Il cantautori presenta i suoi grandi successi, da Generale a Rimmel in un contesto sinfonico: c'è spazio anche per un omaggio a Lucio Dalla, che ottiene una standing ovation.
Sul palco la Gaga Symphony Orchestra, lo Gnu Quartet, la sua band composta da Guido Guglielminetti al basso, Carlo Gaudiello al pianoforte, Paolo Giovenchi alle chitarre, Alessandro Valle alla pedal steel guitar e al mandolino e Simone Talone alle percussioni, e le coriste Vanda Rapisardi e Francesca La Colla.
L'apertura è affidata a Tricarico, ospite di tutto il tour, che torna sul palco per duettare con il Principe in A Milano non c'è il mare.
Ecco alcuni momenti del concerto del 23 settembre.
INIZIO. L'apertura è affidata all'intro strumentale dell'orchestra con Oh Venezia che sei la più bella. De Gregori, maglietta a mezze maniche e cappellino con visiera, fa il suo ingresso sulle note di Generale, tra gli applausi del pubblico.
È poi il turno de Il cuoco di Salò, La storia e Pablo: “Hanno ammazzato Pablo, Pablo è vivo”.
SPIEGAZIONI. “Non c'è modo migliore per rovinare una canzone che farsela spiegare”, è la premessa di De Gregori, che però in due occasioni fa un'eccezione.
La prima è per Guarda che non sono io, brano del 2012 contenuto nell'album Sulla strada: “Non è un atto di disamore verso il pubblico, questa canzone parla dell'identità di ognuno di noi, che non è mai rivelata fino in fondo. Si parla del doppio”. Durante la canzone, De Gregori si toglie il cappello e si inchina al suo pubblico.
La seconda spiegazione arriva con Un guanto: “La storia l'ho rubata a un artista di molto tempo fa, Max Klinger, che ha rappresentato in dieci incisioni la storia di un guanto perduto da una bella signora e trovato da un signore . Il guanto diventa archetipo del mistero e dell'amore”, dice il cantautore romani. Il pubblico accompagna il ritornello a ritmo, battendo le mani a tempo.
ATLETICITÀ. Durante Guarda che non sono io, l'artista inciampa, ma resta in piedi. Non si scompone e continua a cantare.
“Dopo aver dato prova di un'atleticità che mi ha evitato di fracassarmi sul palco, vi canto una canzone che parla di un giovane atleta”, scherza Francesco introducendo La leva calcistica della classe '68: “Ma Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore. Non è mica da questi particolari. Che si giudica un giocatore”.
LUCIO DALLA. Dopo Bufalo Bill, De Gregori intona Santa Lucia, accolta dagli applausi. Sul finale, l'Orchestra accenna qualche nota di Come è profondo il mare, in omaggio all'amico Lucio Dalla. Il pubblico degli Arcimboldi è in piedi. Per Lucio. Per la canzone. Per Francesco. Santa Lucia era una delle canzoni di De Gregori che Dalla voleva cantare di più durante i loro tour insieme.
ROMANTICISMO. In scaletta grandi classici che hanno fatto innamorare ed emozionare generazione, come Sempre e per sempre, Alice e La donna cannone. Su quest'ultimo brano alcuni musicisti accendono le torce dei telefonini, invitando il pubblico a fare lo stesso. Le luci bianche accompagnano la poesia del brano. Sono brividi.
“Per sciogliere un po' questa atmosfera troppo romantica, facciamo l'unico pezzo heavy metal della serata”, scherza De Gregori introducendo Vai in Africa, Celestino. Ovviamente, non ha nulla di metal, ma il pubblico apprezza e batte le mani a tempo.
BIS. Dopo Titanic, Francesco torna sul palco per i bis. Il primo brano è una cover di Elvis Presley Can't help falling in love. De Gregori è accompagnato dalle due coriste.
Poi torna sul palco Tricarico per il duetto in A Milano non c'è il mare, ultimo singolo del cantautore milanese, uscito venerdì 20 settembre.
Un'altra dose di romanticismo arriva con Buonanotte fiorellino. Per salutare il suo pubblico De Gregori sceglie l'eterno Rimmel, successo del 1975. Gli Arcimboldi sono in piedi. E stasera si replica.