News23 feb 2021

Gio Evan, a Sanremo 2021 con Arnica e Gli anni: "Max Pezzali è un guru"

"Non ho proposto io il brano al Festival, è nato da una caduta da climber"

Gio Evan non ambiva al Festival di Sanremo 2021 ma ci va con il brano “Arnica”, proposto dal suo team e nato dalla caduta in un'arrampicata, con la cover “Gli anni” degli 883 feat The Voice Senior, con Max Pezzali e Buster Keaton come guru. Cantante del bosco, porta all'Ariston le poesie e l'arte, la montagna, l'album “Mareducato” e il libro “Ci siamo fatti mare”, in uscita il 12 e 16 marzo: “Provo nel bosco, fingo che la penna sia il microfono, faccio le mosse, mi sto allenando, sarei voluto arrivare a questo punto come un maestro zen ma in effetti Sanremo ha un'aura fortissima” racconta oggi alla stampa su Zoom.
SANREMO 2021. “Sono rimasto sorpreso perché io non ho presentato il brano. Non ambivo al Festival, le mie priorità sono spirituali e altre, però la mia squadra aveva visto in 'Arnica' una forza diversa e ci hanno voluto provare”, svela Gio Evan, “Erano felici, quindi partecipo per me ma anche per gli altri. Posso cantare a Sanremo come in un concerto segreto in una casa, l'emozione di cantare è sempre sana”.
Giovanni, oltre che cantautore, è poeta e scrittore e rispondendo anche a una domanda di Radio Italia sul connubio tra letteratura, arte, pop e Sanremo spiega: “A volte possiamo anche vivere come pesci fuor d'acqua, come a Sanremo e come appaio nella copertina del disco. Però finora è andata bene, sembro un cortocircuito del sistema. Non ho mai visto il Festival ma ci vado. Non sappiamo se andrà bene, io per esempio penso che sarà una tragedia, però credo anche che in fondo si possa fare e che è già successo in passato, da Piero Ciampi a Giorgio Gaber. Non servono per forza i ritornelloni di Irama che fa musiche esplosive: ho sentito le prove, la sua musica è straordinaria, ha una potenza incredibile. Possiamo stare insieme, essere compatti anche in questo: ci sta un po' di poesia”.
Da “Il farmacista” di Max Gazzè con la Trifluoperazina Monstery Band al “sesso ibuprofene” di “Ora di Aiello fino alla sua “Arnica”, saranno diversi i testi “medicinali” dei brani di questo Sanremo anti-Covid: “L'arte stava richiedendo questa particolare cura di sé ed è venuto fuori questo fattore divertente e 'telepatico'” replica l'artista a un altro spunto di Radio Italia, “Sanremo è un grande contenitore di riunione, riunisce molto bene le persone. Non sono un grande ricercatore di hashtag: ho visto che c'è una corrente che gli va contro. Inviterei a capire che siamo tutti feriti, siamo tutti messi male, dobbiamo iniziare a fare le cose sicure che si possono fare in una pandemia, può essere un momento di risalita. Io vivo di teatro, li hanno chiusi: dobbiamo essere insieme nella difficoltà e nel dolore, questa consapevolezza può essere un'arnica. Il diavolo è colui che divide: già non possiamo toccarci, non ci conviene dividerci ulteriormente. L'unica arnica possibile è non avere nemici immaginari”.
Giò Evan commenta poi il cast dei cantanti del Festival di Sanremo 2021: “Essere accanto a Random, La Rappresentante di Lista e Willie Peyote: non sono sorprese, veniamo tutti da sold out nei teatri. Amadeus è sempre un avanguardista, è questa la musica. È il coraggio di cambiare pelle. Nessuna sorpresa ma solo grande presa di consapevolezza. Sono contento di essere presente nel giorno di un Sanremo pieno di giovani e di nuova musica, da Madame a Fasma. Mahmood al suo Festival era il neo, ora siamo tutti nei”.
ARNICA. Comè nato il brano di Sanremo? “In un modo assurdo: ero a Genga, dove ci sono le grotte di Frasassi, stavo arrampicando, facevo il climber. Ho fatto una mono-presa, sono scivolato e quindi caduto: ero imbracato, avevo la sicura, però il dito è rimasto incastrato e ho rotto tutto, falange compresa. Mentre gli amici mi soccorrevano, ho iniziato a scrivere il testo: 'E sbaglio ancora a vivere e non imparo la lezione...'. Mi sono messo una bic attorno al dito con lo scotch, ho scritto così i primi 4 quarti di 'Arnica'. In quei giorni ero un po' depresso e ho iniziato ad essere creativo, però non potevo suonare la chitarra e io scrivo solo così: ho comprato subito una tastiera, ho fatto le lezioni attraverso Skype con un amico, dopo un mese c'era 'Arnica'. È stata la prima canzone non nata dalla chitarra”.
“Delle strofe del testo mi fa impazzire l'immagine 'Così esile che la tormenta mi confonde con un panno steso al vento', perché sento di aver descritto veramente bene la mia poca virilità, mi riconosco in questa frase” rivela Gio Evan, “Se 'Arnica' fosse un quadro sarebbe 'Attese' di Lucio Fontana: una tela gialla e tagliata, un concetto spaziale. Ho amato la sua idea di rompere la tela: spesso si dice 'potevo farlo anch'io', però non l'ha fatto nessun altro. Mi piace l'idea di Fontana di permetterci di entrare in un'altra dimensione affacciandoci in quello squarcio”.
