nell’inciso mi ha permesso di fare le mie cose. Poi, le parole del testo mi hanno colpito subito.
E tuo figlio Samuel cosa ne pensa della canzone?
Quando gliel’ho fatta ascoltare mi ha detto: “Sì, questo sì”. Ieri sera devo dire che mi ha emozionato: mi ha fatto i complimenti e poi mi ha augurato buonanotte, perché sa che vado a dormire dopo di lui. In 15 anni sarà stata la terza volta che mi ha scritto un messaggio così. Poi mi ha detto che devo stare nel chill…
In effetti, quando sei sul palco dell’Ariston sembra che tu sia a casa tua...
Ammetto che alla prima sera c’è stato un miscuglio di ricordi ed emozioni intensissimo: mi stava scendendo una lacrima, poi mi sono voltata, ho visto Gerry Scotti e mi sono contenuta. Ieri, invece, mi sono sentita più musicista e meno sotto esame. Mi sono goduta di più la canzone.
Parliamo di domani, quando duetterai con Annalisa sulle note di “Skyfall” di Adele. Com’è nata questa idea?
In realtà, con Annalisa ci sentiamo da prima che tutti si rendessero conto della sua bravura. Poi, come sua ospite all’Arena di Verona, abbiamo cantato insieme “Come saprei”, che è stata la sua prima canzone davanti al pubblico. È stato naturale pensare a lei. Ho voluto fare qualcosa dove lei fosse perfetta e poi abbiamo sterzato verso Adele, accettando un suo suggerimento. Io non ho mai cantato Adele, quindi sono contenta di cimentarmi per la prima volta con la sua musica proprio a Sanremo.