“Sono ostinato, ho un continuo bisogno di battaglie da vivere, di mete da raggiungere, sono altalenante nei sentimenti, brucio tutto troppo in fretta ed è difficile che in questa condizione la pace ti appartenga. Ultimamente però l’ho trovata nei piccoli momenti di spensieratezza quotidiana, una giornata al parco con mia figlia, un bicchiere di vino con un amico, una pizza con mio padre“, così si è raccontato Fabrizio, che si è da poco trasferito in un paesino vicino a Viterbo, dove ha iniziato a fare quello che prima gli causava paura, scendere in strada a contatto con la gente. “Ho sempre avuto difficoltà a relazionarmi con la gente, mentre ora ad esempio vado al supermercato e in tintoria e proprio fare amicizia con la signora della tintoria mi ha dato pace”. E proprio il supermercato compare nel brano d’apertura “Pace”: “Faccio la spesa dentro un centro commerciale, mentre osservo la bellezza mi ripeto dovrei approfondire quello che non ho”, che fa da cornice al grido: “Cerco solo il modo di trovare la pace che non ho”.
Il disco contiene anche la ballata sanremese dedicata alla figlia Anita “Portami via”, definita dall’artista “la canzone che mi ha messo più in difficoltà”: “Non ero convinto di avere la forza di interpretare un brano che sento così tanto, questa richiesta di aiuto a una bambina, che può essere però anche nei confronti della donna che amo”, ha svelato Moro: “Quando ho messo piede sul palco dell’Ariston mi si è generato un groppone in gola e mi sono reso conto di aver cantato male, più con lo stomaco che con la tecnica che non ho”.
“Pace” è un disco composto da undici tracce. Oltre alla titletrack e a “Portami via”, troviamo il fiume di parole di “Tutto quello che vorrei”, “Giocattoli”, che diventano il simbolo dell’innocenza e della felicità (“Jeeg Robot d'acciaio sconfiggi la disonestà e ridammi indietro tutta la felicità”), “Semplice”, un brano a tinte rap in cui Moro parla con se stesso, “La Felicità”, “L’essenza”, “Sono anni che ti aspetto”, singolo pubblicato nel 2016, “Andiamo” in cui “Ogni ferita serve a ricordarci solamente che viviamo”, “È più forte l’amore” in duetto con Bianca Guaccero e “Intanto”, un brano riflessivo che raccoglie emozioni e sensazioni di un intero lavoro. “Pace” è un disco onesto, è un percorso che inizia dalle ombre, dalle inquietudini e dalle paure per poi lasciare spazio a luci, speranze e a qualcosa di nuovo: “Non è un caso che siamo partiti in minore e abbiamo concluso in maggiore”, ha commentato Fabrizio che all’interno di questo percorso ha spaziato tra vari generi musicali con forti contaminazioni elettroniche. “È il primo disco in cui parlo di me perché a livello personale sono cambiate molte cose nella mia vita ma non ho finito di rompere i coglioni, è solo che a un certo punto bisogna canalizzare la rabbia”.
Inizialmente “Pace” doveva contenere dieci tracce ma poi, quando era quasi finito, si è arricchito con un duetto. “È insolito perché a me di solito i duetti non piacciono, avevo duettato solo con Gaetano Curreri per i vent'anni degli Stadio”, ha spiegato Fabrizio che ha poi raccontato l'incontro con la Guaccero: “Bianca mi ha chiamato qualche tempo fa, mi ha chiesto di scriverle una canzone. Io pensavo che fosse un'attrice, non sapevo cantasse. Quando mi ha rimandato la base con la sua voce sono rimasto colpito, credo sia una delle interpreti più brave. A quel punto le ho chiesto di fare un duetto e di inserirlo nell'album”.
Fabrizio ha anche parlato della sua esperienza al talent show Amici di Maria De Filippi, un percorso che ha affrontato con coerenza, senza snaturarsi e togliendo limiti che si era autoimposto: “Confrontarmi con ragazzi giovani e mettere a disposizione la mia esperienza è terapeutico, come scrivere canzoni, per la prima volta mi sto godendo quello che ho. Io non ho mai fatto lezione sul canto o su come si scrive, perché non è una cosa che si insegna, ho cercato di far capire loro che non si esaurisce tutto lì, che a un certo punto la popolarità finisce ma da lì parte tutto. Quest’anno ci sono tanti cantautori ad Amici, nei loro occhi però c’è meno convinzione rispetto a quelli della mia età. Magari di fronte a una critica si spengono, davanti alle critiche io mi impegno ancora di più; non vedo quel lampo lì, quella fame che si vede ad esempio in Rocky, che è il mio film preferito”.
A proposito di film, Moro non è escluso di dedicarsi anche al cinema e ha svelato che tra i suoi prossimi progetti c'è un libro, che probabilmente uscirà l'anno prossimo, e il desiderio di scrivere un racconto sulla storia di un pugile di San Basilio.
Intanto, Fabrizio Moro ha raddoppiato la data live di Roma e porterà "Pace" in anteprima live il 20 aprile al Fabrique di Milano, il 26 e il 27 maggio al Palalottomatica di Roma.
Chiara Cipolla per Radio Italia