News09 apr 2019

Fabrizio Moro, Figli di nessuno: “Dalle cover di Ligabue e Tozzi a oggi”

L'album, il tour, le parole su Ultimo, Achille Lauro, Mannoia, Carboni...

Figli di nessuno è il nuovo album di 11 canzoni inedite di Fabrizio Moro, lanciato dal singolo Ho bisogno di credere. Il 44enne, single dopo la rottura con la compagna Giada, si racconta ai giornalisti a Milano: il disco dopo Sanremo, i figli, Ultimo, il tour e il cinema ma anche le cover di Ligabue e Tozzi, le parole su Achille Lauro, Fiorella Mannoia e Luca Carboni...
NUOVO ALBUM. Il disco, in uscita il 12 aprile, è il decimo in studio: arriva dopo una raccolta e dopo il Festival di Sanremo 2018 vinto con Non mi avete fatto niente in coppia con Ermal Meta. Perché il titolo Figli di nessuno? “Mi sento assolutamente così, con questa definizione intendo tutti gli uomini e i ragazzi del mio quartiere: ho questa foto davanti che mi porto nel cuore; nonostante il contesto difficile vanno avanti, lottano sempre e non hanno mai ricevuto una mano tesa, come Rocky Balboa: non importa che sia diventato campione del mondo, resta sempre un lottatore. Anche il mio pubblico è così, perché mi ascolta”.
Il cantautore romano è cresciuto nella zona di San Basilio: “Quel mondo mi ha regalato tante canzoni: se non fossi nato e cresciuto in quel contesto, non avrei scritto tante cose perché non le avrei vissute. Mi ha dato la forza che ho sulle spalle: oggi di fronte a una difficoltà non mi abbatto. Quel mondo però è stato anche un impedimento perché la rabbia del marciapiedi e la borgata te li porti dietro tutta la vita: urlare troppo non va bene se comunichi attraverso la musica, perché così ti capiscono solo gli arrabbiati e invece devono capirti tutti, l'ho compreso col tempo. Di certo la stanchezza dei giorni in cui ho scritto l'album ha influito, ero nervoso e teso”.
HO BISOGNO DI CREDERE. Il cantante ha scritto la sceneggiatura del video del primo singolo, girato a Berlino. “Il limite che rende umani, di cui parlo nel testo, è stato spesso un inciampo”, spiega Fabrizio Moro, “Nel mio percorso ho fatto caso spesso al fatto che, se non avessi reagito in modo così polemico e arrabbiato, la mia carriera sarebbe andata diversamente e sarebbe sbocciata prima: è andata così un po' per colpa del sistema, un po' per colpa mia. Credo molto in Dio, prego spesso e gli ho chiesto aiuto spesso: questo mi ha dato una forza interiore non indifferente, soprattutto nel mio percorso artistico. È molto importante credere in se stessi ma è ancora più importante credere nella collettività, come accadeva con i miei amici nel quartiere, ma questo è un concetto che non c'è più: oggi sono tutti dietro al telefono. In Italia così non si può fare una rivoluzione”.
CANZONI. “Il momento della scrittura è bellissimo, entro in confidenza con me stesso, è un'auto-analisi”, svela l'artista, “Non mi piace mettere in pratica la consapevolezza che potrei cambiare la vita delle persone o che mi sto mettendo troppo nudo, non ci penso, scrivere è un momento di transizione”. In Non mi sta bene niente canta che agli inizi suonava il punk: “Questo album potrebbe avere un'attitudine un po' punk, perchè è un genere musicale istintivo e diretto come me. All'oratorio facevamo le cover dei Ramones, di Luciano Ligabue e di Umberto Tozzi, da Marlon Brando è sempre lui a Ti amo: erano i brani di allora, suonabili con pochi semplice accordi. Ancora oggi ascolto solo musica metal e punk”.
In Me' nnamoravo de te, in cui canta per la prima volta in dialetto romanesco, parla dell'Italia richiamando almeno in parte i temi di Pensa: “Quando non sono occupato con la musica e non sto con i figli, guardo film in continuazione, non mi piace uscire né frequentare gente e locali, la musica e la cinema sono la mia passione. Questo brano mi è stato ispirato dal film 'La mafia uccide solo d'estate' di Pif, che raccontava eventi drammatici attraverso una storia d'amore. Così ho ripercorso gli avvenimenti che mi hanno colpito durante l'adolescenza: fino agli anni 90 ero innamorato della stessa persona che avevo conosciuto a 5 anni”.
A proposito di amore, uno dei brani più dolci è Quando ti stringo forte: “L'amore ha il potere di salvarti da ogni cosa, nella mia vita è sempre stato così. Intendo l'amore in generale, a partire da quello per i miei figli che mi ha salvato dalle difficoltà della mia adolescenza: sono sempre stato ipocondriaco, grazie a loro questo problema si è affievolita molto”. Qual è la canzone a cui è più legato? “Filo d'erba è il brano più ispirato perché parla di mio figlio, mi somiglia tanto, non solo esteticamente ma anche caratterialmente. Io ero un bimbo molto chiuso, introverso e pauroso. Vedere nei suoi occhi il riflesso degli errori e del fallimento mio e di sua mamma (l'ex compagna Giada, ndr) mi ha ispirato questa canzone, che non ha ancora ascoltato: sarà una cosa molto difficile da affrontare”.
TOUR. Come immagina i 4 concerti di ottobre nei palasport di Acireale, Roma e Milano, dopo l'instore tour? “In ogni produzione c'è questo pensiero: ogni volta in cui cerchiamo un suono, lo facciamo già pensando al live. I brani rimarranno così, integri. Tutto quello che faccio, dai dischi alle interviste fino a radio e tv, lo faccio per fare i concerti: il palco non mi annoierà mai, mi protegge, lì mi sento realmente io, tutto il resto è lavoro. Dopo ottobre ci sarà un tour che toccherà varie città italiane: prima di allora mi fermerò qualche mese perché sono 11 anni che non lo faccio, è la prima estate in cui non suono. Nei palazzetti saranno 2 ore e mezza di spettacolo, quasi 3, abbiamo già fatto la scaletta, il mio idolo è Bruce Springsteen: a San Siro dopo 3 ore gli hanno staccato la luce... Il palco è la mia vita, la salvezza, la fine della guerra mentre la strada di tutti i giorni è la trincea”.
Mi sento un ragazzo, un giovane: sono sempre curioso, è l'emozione che provo ogni giorno” afferma Fabrizio Moro, 44 anni d'età oggi, “Ho voglia di sperimentare, scoprire cose nuove e suonare per sempre più persone. Sono a metà del mio percorso: c'è tutto il secondo tempo da giocare ancora e sarà bellissimo, perché la vita è una cosa meravigliosa, ringrazio Dio di avermi fatto camminare e di avermi dato il lavoro che amo; anche quando facevo il facchino in albergo o pulivo i cessi, ero felice ugualmente”.

