News25 feb 2021

Sanremo, Ermal Meta: “Canto Dalla il 4 marzo, me l'ha fatto notare Chiara”

Un milione di cose da dirti, Tribù urbana, Stelle cadenti estive e Napoli

Al Festival di Sanremo 2021 Ermal Meta porta la canzone “Un milione di cose da dirti” e la cover di Lucio Dalla “Caruso”, da cantare proprio il 4 marzo come gli ha fatto notare la fidanzata Chiara, ma anche la “Tribù urbana” del nuovo album e l'amore per Napoli: “mediano in campo” come Ligabue e Gattuso, ha pronti un duetto segreto e un'estate di “Stelle cadenti”. Ecco la sua conferenza stampa su Zoom.
SANREMO 2021. “Non mi aspetto di andare lì e rifare di nuovo una scorpacciata di premi”, spiega Ermal, “Sinceramente non mi interessa questo, ci vado con uno spirito diverso: la sola cosa importante è che quel palco è l'unico su cui in questo momento si può fare musica dal vivo e quindi voglio soltanto cantare la mia canzone. Non voglio lanciare un messaggio, ci vado con un proposito musicale, per cantare al meglio la mia canzone e la cover, spero che chi ascolta possa emozionarsi insieme a me, io lo sarò molto. L'emozione attraversa strati di pelle dura, per me si tratta solo di questo”.
Ermal torna sul palco dell'Ariston dopo aver trionfato nel 2018 con il brano “Non mi avete fatto niente”, cantato insieme a Fabrizio Moro e presentato anche all’Eurovision Song Contest a Lisbona; l’anno precedente, era già salito sul podio di Sanremo con “Vietato Morire”, vincendo anche il Premio della Critica Mia Martini e il Premio per la miglior cover per la sua interpretazione di “Amara Terra Mia”. “Ho scritto tante canzoni d'amore, mi piace trattare questo argomento sotto diversi aspetti, scrivo anche altro ma non mi sento un pesce fuor d'acqua a cantare l'amore al Festival. Non avevo voglia di salire sul palco dell'Ariston con un messaggio sulla scia di quelli di 'Non mi avete fatto niente' e 'Vietato morire'” spiega il cantante. Come sarà l'Ariston senza pubblico per via del Covid-19? “Non conosco le emotività dei colleghi in gara, di sicuro cantare davanti al teatro vuoto è un po' strano, soprattutto se sei abituato a cantare per la gente. Al Festival inoltre la platea è sempre stata appassionata, almeno fino a una certa ora, poi si vedono scene di qualcuno che si addormenta. La sfida più tosta sarà quella di Amadeus e Fiorello che dovranno parlare per 3 ore davanti alle sedie vuote: tutta la solidarietà ai conduttori”.
UN MILIONE DI COSE DA DIRTI. Ermal Meta è in gara all'Ariston con una canzone che definisce verticale e che ha due protagonisti, Cuore a sonagli e Occhi a fanale: “Sono due personaggi, non ho voluto confinare la storia all'interno di due nomi, ho voluto rendere il brano un po' fiabesco con queste immagini. Quando due persone si amano, infatti, a un certo punto non si chiamano più per nome. Io ad esempio tendo a essere casinista in casa, pignolo su alcune cose, tendo a criticare Chiara su cose che ho fatto io senza accorgermi e quando mi chiama per nome e cognome mi metto sull'attenti”.
Secondo l'autore, non è un brano che arriva subito: “Ci mette un po', non è a presa rapida. L'ho scritto 3 anni fa, attraversavo un periodo particolare, un momento di grande solitudine: era iniziata da poco la mia carriera solista e la mia vita era piena di piccole e grandi scosse di assestamento. Avevo un blocco emotivo interiore, l'unica cosa che potevo fare era scrivere una canzone per potermene liberare, volevo dire un sacco di cose in quel momento, mi sono messo in gioco parlando con qualcuno che in quel momento non c'era. Così sono riuscito a parlare e a scrivere in maniera aperta, l'ho scritta in 10 minuti, ho vomitato il testo in modo istantaneo. Considero questo pezzo una semi-retta: parte ma non sai dove va a finire. Non è 'e vissero felici e contenti' ma non è nemmeno la fine di una storia, mantiene sempre però qualcosa d'importante”. Dopo il video del singolo “No satisfaction”, che è un vero e proprio cortometraggio d'autore, ci sono altri progetti quasi “cinematografici”? Il cantautore risponde così a una domanda di Radio Italia: “I video fanno da cornice alle canzoni, secondo me, di solito. Ora invece l'estetica dei video è sempre più importante, ho iniziato a curare di più anche quell'aspetto. Anche il video di 'Un milione di cose da dirti' quindi penso che vi piacerà...”.
