Ad accogliere sul palco Francesca Michielin, immortalata nella foto in alto da Francesco Prandoni, ci sono le immagini di alcune ragazze che si preparano a entrare su un campo da calcio, proiettate su un piccolo telo a forma di cerchio. Il suo significato lo spiegherà la stessa artista, vestita con un lungo abito verde, dopo essersi presentata subito con due brani famosissimi, più e meno recenti: “Occhi grandi grandi” e “Vulcano”. “È un onore essere qui per la seconda sera di fila, sembra di essere in una navicella spaziale, è stupendo”, sono le sue prime parole nel saluto al pubblico, in questo nuovo appuntamento del “Bonsoir! - Michielin10 a Teatro”: “Questa è la 12esima tappa di un viaggio musicale, pensato come una partita di calcio: giocheremo insieme e faremo quello che di solito non si può fare a teatro, come alzarsi in piedi in questo momento!”.
Detto fatto: i fan rispondono presenti e si alzano, quasi a voler abbracciare Francesca al momento di “Ghetto perfetto”, quarta traccia del suo ultimo disco “Cani Sciolti”. Le immagini scelte per accompagnare i brani appaiono sulla parte sinistra del palco: al centro ci sono lei e la sua musica, supportate solo da una serie di luci il cui colore cambia con il mood dei brani.
Nel “primo tempo” della sua partita si passa da pezzi amatissimi dai fan, come “Battito di ciglia” e “Comunicare”, fino alla più recente “Un bosco”, presentata così: “Parla di spazi da riconquistare. Ognuno di noi è portato ad allontanarsi da certe abitudini e a togliere poesia da certe cose pur di essere produttivo. Per scrivere questo pezzo, sono tornata in luoghi magici che non portano a nulla, ma sono significativi per me, in cui da piccola ascoltavo musica e leggevo i fumetti o ‘Piccoli Brividi’”.
La maturità raggiunta da Francesca Michielin si vede anche da come, oggi, tiene il palco: oltre a cantare, suona il tamburo, si siede come fosse casa sua (all’inizio di “25 febbraio”) e si lancia in una serie di brani al piano, da “Cattive stelle” a “Cheyenne”. L’atmosfera si fa ancora più magica quando al Lirico risuonano le note di “Chiamami per nome”: tra gli spettatori c’è qualcuno che, più di tutti, conosce questo pezzo, ovvero Fedez, che l’ha cantato con Francesca a Sanremo. Insieme alla moglie Chiara Ferragni, l’artista immortala il concerto come un fan qualunque, ringraziando pubblicamente la sua “amica e compagna di avventure”.
“Distratto”, con una parte in inglese, ci ricorda da dove è partita la carriera di Francesca, nel 2012, mentre “Quello che ancora non c’è” ci fa rendere conto dell’artista che è diventata: “Quando sono entrata in Conservatorio, mi hanno detto: ‘Tu sei la cantante della musica leggera...’. No, io sono la pesantona!”, racconta scherzando prima dell’ultimo singolo. “Ho 10 anni in più, ma è venuta fuori la fragilità che tante volte ho cercato di nascondere. Per fortuna, non riesco a fare tutto e non sempre so cosa voglio: per questo, dopo tanti anni, ho voluto mettere questa canzone in questo disco. Che sia un abbraccio per tutte quelle persone che sono qui e stanno vivendo un momento complesso, perché... quello che ancora non c’è arriverà da sé”.
Anche “Padova può ucciderti più di Milano”, in scaletta nella parte finale del concerto, arriva dal nuovo album “Cani Sciolti”: “È una canzone che definisco d’amore, perché l’amore è un sentimento vasto e, a volte, è complicato amarsi e capirsi”, racconta ancora Francesca, che ci tiene a spiegare il significato di questa canzone. “È dedicata alla provincia in cui sono nata, ma potrebbe esserlo a tutte. La provincia però può ucciderti e chiuderti la testa, farti pensare che non ci sono altre visioni e farti respingere tutto ciò che è diverso da te. La diversità non dovrebbe mai essere un limite, ma solo una ricchezza”.
Gli applausi aumentano sempre di più durante “Bolivia” e “L’amore esiste”, fino all’esplosione finale al termine di “Io non abito al mare” e prima della chiusura con "Nessun grado di separazione". Francesca e la sua band lasciano il palco, qualcuno ci casca e raggiunge già l’uscita del teatro: ma, come in ogni partita che si rispetti, ci sono anche i minuti di recupero. Il medley al piano con “Verbena”, “All too well” e “Magnifico”, apprezzatissimo ancora da Fedez, accompagna il rientro della cantante. Ora il tempo è davvero quasi scaduto: resta il tempo solo per augurare “Bonsoir” a Milano. Sono passati 10 anni e “tutto è cambiato ma in fondo è uguale”, come il messaggio scelto da Francesca per salutare il teatro dopo l’ultimo, lunghissimo applauso.