Prima di tutto salutiamo i “Lupi”, che sono la tua fan-base, una fan-base bella e intelligente. Ognuno ha quello che si merita? “Sono dei rompiscatole nel senso positivo del termine: sono molto curiosi e fanno molte domande. Si sono messi insieme da un'intervista a Sanremo con te a Radio Italia, quando mi hai detto 'in bocca al lupo' e io ti ho risposto 'che il lupo corra'”
Sempre più gente dice che stai diventando il suo cantante preferito. “Sono molto felice, fa una bella impressione. Sento un'energia molto bella intorno e me ne accorgo soprattutto ai concerti perché c'è sempre più gente che canta insieme a me. Sono sotto di me fisicamente, perché il palco è più alto, ma in realtà stanno con i piedi sul mio cuore”.
Arrivi dal concerto a Genova di ieri sera. “Era pieno, c'era un sacco di gente e tutti cantavano. A me piace molto quando il pubblico canta con me. E' per questo che mi piace suonare nei club, perché si canta insieme. I club sono democratici: sudo io ma sudi anche tu, canto io ma canti anche tu”
L'unica differenze è che il pubblico può bere liberamente, tu no. “Dipende! Se faccio un set acustico e sono seduto, un sorso di vino lo faccio: se sono in piedi, visto che reggo poco l'alcol, è meglio di no. Non so se fa bene alla voce, ma sicuramente fa bene allo spirito”
Da casa ci chiedono se la canzone “A parte te” è frutto di un'esperienza personale. “Diciamo che è frutto di un esperienza schivata all'ultimo e non dico altro. Le canzoni però riguardano sempre qualcosa di personale: anche quando canti l'esperienza di un altro, la stai vivendo tu, te ne fai carico ed è attraverso il tuo battito che prende forma, attraverso i tuoi pensieri. Diversamente sarebbe una fiction molto brutta e poco reale. Io, personalmente, cerco di non interpretare i pensieri degli altri, ma di interiorizzarli e dargli forma dentro di me anche a costo di aspettare un po' di tempo prima di scriverli e cantarli”.
E' passato un anno da Sanremo. Ti aspetti di tornarci? “Spero di sì, anche se non mi aspetto nulla. E' stato un anno incredibile e aspettarselo sarebbe come fare una preghiera inutile”.
Il terzo posto allo scorso Sanremo è stato l'inizio di un percorso importante. “Tutto quello che si fa in musica è una maratona. Il viaggio è lungo, quindi non conta fare i primi 100 metri, ma avere fiato per arrivare in fondo. E poi io non vivo la musica come una gara”.
Il 26 novembre ritirerai uno dei quattro premi dedicati a Pierangelo Bertoli. “Sì, per come ho descritto l'amore. E' una cosa che mi colpisce molto e che mi rende onorato. Descrivere l'amore non è facile, perché è una cosa molto vasta e ti devi concentrare solo su piccoli particolari. Anche una coperta messa sulle spalle può essere amore”.
Tu sei molto richiesto come autore, ma le canzoni scritte e cantate da te hanno un valore aggiunto. “Forse è l'intenzione che è diversa. Io non canto sempre, cerco di cantare le canzoni che scrivo in solo in momenti particolari, quando sento che è il momento giusto per cantare. Per esempio, durante le registrazione di “Umano”, qualcuno mi ha fatto notare che avevo una voce strana. Io sapevo che non avrei potuto registrare quella canzone di giorno, ma dovevo cantarla di notte, quindi ho aspettato un momento in cui non dormivo da quasi quaranta ore. Alla fine l'ho incisa alle 6 di mattina, quando ero distrutto ed è uscita esattamente come la volevo”.
Nei prossimi giorni sarai protagonista di molti appuntamenti. “Il 22 novembre aprirò il concerto di Elisa a Bologna, il 28 e il 29 quelli di Padova. Il 25 invece sarò in concerto a Torino, il 30 a Roma, l'1 dicembre a Milano, il 2 a Parma e il 6 a Bologna”.