GLI ANNI. Per la serata delle cover ha scelto gli 883: “L'ho scelta perché rappresenta le mie urla d'infanzia, le abbiamo avute tutti, tutti abbiamo cantato a squarciagola Max Pezzali, è un guru, ci ha accompagnato alle prime sigarette e ai primi baci, fino alla regola dell'amico. In quella fascia d'età ho iniziato a scoprire le cose, è stato un po' il papà che non avevo, voglio dirgli grazie. 'Gli anni' mi ricorda anche un po' il ritornello di 'Arnica', un elenco di urla: Max Pezzali arriva e dice 'tranquillo, siam qui noi'”.
Quindi canterà “Gli anni” insieme alle voci di The Voice Senior: “Volevo fare una cover con persone non famose, anziane e non del mestiere, perché ho un buon rapporto con loro: io ho feeling con i bambini di 5-6 anni e con gli anziani. Con i miei coetanei cozzo un po'. Non ho mai sentito nominare The Voice Senior: quando mi hanno dato dei link su YouTube, ho iniziato a piangere. Quindi li ho chiamati subito, hanno detto tutti sì, sono felicissimo: rispecchiano le mie aspettative, cantano benissimo, sono maestri, hanno una grande vita vissuta. C'è grande gratitudine tra di noi, senza ego o essere costruiti, non mi sento vip, non lo sono e non voglio esserlo. Quindi ho scelto la mia razza”.
IL MARE. Da lì prende spunto il nuovo album “Mareducato”: “Per un periodo ho vissuto a 10 minuti dal mare, sempre in collina. Parlo di natura in generale ma il mare ha un suo perché: l'ho voluto omaggiare perché l'ho sempre snobbato, per me è incomparabile con la montagna che mi ha salvato più volte la vita. Se uno ti dà la caccia, in montagna riesci a fuggire: penso ai partigiani. Mi riferisco al mare d'inverno, quello estivo non mi piace tanto. Ci andavo come se fosse una scuola, mi prendeva a schiaffi e imparavo da lui: avevo il libro e la penna per trascrivere i suoi insegnamenti. Il 17 agosto 2020 sono andato via dal mare e gli ho dovuto dire grazie, mi manca la sua presenza”.
Una delle canzoni del disco è dedicata a Buster Keaton: “Mi piace la sua attitudine di vita, è un altro maestro spirituale, il mondo gli crolla addosso nelle sue pellicole, tutto è propenso alla tragedia ma lui balla, cade e si rialza, ci ride sopra. Voglio diventare come lui: è la cosa a me più affine per intraprendere la strada verso la gioia e la felicità. È un guru: tutto non combacia con la sua dipartita. Il mio è un omaggio, sono del suo team”. L'album è in 2 parti: 10 canzoni + 10 poesie accompagnate da musica. Ecco la tracklist: 1) Introspezione 2) Marinconia 3) Buster Keaton 4) Arnica 5) Glenn Miller 6)L'amarea 7) Regali fatti a mano 8) Mark Rothko 9) Mantra allegro 10) Estrospezione.
Racconta poi il suo rapporto con la scrittura e la composizione: “Con la chitarra faccio jazz vocale, suono un po' e canto parole a caso, magari le ho scritte quel giorno stesso, sono i pensieri che tornano. Alcune parole si sposano con la melodia e restano. La musica è un procedimento di chirurgia: posso anche unire 5 poesie per fare una canzone. La musica è libera e giocosa, puoi fare citazioni, puoi dire Lucio Fontana, è anarchica. La poesia è il mio momento di preghiera e raccolta, mentre la musica è l'allegria che racchiude lo scherzo, dalle feste alle arrampicate in montagna”.
LA MONTAGNA. Ha sempre avuto un ruolo speciale nella vita di Gio Evan: “Ho fatto diversi trasferimenti in vita mia, il più stabile è stato in Umbria, a 14 anni mi sono trasferito a Pietralunga, all'inizio dell'Appennino umbro-marchigiano, ero stremato dai coetanei a scuola e dai genitori che non vibravano sulle mie frequenze, stavo male, avevo attacchi di depressione e tristezza, non avevo gli interessi degli altri che pensavamo alle ragazzine e al calcio. Non avevo mio padre, né figure maschili con cui confrontarmi in casa. Vivevo solitudine e malinconie: ho avuto l'occasione di andare a vivere in montagna, perché un amico aveva bisogno di una mano per coltivare dopo il divorzio dei suoi genitori. Ero a 34 chilometri da mia mamma, c'era di mezzo solo la montagna: dopo, il rapporto con lei è diventato più forte, mi ha sempre dato la libertà di fare quello che lei non aveva potuto fare. Avevo già iniziato a praticare la meditazione trascendentale: vendevamo le pietre ollari, avevamo 24 ettari di bosco, era una vita meravigliosa e pulita. Ho imparato a guidare il trattore e a occuparmi di ceci e lenticchie. Ho trovato persone che la pensavano come me e non giudicavano, accettavano i miei capelli trascurati e la barba lunga. Il bosco ti salva, ti permette di essere te stesso”.
CHI E' GIO EVAN. È per la prima volta in gara al Festival di Sanremo con il brano “Arnica”, prodotto da Katoo: è una metafora per dire che come l’arnica può curare i traumi fisici, così con la canzone lui ha potuto alleviare i traumi dell’anima. Gio Evan, all’anagrafe Giovanni Evani Giancaspro, è poeta, cantautore, performer e street artist. Ha reso la poesia bestseller. È un personaggio unico nel suo genere: ha girato il mondo in bicicletta (dall’India al Sudamerica) e ha vissuto accanto a santoni e sciamani. Ora, quando non è a passeggiare nei boschi o ad arrampicare in montagna, gira l’Italia in tour sold out di musica e poesia.