LA COVER. Ermal Meta canterà Lucio Dalla sul palco dell'Ariston proprio il 4 marzo, tra l'altro nel 50esimo anniversario del capolavoro “4 marzo 1943”, eseguendo però “Caruso” del 1986 con la Napoli Mandolin Orchestra: “Me l'ha fatto notare la mia fidanzata, canto Dalla proprio il 4 marzo. Ho scelto la canzone che tutti mi hanno sconsigliato di fare, sono fatto così, cerco sempre di andare contro quello che può essere un consiglio anche saggio, preferisco misurarmi con i miei limiti, in effetti quel brano è qualcosa di intoccabile e io vorrei toccarlo con i guanti di velluto. Voglio misurarmi con questa canzone, non con Lucio Dalla, perché nessuno può misurarsi con lui. Volevo provarci”.
La rivisitazione di “Caruso” a Sanremo nasce infatti anche dall'amore (e dal tifo) per Napoli: “Ho registrato piano e voce 'Caruso', ho mandato il provino al maestro che mi dirigerà, Diego Calvetti, chiedendogli un arrangiamento con molti mandolini, però di Napoli, perché quel brano rappresenta la napoletanità. Saranno solo 4, dovevano essere di più, ma per il Covid non è possibile. La canzone napoletana non mi ha formato, però sento un legame molto forte con Napoli, non c'è una ragione chiara di questa cosa: la prima volta che ci sono andato mi sono sentito a casa, pur essendo albanese e non c'entrando niente con quella città. Napoli rappresenta l'Italia intera, chi non capisce questa città non può capire il Paese, anche dal punto di vista musicale”. Cosa pensa in generale della serata delle cover? “Mi piace, ci sono canzoni conosciute anche dai sassi, in cui ti misuri con qualcosa che la gente conosce già: ci si concentra sulla canzone e sull'esibizione dei cantanti in gara. In alternativa, in una serata con l'ospite alla Baglioni, avrei voluto Federico Zampaglione & i Tiromancino e Samuele Bersani: non so se avrebbero accettato”.
TRIBU' URBANA. Perché il nuovo album, in uscita il 12 marzo con 11 inediti e già in preorder, si chiama così? “Quando ho finito di ascoltare tutte le canzoni, mi è venuto in mente il titolo: da sempre gli esseri umani tendono a stare insieme. Le nostre città sono diventate sempre più diversificate, c'è sempre una dualità. La 'tribù urbana' non esiste fisicamente, come la musica, eppure c'è. Il disco ha un'anima rockeggiante, i suoni sono tutti molto dosati. In 20 anni di musica ho attraversato il rock e l'hard rock, con i capelli lunghi ondeggianti sul palco, le mie radici affondano anche lì”. Ecco la tracklist: “Uno”, “Stelle cadenti”, “Un milione di cose da dirti”, “Il destino universale”, “Nina e Sara”, “No Satisfaction”, “Non bastano le mani”, “Un altro sole”, “Gli invisibili”, “Vita da fenomeni”, “Un po’ di pace”.
Come mai nel disco non ci sono duetti? “In realtà ne ho fatto uno ma non è nell'album, è una cosa che vedremo più avanti. Volevo fare qualcosa di controcorrente in un momento in cui i featuring strabordano. Questo è un disco strano, ci ho lavorato con la voglia di correre libero quando la libertà mancava: non ho pensato a collaborazioni per l'album, ho fatto qualcosa con un collega, un grande amico, per puro gusto artistico, senza altre logiche, ultimamente vedo troppi feat anche scollegati l'uno dall'altro. L'idea con l'artista amico è nata in maniera spontanea e naturale in cameretta, non posso dire niente, ne parleremo più avanti”.
LE CANZONI. Ermal Meta ha presentato cosi alcuni brani del nuovo album “Tribù urbana”.
