Intervista01 apr 2022

Fabri Fibra: “Che bello fare Rap italiano e non Rap americano in italiano!”

Il rapper ha presentato il suo album “Caos” a Radio Italia solomusicaitaliana

Fabri Fibra è stato ospite di Radio Italia solomusicaitaliana per presentare in diretta il suo nuovo albumCaos” insieme a Mauro Marino e Manola Moslehi nel Reward Music Place.
Ci hai fatto aspettare un po’ di tempo per questo disco nuovo!
E’ il decimo, quindi è dieci volte più complicato dei precedenti. Che bello fare il Rap italiano e non fare il Rap americano in italiano! Non voglio fare il polemico ma mi prendo quello che mi spetta, perché ho lavorato tanti anni per questo, per renderlo mio e per rendere il suono mio”.

Intervista a Fabri Fibra (01/04/2022)

Partiamo dal tuo ultimo singolo “Propaganda”: come mai hai pensato a Colapesce e Dimartino?
Il nostro stile musicale è molto differente, perché facciamo due generi differenti, ma ti confesso che quando li ho incontrati in studio avevamo tantissimi punti in comune, soprattutto nella nostra vita. La motivazione che hai quando non tutti ti supportano, quando vieni dalla provincia e nessuno ti capisce, quando i tuoi non capiscono che fai questa cosa. Anche per loro è stato così ed è qui che si è infranta la barriera del genere musicale. Io faccio Rap, loro fanno musica molto intelligente e raffinata ma hanno quell’attitudine molto hip hop, hanno la credibilità giusta per affrontare un tema come quello di ‘Propaganda’ ma sono anche giocosi e divertenti. Se avessi chiamato qualcuno che era più nella politica, il pezzo sarebbe diventato pesante, invece così è ironico. E poi due giorni di video... tu non puoi immaginare quanto ho riso! Vestiti da impiegati, abbiamo iniziato a chiamarci ‘Geometra’, ‘Ragioniere’… tutto così!”.
Un’altra cosa che fai benissimo è dire cose importanti creando tormentoni.
Devo ringraziare Davide Petrella che mi è entrato in studio un paio di anni fa e mi ha detto che aveva un ritornello perfetto per me. La cosa strana della musica è che, quando un pezzo funziona, funziona sempre. Non è che devi farlo uscire subito altrimenti non ha più senso, quando un pezzo è adatto a un disco regge il tempo”.
In una settimana l’album è diventato Disco d’Oro. C’è un segreto? Come fai?
Sono tanti anni che faccio questa cosa, ormai sono tra i più grandicelli. Si sommano i lavori, l’esperienza e il significato di disco in disco. Quando scrivo non penso che debba piacere alla gente, ma a me e tante cose che scrivo non mi piacciono e le scarto. Per questo ci metto così tanto. E’ sempre più difficile trovare qualcosa di nuovo, ma quando succede è molto bello. Credo che sia questo il segreto: trovare sempre qualcosa di nuovo e chi ti segue si aspetta questo”.
Caos” contiene 17 tracce e ci hai messo 3 anni a farlo, giusto?
Aspetta… io avevo da contratto un Best of nel 2019 dopo di che ho firmato con Sony Music nel 2020, quindi effettivamente… due anni e mezzo. Però non vorrei farmene una colpa. In realtà è il sistema dello streaming che ti fa pensare di dover essere sempre presente, quindi quando dovrei fare il prossimo disco? Non c’è un tempo. E’ la percezione che brucia tutto velocemente, se tu fai questa cosa per essere fra i dischi più ascoltati in classifica, non sarai mai soddisfatto perché ci sarà sempre chi arriva la settimana dopo e vende più di te. Se invece lo fai perché hai l’esigenza di dire qualcosa, quando il disco esce hai raggiunto il tuo traguardo. L’ansia del successo non ha senso ed è solo imposta dai social, dalle classifiche e da una serie di pressioni che l’artista non dovrebbe avere. Non credo che la musica debba essere una gara a chi arriva prima e vende di più. La maggior parte delle cose che rimangono nel tempo ci rimangono perché dicono qualcosa, non perché hanno ottenuto certificazioni o venduto. Io volevo fare un disco che per i prossimi dieci anni sarò orgoglioso di portare sul palco. Molti mi dicono che il mio disco non suon come la Trap di oggi. Certo! Io porto avanti il mio suono, non quello degli altri!”.
Abbiamo parlato di tormentoni ma c’è anche molta malinconia in questo album...
E’ stato scritto durante la pandemia, mi sono confrontato meno di persona con i produttori e devo ringraziarli, perché mi hanno sopportato mentre gli chiedevo tonnellate di beat e mi mandavano tutto via mail. Io metto molto lo specchio dei tempi nel disco. Non sono stati tempi facili e questo si sente anche nel disco, ci sono diverse anime. E poi, essendo il decimo disco, ho voluto essere me stesso fino in fondo senza preoccuparmi di piacere troppo alla gente e alla fine, se sei libero, piaci anche per quello che sei. All’inizio volevo attaccare e offendere il mainstream perché non mi aveva mai considerato, però con il tempo si era creato un personaggio che era più cattivo rispetto a quello che sono veramente, quindi ho cercato di far avvicinare il personaggio di Fabri Fibra al vero Fabrizio e adesso me la vivo meglio”.
Il caos del disco è più interiore o più esteriore?
E’ un gioco di specchi. Il caos interiore ce l’hai perché c’è caos esteriore. Scrivere per mettere ordine al disordine è qualcosa che ci sarà sempre. Scrivendo cerchi di riordinare i tuoi pensieri”.
Ritroviamo Neffa anche in questo album, perché lo hai riscelto dopo 20 anni?
E’ lui che ha scelto me. Sai che è stata una delle prime persone che mi ha detto che potevo fare Rap quando ero ragazzino? Pensa ai tempi pre-internet… mi telefonò a casa dicendomi che aveva delle strumentali per me e che gli piaceva come rappavo. Io ero sconvolto perché lo ascoltavo già. Da lì in poi siamo rimasti sempre in contatto e lui è uno dei miei punti di riferimento da sempre. Gli ho mandato il vinile autografato e gli ho scritto ‘Sei sempre di ispirazione’. A proposito, c’è qualcuno su internet che dice che gli autografi sui vinili non sono miei. Li ho fatti dal primo all’ultimo, ma ne ho fatti più di 9mila e la mano dopo un po’ si perdeva”.
Parliamo anche del tour?
Trovate tutte le date online, ma si stanno aggiungendo tappe”.
E per quanto riguarda le collaborazioni nel disco?
Diciamo che ho i rapper più forti d’Italia nel disco e i cantanti più forti del panorama italiano, però vorrei che la gente si ascoltasse l’album dall’inizio alla fine e valutasse le canzoni per quello che dicono e non per gli artisti con cui le ho realizzate”.