Dopo aver attraversato il mare, mise i piedi su una terra straniera: “Italia la chiamavano, si chiama ancora così. Non ne sapevo nulla, ma lentamente ho iniziato a guardarla e poi a vederla. Poi mi sono lasciato guardare a mia volta”, ha raccontato l'artista, nato il 20 aprile 1981 in Albania.
Ermal ha scritto che non fu amore a prima vista, “ma qualcosa da costruire con fatica, pazienza, lotta e infine pace”: “Adesso siamo totalmente in simbiosi anche se ogni tanto mi fa perdere le staffe. Succede quando vedo alcuni che non hanno dovuto fare fatica per farsi amare da lei, trattarla come se ci fosse un posto più bello o migliore in cui vivere, quando l’arroganza viene chiamata forza, quando ci dimentichiamo che non saremo qui per sempre mentre lei sì”.
Il cantautore ha anche ricordato il suo Paese natìo, l'Albania: “Quella terra era una madre troppo povera e troppo disperata per occuparsi di tutti i suoi figli, così alcuni di loro li mandò da sua sorella, di fronte. Sotto il mare le loro mani sono avvinghiate dalla notte dei tempi come quelle di giganti sdraiati e noi piccoli uomini crediamo di appartenere a mondi diversi solo perché non vediamo con gli occhi questo legame. Non ci accorgiamo che parliamo la stessa lingua quando amiamo, quando gioiamo, anche quando ci incazziamo, quando ridiamo, quando ci abbracciamo, e che parliamo lingue diverse solo quando parliamo”.
Ermal Meta ha ricordato che quel 16 giugno 1994 lui era 13enne e tremava, perché aveva la sensazione di andare lontanissimo.
L'artista ha concluso così il post: “Se potessi incontrare quel bambino per pochi secondi gli direi: 'Ehi, non ti preoccupare, stai solo andando a casa di tua zia che ti tratterà come un figlio'”.