- Stelle cadenti. “La tentazione di portare a Sanremo questo pezzo l'ho avuta
ma poi da più parti ho ricevuto l'input di presentarmi con 'Un milione di cose da dirti', perché non sono ancora mai andato al Festival con una ballata e un bpm lento. 'Stelle cadenti' troverà sicuramente il suo spazio nel percorso di questo disco: è una fotografia fatta da un ubriaco, molto artistica ma anche poco nitida, diventa più estiva. È una canzone molto bella, mi piace molto. Canto 'Non siamo mica stelle cadenti', non ci spegniamo subito. Le stelle da migliaia di anni rappresentano qualcosa di importante per gli esseri umani, sono occhi dell'universo su di noi”
- Il destino universale. “È un insieme di polaroid di vite di diverse persone, parla di quello che avviene ogni giorno, è l'unica canzone in cui parlo di me stesso. Nessuno lascia la propria casa volentieri: nello stesso momento avvengono tante cose, c'è un destino circolare che ritorna, prima tocca a me poi a te... Torniamo al diverso che non si conosce e che fa paura. Casa nostra, casa loro, terra nostra, terra loro, mare nostro, mare loro. Per me non è così: il movimento è importante, è come il sangue che deve circolare. Io ne sono la testimonianza: ho lasciato la mia terra a 13 anni, non sapevo cosa mi aspettava, sapevo solo che per avere un bene più importante dovevo andare via. L'ho messo nella canzone”
- Nina e Sara. “Riusciamo a mandare tecnologie su Marte ma sulla libertà individuale siamo ancora nel Medioevo. 'Nina e Sara' parla di questo: l'ho ambientata nell'estate '87 nel Sud Italia. Nasce da una storia personale: a 16 anni avevo una ragazza, la mia seconda fidanzatina, era una persona strana, un'anima in pena. Non capivo cosa avesse, non era in grado di spiegarlo: ci siamo lasciati, dopo 2-3 anni l'ho trovata felice e fidanzata con una ragazza. In realtà era il '97. Non era in grado di ammettere a se stessa che le piacevano le ragazze: aveva una rabbia che cavalcava in un modo forte. Si faceva del male da sola dal punto di vista emotivo, La società non le aveva dato gli strumenti per capire che quello che provava non era sbagliato. Oggi c'è una strada ancora lunga da percorrere. Quando l'ho rivista, ho pensato a quanto avesse sofferto in quegli anni, da 16enne: penso fosse una sofferenza terribile e quando non viene accettata è ancora peggio. 'Nina e Sara' ha un finale aperto, c'è un cambio di tonalità, si sale di un tono, ho preso in prestito il finale concettuale di 'Anna e Marco' di Lucio Dalla: 'le hanno viste insieme, andare via insieme...'. In realtà hanno 16 anni e quindi non si sa dove possano essere andate”
- Gli Invisibili. “In un viaggio negli Usa due anni fa ho fotografato soprattutto degli homeless, uno di loro mi ha raccontato la sua vita: quel giorno era il suo compleanno. Ho pensato che aveva una bella storia che nessuno avrebbe raccontato. Così ho immaginato un esercito di invisibili, perché tutti lo siamo stati, che poi diventano supereroi. Mi è successo per tanti anni di sentirmi invisibile: quando ho iniziato a fare l'autore e a scrivere canzoni per gli altri, mi faceva strano vedere tante interviste di miei colleghi che raccontavano la nascita di un brano, che in realtà avevo scritto io e loro non ne sapevano assolutamente nulla. Questa cosa mi faceva soffrire e mi faceva sentire invisibile, a un certo punto ho detto basta: voglio cantare le mie canzoni e metterci la faccia. Gli invisibili e il pianeta si salvano con atti di pura gentilezza da parte delle persone”
- Vita da fenomeni. “Non lo sono più, purtroppo, mi viene il fiatone sulle scale, mi chiedo che fine ha fatto quell'ala destra che lasciava gli avversari sul posto quando giocavo a calcio. Non mi sto tenendo in forma, sono stato preso con il disco e tante cose, questa è la giustificazione che do a me stesso, tornerò volentieri in campo con la Nazionale Cantanti quando ci saranno partite. Faccio corsa, pilates ed esercizi a corpo libero, di solito. Io mi sento un po' mediano, per rubare un concetto a un mio collega. Io tifo Napoli: Messi si nasce e Gattuso si diventa, si dice. Ma Gattuso ha sollevato la coppa del mondo, Messi no: quindi la volontà batte il talento”
CONCERTI. “Ho una voglia immensa di portare il disco dal vivo”, spiega Ermal Meta, “Di solito scrivo immaginando di stare sul palco. Stavolta invece mi sono messo in platea fingendo di essere uno del pubblico, non l'artista. Gran parte delle persone che vanno ai concerti in Italia lo fanno anche per cantare. Ho scritto quindi dei brani che possano essere cantati a squarciagola. Il suono dipende anche dagli strumenti che sto usando nel momento in cui compongo, magari da un sintetizzatore nuovo o una chitarra che prima non avevo”. Il suono del disco infatti sembra già pensato per i concerti: nel brano “Uno”, Ermal chiama quasi “il grido di uno stadio”. Aveva annunciato un grande tour con anticipo, poi è arrivato il Covid: il virus quanto gli ha messo i bastoni tra le ruote? A un'altra nostra domanda risponde così: “Il Covid ha messo i bastoni tra le ruote a tutti, ha cambiato il volto del nostro mondo, dopo ne usciremo cambiati, ma dall'altra parte ho avuto tempo per concentrarmi sulla scrittura e sulla voglia di tornare in un determinato modo”.

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