Partiamo dal tour, che purtroppo quest'anno non si potrà fare.
“Speravamo di partire a maggio, avevamo le date già fissate. Avevamo fatto i calendari a dicembre e pensavamo di poter lavorare, poi purtroppo le cose stanno andando come vanno e non è stato come prevedevamo. Più si andava avanti con i mesi, più vedevamo i dati e più capivamo che sarebbe stato difficile. Infatti abbiamo rimandato a dicembre di quest'anno, però ci stiamo organizzando per poter lavorare quest'estate. Ufficialmente non ci è stato dato il permesso, ma si pensa che, a capienza dimezzata, si possano fare dei concerti. Stiamo navigando a vista, ma noi siamo pronti per partire”.
Cosa pensi dell'esperimento che hanno fatto in Spagna, con tamponi pre-concerto e distanziamento?
“E' un buon esperimento, adesso stiamo aspettando i risultati dei tamponi fatti dopo. Dopo 15 giorni avrebbero dovuto ritamponare tutti per sapere se era andato tutto bene però, non essendoci state comunicazioni, credo che sia andato tutto bene. Quella potrebbe quindi essere una soluzione, solo che stiamo aspettando che qualcuno ci interpelli. Io speravo che almeno un rappresentante di categoria potesse essere ricevuto per poter affrontare questo problema insieme e vedere come si può risolvere. Speriamo che ci diano posti dimezzati, approfittando del fatto che d'estate si sta all'aperto e si hanno aree grandi a disposizione. Magari l'Anfiteatro romano di Taormina che porta 5mila persone, se ci dai la possibilità di metterci dentro mille persone, noi possiamo lavorare con quella capienza. Certo che se ci metti il limite a 400 comincia ad essere problematico e non si pagano nemmeno i costi”.
Sono passati 6 mesi dall'uscita di "Padroni di niente": ancora oggi più di ieri siamo padroni di niente?
“Per quanto è possibile, questa frase si è accentuata, ha preso ancora più significato perché, se prima pensavamo di poterne uscire in un tempo ragionevole, mi pare che qui i tempi per uscire dalla pandemia si allungano e questo ci fa riflettere ancora di più sul fatto che non siamo padroni di niente. Ci siamo creduti padroni del pianeta e della natura, ne abbiamo fatto scempio”.
Auguri per il matrimonio! Abbiamo visto delle immagini bellissime...
“Dopo 15 anni di felice convivenza con Carlo, abbiamo detto ‘ma perché non ci sposiamo?’. Io non sapevo neanche come fare, ti dico la verità... cosa mi metto?? Allora mi sono messa lo smoking bianco con le sneaker, perché io i tacchi non li sopporto. Abbiamo approfittato del Covid proprio per fare una cosa intima e riservata. Con il fatto che più di otto persone non potevano entrare, non abbiamo fatto torto a nessuno e nessuno si è offeso”.
Il prossimo anno saranno 50 dal tuo primo disco, che ricordi hai dei tuoi esordi?
“Se sono 50 o poco più non ricordo... sì, 1972! Io ricordo di aver sempre cantato per cui non c'è un ricordo particolare a parte i palchi che ti segnano di più, come quello di Sanremo. Per il resto io canto dall'età di 5 anni, credo che la prima volta su un palcoscenico sia stata a 6-7 anni per cui ho passato più tempo sui palchi che sulla terra ferma. Sono stati talmente tanti i ricordi, quando ripercorro tutta la mia carriera... quanti dischi, quanti incontri, quanti palchi, quanti duetti, quante persone, quanti grandi artisti ho incontrato! Che grande privilegio che ho avuto a cantare canzoni di grandi artisti e a cantare con grandi artisti!”.
Uscirà qualche altro singolo? Ci sono in vista altre collaborazioni dopo quella con Ultimo?
“Ci sarà un altro singolo che uscirà fra non molto. Sono stata sempre attenta a quello che mi circonda, nella vita in generale, e credo che avendo un'attitudine molto curiosa sono sempre curiosa di capire anche quello che non capisco. La Trap non la capisco, devo dire la verità, però ci provo, non la escludo a priori, non fa parte di me ma sono sempre molto attenta. Se la gente ama una cosa bisogna capirne i motivi, poi ci sono cose che non fanno parte della mia generazione, però sono curiosa, voglio capire e ascolto. Certe cose mi piacciono di più, certe per niente, però mi sforzo di capire. Con Ultimo è un'altra cosa perché secondo me è il giusto erede della canzone d'autore. E' un ragazzo che scrive canzoni nel senso tradizionale della parola e, quando vedi il successo che ha, capisci che la forma canzone non è morta”.
E hai cantato anche con Achille Lauro, che è più lontano da te…
“Continua ad essere lontano dal mio mondo, ma è stata una cosa divertente. Ne sentivo parlare, non lo conoscevo e avevo la curiosità di capire che mondo c'è dietro un personaggio come lui. Sono andata a curiosare nel suo modo di esprimersi ed è uscito quel duetto all'Arena di Verona che è stata una cosa bella e divertente”.
Sei così curiosa che hai inventato anche la canzone sospesa...
"E' il secondo disco in cui ospito un giovane autore o un giovane cantante, che può approfittare del mio pubblico per farsi conoscere. Mi sembra una cosa molto generosa. E poi la canzone di Olivia XX è bellissima e credo che la proporrò anche io durante i miei live”.
Anche Andrea Laffranchi del Corriere della Sera ha raggiunto Mauro e Manola negli studi di Radio Italia per salutare Fiorella Mannoia e farle una domanda.
Tanto del nuovo fermento musicale arriva proprio da Roma, la tua città. In passato le città hanno funzionato nella musica quando hanno avuto dei problemi, è ancora così?
“Io penso che le cose migliori si siano scritte in momenti di difficoltà. Le delusioni d'amore, le delusioni della politica, quando si ha una rabbia da esternare, una rimostranza da far conoscere... credo che il benessere frutti di meno artisticamente. Il rap non sarebbe mai esistito se non ci fossero state le periferie americane, non sarebbero mai esistite quelle canzoni di protesta e di rabbia, quelle manifestazioni di disagio. Credo che quando una città esprime una sofferenza culturale soprattutto, allora vengono fuori le cose più belle”.
L'artista che arriva ad avere un benessere economico si adagia un pochetto?
“Secondo me dipende da quanto hai. Se cominci ad avere tanto benessere da mantenere, tante case da mantenere, quando hai bisogno di lavorare perché devi mantenere un tenore di vita alto, la tua creatività non è più dettata da un'esigenza, ma da un'esigenza economica. Lì secondo me muore la creatività. Non bisogna mai arrivare al punto di dover lavorare perché devi mantenere un tenore di vita. E' meglio stare un passo indietro piuttosto che un passo avanti, altrimenti si uccide la creatività e l'impellenza di scrivere qualcosa. Invece bisogna darsi la libertà di uscire quando si ha qualcosa da dire”.
Sulla copertina del tuo ultimo disco ti sei messa nei panni di un quadro simbolo del Romanticismo. Ci sono altre opere in cui ti ritrovi?
“Quella è stata un'illuminazione: vedendo questo quadro, con Carlo abbiamo capito che sembravo io e quindi c'è venuta l'idea. Il viandante guarda in avanti e vede nebbia, nel mio disco invece vede una civiltà, in parte prospera e in parte di baracche, simbolo della nostra società divisa in troppa ricchezza e troppa povertà. In generale mi piacciono anche gli impressionisti, mi piace andare in giro a vedere le opere più classiche e quelle più moderne. A forza di curiosare, le idee ti vengono”.