Fabrizio Moro - Pensa (Radio Italia Live 10^ Stagione)

INFLUENZE. L'artista ha anche parlato del mestiere dell'autore per altri e di musica in generale: “Le canzoni che ho regalato a colleghi le avevo scritte per me. Erano finite in un cassetto perché rimaste fuori dai miei album: non rispecchiavano il momento e sono andate a Noemi, Gaetano Curreri (Stadio)... L'unica volta in cui ho scritto appositamente è stata per Fiorella Mannoia: era un sogno che si realizzava, perché è la mia interprete ideale e sono un suo fan. In realtà non so se sono davvero capace di scrivere per altri. Se ci fosse un brano che rappresenta il mio mondo interiore, lo canterei. Oltre a Ultimo, mi piace Achille Lauro, ha istinto, è punk anche lui, ha cose da dire, conosco i suoi ultimi 2 singoli. Amo Luca Carboni, che è stato una delle mie fonti d'ispirazione, e il primo Vasco Rossi”.
ULTIMO. Il giovane artista, a sua volta cresciuto a San Basilio, si esibirà allo stadio Olimpico di Roma a luglio. Fabrizio Moro ci sarà? “Io e Ultimo non siamo professionali in questo, proprio perché c'è una grande confidenza. Praticamente mi sono auto-invitato: lui mi chiamerà uno o due giorni prima per dirmelo, nel dubbio mi tengo libero. È difficile perché dobbiamo riuscire a incastrarci con le uscite dei nostri album. Male che vada mi compro il biglietto... Non posso perdermi il mio ragazzo lì, è una soddisfazione anche per me!”.