#GIANNIMORANDIDAY03 ago 2021

Gianni Morandi Day: “Anna non era mia fan! Ecco qual è la nostra canzone”

Dall’incidente di pochi mesi fa all’ultima collaborazione con l’amico Lorenzo Jovanotti, Gianni Morandi si racconta in una lunga intervista in occasione del Gianni Morandi Day, la giornata che Radio Italia solomusicaitaliana e Il Corriere della Sera hanno deciso di dedicare a lui

A Radio Italia solomusicaitaliana e Il Corriere della Sera, oggi (martedì 3 agosto) è il Gianni Morandi Day. L’artista, in questa giornata speciale dedicata interamente a lui, si collega con la nostra Marina Minetti e con il VOI Tanka Village a Villasimius, in Sardegna, per una chiacchierata in diretta su Radio Italia solomusicaitaliana e Radio Italia TV. Insieme anche alla giornalista del Corriere Chiara Maffioletti, Gianni racconta la sua storia, da quando ha iniziato a fare musica all’ultimo successo “L’allegria”, scritto da Jovanotti; c’è spazio, però, anche per raccontare la sua vita privata, tra l’incidente di pochi mesi fa e il grande amore per la moglie Anna.
Hai fatto risuonare “L’allegria” quest’estate. Com’è nata questa collaborazione con Jovanotti? Gli avevi già chiesto di scrivere per te?
Sì, risalendo alle mie ultime incisioni, era passato un po’ di tempo e, visto che lo sento ogni tanto, avevo chiesto a Lorenzo: ‘Perché non mi scrivi una canzone?’. Lui mi ha risposto: ‘Ci penso…’. Poi io ho avuto un incidente a marzo e alla canzone non ci pensavo più. Vero i primi di giugno, invece, mi ha richiamato per dirmi che aveva la canzone giusta per me. Mi ha spiegato: ‘È una canzone che dovrei cantare io, ma voglio che la canti tu, perché secondo me è più adatta a te’. Mi ha mandato la canzone e ho capito che era un po’ diversa da quello che avevo sempre fatto in precedenza. Ma lui mi ha detto subito: “Dai, che viene bene, c’è già un arrangiamento fantastico di Rick Rubin!”. Il giorno dopo siamo andati in studio e qualche giorno dopo Radio Italia solomusicaitaliana la mandava già in onda.
Ci sarà la possibilità di vedervi cantare insieme quella canzone su un palco?
Secondo me sì. Lui adesso è fermo, come siamo fermi tutti noi. Però l’anno prossimo Lorenzo ed io faremo sicuramente dei concerti e avremo modo di cantarla insieme. Io non vedo l’ora! Lui è più che altro chitarrista in questo pezzo e fa quell’urlo che sa fare solo lui.
Come ti spieghi che, nella stessa estate, due grandi nomi come te e Orietta Berti riescano a confezionare due tormentoni?
C’è anche Loredana Bertè! È una cosa strana, noi non pensavamo di entrare nel giro dei tormentoni estivi, pensavamo alla fine della pandemia e a un momento di gioia, serenità e leggerezza.
Come stai adesso? Con quella mano puoi fare il bagno?
Sì, siamo in una fase in cui sto molto meglio! Ho passato un bello spavento, ma adesso sto bene. Poi, cantando questa canzone, non puoi non essere allegro.
Questo episodio ti ha portato a coltivare la pazienza. Tu sei un tipo paziente?
Abbastanza, però sono uno che ha sempre voglia di fare. A volta la pazienza mi scappa e incomincio a correre e andare! Io pensavo di guarire un po’ più velocemente...
Se faccio la stessa domanda ad Anna, lei mi dice che sei un uomo paziente?
No! Lei ti dice di no, poi non so quanti altri difetti mi potrebbe trovare, perché mi conosce molto bene.
Tu e Anna avete una vostra canzone del cuore?
Intanto non sarebbe una mia canzone, perché Anna non nasce come una mia fan, ascoltava tutt’altra musica, poi si è abituata anche alle mie canzoni. Quando qualche anno fa ho inciso il brano ‘Solo insieme saremo felice’, è una canzone in cui dicevo: ‘Ma poi arrivi tu e scegli me, sorridi e mandi via le nuvole’. Quando l’ho scritta, pensavo a lei: potrebbe essere questa la nostra canzone.
Chi ha scelto chi nella vostra coppia?
Crediamo di essere noi i conquistatori, ma scelgono sempre le ragazze!
Sono rimasti in sospeso 8 concerti al Teatro Duse di Bologna. Quanta voglia hai di tornare sul palco? Ci stai pensando?
Non vedo l’ora di ricominciare, perché una delle cose più belle del nostro lavoro è proprio quella di cantare, essere davanti alla gente e condividere delle emozioni: darle ma riceverle, soprattutto. Penso che appena si riapriranno i teatri, io sarò lì, pronto a incominciare. Sono 8 concerti che potrebbero anche aumentare, perché io abito lì! Sarà bello, perché ci vado quasi a piedi da casa.
Penserai anche alle altre persone in giro per l’Italia?
Molti vengono anche da fuori, perfino dalla Sardegna. Vengono a mangiare i tortellini a Bologna, a fare la visita della città e a vedere questo spettacolo che si chiama ‘Stasera gioco in casa’.
Tuo figlio, che da rapper si fa chiamare Tredici Pietro, in passato ti ha consigliato di collaborare con Rovazzi. Ogni tanto ti fa ascoltare qualcosa del suo mondo musicale o scoprire qualche talento?
Adesso l’ho un po’ perso, perché gira anche lui per l'Italia, però è lui che mi ha introdotto a tanta musica nuova e a tanti rapper o trapper. Mi ha suggerito tanti artisti e devo dire che c’è una bella varietà e una bella energia in giro, perché la musica italiana sta subendo una trasformazione. Mi sembra di essere negli anni ‘70, quando, dopo anni di canzoni pop, arrivarono i cantautori e cambiarono tutto il panorama musicale. Adesso stiamo rivivendo più o meno un momento come quello.
Hai vissuto tante epoche: te la sentiresti di raccontarle in un libro?
È un impegno, poi tante cose non le ricordo. Dovrei rivedere quel diario che tengo da tanti anni. Oggi scrivono tutti un libro, poi bisogna vedere se c’è qualcuno che li legge.
È un diario cartaceo il tuo?
Sì, anche se esistono i social, io la sera scrivo per una mezz’oretta tutto quello che mi è successo durante la giornata.
Da questo diario nascono anche delle canzoni?
No, io sono più un interprete che un autore, quindi la scelta delle canzoni non passa attraverso il diario. Lì scrivo semplicemente tutto quello che mi succede: se qualcuno lo legge, potrebbe avere l'ispirazione per una canzone.
Come sei messo con la tua passione per la corsa?
Ho ricominciato a correre dopo l’incidente, a una velocità un po’ ridotta. Piano piano sto riprendendo fiato dopo essere stato fermo tanto. Fa bene allo spirito: finché posso, vado avanti!
Parteciperai anche a delle gare?
La domenica mattina ci sono sempre delle garette nella mia città. È un po’ che non ne faccio una, d’estate le gare sono poche. Quindi si ricomincerà a settembre e a ottobre.
Chiara Maffioletti:  Davvero stai facendo quello che sognavi di fare quando eri bambino?
Non direi, perché io ho iniziato a cantare per gioco, insieme a mio padre mentre faceva il ciabattino, con mia madre, anche con mia zia Ernestina quando andavamo a raccogliere funghi nel bosco. Non avrei mai pensato che sarebbe diventato il mio lavoro. Io abitavo a Monghidoro, un paesino sull’Appennino tosco-emiliano, e lì il mio sogno era quello di viaggiare e di muovermi. Pensavo però di fare il rappresentante o altro… Non immaginavo che sarei diventato un cantante: forse è diventato un sogno solo dopo, quando ho cominciato a cantare con l’orchestra Scaglioni di Bologna. Avevo 13-14 anni e ho cominciato a capire che era un bel mestiere.
Chiara Maffioletti:  Poi sei diventato anche attore. Rispetto al cinema, la musica riesce ad arrivare al cuore in maniera differente?
Non c’è niente come la musica che arrivi al cuore della gente, in brevissimo tempo. Quando una canzone è precisa e perfetta, arriva subito; il cinema è un percorso più lungo. Con la musica invece colpisci subito, è fantastico.